Si è chiusa la consultazione pubblica della bozza del nuovo Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Rimangono distanti le posizioni tra agricoltura bio e convenzionale.
Il mondo bio chiede lo stop dei sussidi pubblici a chi utilizza principi attivi di sintesi
Le undici maggiori associazioni nazionali ambientaliste e dell’agricoltura biologica, Accademia Kronos, AIAB, Associazione Italiana Agricoltura Biodinamica, FederBio, FIRAB, Greenpeace, Legambiente, Lipu-Birdlife, ISDE, ProNatura, WWF Italia, hanno rivolto un appello ai tre ministri competenti, Teresa Bellanova, Sergio Costa e Roberto Speranza, per un cambiamento delle regole di utilizzo dei pesticidi in grado di assicurare un “Green New Deal” anche per l’agricoltura italiana.
Tra le richieste, priorità all’agricoltura biologica, eliminazione dei sussidi pubblici a chi utilizza principi attivi di sintesi, divieto totale del glifosate in Italia entro il 2022, distanze minime di sicurezza dalle abitazioni per ridurre i rischi per i residenti nelle aree rurali.
Compag, crociata sbagliata: i fitosanitari sono i prodotti più controllati
Di tutt’altra opinione Compag. La Federazione nazionale delle rivendite agrarie ha criticato l’idea di irdurre l’impiego dei fitosanitari che comporterebbe una contrazione della produttività.Con il conseguente fallimento di numerose aziende agricole nazionali e l’aumento di prodotti importati da Paesi con sistemi legislativi e di controllo meno stringenti.
I fitosanitari – ha fatto notare – sono i prodotti maggiormente testati. Nessun altro prodotto in circolazione è soggetto a sistemi così restrittivi di controllo. Mentre le analisi che si fanno sul biologico sono indirizzati a individuare la presenza di fitosanitari chimici (solo quelli non ammessi in agricoltura biologica), ma non di altri prodotti!
“Rincresce – sottolinea Fabio Manara, presidente Compag – che la giornata di presentazione del Pan sia stata monopolizzata allo scopo di non parlare delle sue misure che, nonostante le critiche delle associazioni ambientaliste, ha di fatto una chiara impostazione ambientalista. I divieti e le imposizioni cui è sottoposto al fine di ottenere un aumento della superficie bio non farà altro che porre nuovi ostacoli all’attività agricola. Riducendo, al contempo, la capacità di creare quelle risorse necessarie per sviluppare le innovazioni alla base dello sviluppo in un’ottica di maggiore rispetto dell’ambiente”.