Unifrutti Distribution, parte di Unifrutti Group (oltre 14 mila ettari di farm in tutto il mondo, 93 aziende agricole di cui 59 di proprietà, 550 mila tonnellate di frutta fresca venduta, oltre 500 clienti in più di 50 Paesi) punta a crescere sul mercato italiano. L’acquisizione di Oranfrizer va in quella direzione ma con uno scopo preciso. “Vogliamo brandizzare più prodotti possibili -racconta il Ceo, Gianluca Defendini-. E vogliamo essere visti non più solo come leader tra i player di controstagione, ma anche come produttori”.
Quali sono i numeri di Unifrutti Italia?
Unifrutti Distribution oggi è una realtà con una sessantina di dipendenti che fattura circa 46 milioni di euro principalmente in Italia, soprattutto con la Gdo. Ha due centri di distribuzione (Civitanova e Verona), un impianto di maturazione banane, e due stand presso i Mercati generali di Verona e di Roma. Controlliamo al 100% due società agricole, una di 60 ettari nella Valdaso, nelle Marche, che produce uva senza semi, pere e pesche, e una di 80 ettari ad Acquaviva delle Fonti adibita totalmente a uva da tavola seedless.
Sull’uva senza semi siamo stati dei pionieri. Sono numeri ante acquisizione Oranfrizer, che vanta 60 milioni di fatturato per il perimetro italiano e ha 180 ettari di proprietà, oltre a far parte di un Consorzio con una capacità di raccolta che supera il migliaio di ettari. Unifrutti Distribution, inoltre, a seguito dell’acquisizione di Dimifruit in Spagna, vanta anche il controllo di circa 80 ettari di ortaggi in Almeria.
Cerchiamo meglio di capire il Progetto Italia: quali sono i prodotti ortofrutticoli su cui Unifrutti punta?
È un progetto ambizioso per il Gruppo. L’intento è essere produttori in prima persona e creare aggregazione di territorio e prodotto. Vogliamo essere percepiti sempre più come tali, ma con un know how e capacità organizzativa di servizio e di distribuzione. Per la Valdaso l’obiettivo è riportarla ad area di prodotti di eccellenza, tipici, che si sono persi nel tempo. Acquaviva è una scommessa, ampiamente vinta: siamo andati a produrre uve seedless in una zona più settentrionale rispetto a quelle vocate.
Per la Sicilia il progetto si ferma alle arance rosse o va oltre?
Oranfrizer è un’eccellenza per il Tarocco. Abbiamo anche la divisione Fresh per le spremute e su questa ci stiamo muovendo con un progetto in partenza. Ma stiamo già agendo in altri ambiti tipici. È solo l’inizio di altre idee sulla Sicilia.
Che tipo di controllo di filiera garantisce Unifrutti?
Lavoriamo e crediamo nell’agricoltura integrata: in Spagna abbiamo un’attività di produzione e distribuzione di verdure in serre a lotta integrata. Come filiera vogliamo aggregare i produttori, nel rispetto di protocolli che noi abbiamo sviluppato e proponiamo e che vanno in questa direzione. Abbiamo anche progetti di sviluppo sull’idroponica.
Qual è il rapporto instaurato con la gdo italiana e come intende svilupparsi?
Abbiamo un legame pluriennale con tutta la gdo: vogliamo brandizzare più prodotti possibili. Oggi Unifrutti è un marchio più conosciuto agli addetti ai lavori che al consumatore finale. Puntiamo ad avere più comunicazione anche in Italia. Quello su cui stiamo lavorando è una fortissima collaborazione, a maggiore ragione dopo l’acquisizione di Oranfrizer, per dare il migliore servizio anche nelle tempistiche. Oggi abbiamo tre piattaforme logistiche, a Verona, in Italia Centrale e nell’estremo Sud: siamo un service provider che può servire in qualunque punto. Ma vogliamo essere visti non più solo come player di controstagione, ma anche come produttori. Uva e agrumi, in particolare, siamo in grado di offrirli 365 giorni all’anno.