L’Op Agricola Campidanese, una trentina di produttori che commercializza con il brand L’Orto di Eleonora, è la principale realtà ortofrutticola della Sardegna. Una cinquantina di ettari di serre e 2000 di terreno in campo aperto. Ora punta a investire nell’agricoltura 4.0, come racconta il direttore commerciale Salvatore Lotta. E ha attivato partnership con diverse insegne della grande distribuzione con cui è pronta a lanciare nuovi progetti.
Come è andata il 2020 e prospettive per il 2021?
Il 2020 si è chiuso con una tenuta del fatturato, 23 milioni, abbiamo avuto buona marginalità. Siamo stati previdenti e abbiamo piantato un po’ meno: quando c’è mancato il prodotto lo abbiamo acquisito da altre aziende e non abbiamo buttato via nulla: a luglio dello scorso anno si faceva fatica a vendere angurie e meloni.
Per il 2021 abbiamo prospettive importanti: l’Op ha attivato un Pif, un Progetto integrato di filiera nell’ambito del Psr della Sardegna. Abbiamo ottenuto un finanziamento globale di quasi 5 milioni di euro. Parte verrà distribuito all’azienda per ristrutturarsi e rinnovare. E parte agli agricoltori per investimenti serricoli, in macchinari e attrezzature per aumentare le produzioni. Gran parte dei fondi del Pif finiranno nell’agricoltura 4.0. Vogliamo innovare: l’agricoltura ha bisogno di tecnologia per aumentare le produzioni. Oggi con l’agricoltura digitale si può fare produzione pulita.
La direzione non è il bio?
Noi facciamo produzione integrata. Stiamo lavorando per il residuo zero; già oggi diverse nostre lo sono, come carciofo e fragola. Un’azienda del gruppo sta lavorando con l’università a questo obiettivo anche per coinvolgere angurie e meloni.
Il residuo zero sarà il prossimo futuro e l’agricoltura 4.0 spingerà in questa direzione. Sul bio serve cambiare certe leggi: è assurdo che il fuori suolo non sia considerato biologico, mentre può essere certificato residuo zero. Sul’idroponica abbiamo 5-6 ettari ma arriveremo ben presto a 25-30 ettari. Con il Pif abbiamo intenzione di sviluppare 3 ettari di fuori suolo per le fragole, che significano 6-7 ettari perché sono ad alta densità produttiva. Pomodori, fragole, meloni, angurie, li produrremo tutti in idroponica.
Ci sono progetti con i retailer?
Abbiamo obiettivi importanti nel 2021: abbiamo stretto una partnership con una delle prime catene della distribuzione italiana. Faremo l’anguria Gavina in co-marketing: ci sarà il marchio della catena e il nostro. Per non fare mancare il prodotto, abbiamo stretto anche una partnership con una cooperativa del Centro Italia e produrremo in sinergia. Abbiamo lanciato il carciofo con la bustina dell’olio in Conad. E partiamo con un’offerta importante in Svizzera, una confezione con carciofo, bottarga e olio che farà conoscere il territorio. Ci sarà però anche una versione italiana: abbiamo promozioni concordate con tutte le insegne che forniamo. Abbiamo poi accordi con catene primarie della distribuzione per prodotti particolari, come il Corallo, il melone Majores, l’anguria nera Eleonora. Tanti progetti.
Come si prospettano le prossime produzioni primaverili, fino a quelle estive?
La Sardegna è stata colpita da 70 giorni di piogge, abbiamo avuto poca luce, necessaria per la fotosintesi. Ora il clima è tornato più “sardo”. Abbiamo iniziato con le fragole con parecchio ritardo, circa 45 giorni. La produzione è molto lenta e stabile nei volumi. Anche sugli asparagi siamo un po’ in ritardo e cominciamo da questa settimana ad avere un po’ di volumi. Dovremmo aumentarli di un 20% rispetto allo scorso anno.
Stiamo poi andando avanti con finocchi, carciofo, pomodoro Camone, tutti i nostri prodotti di punta. Sulla produzione estiva abbiamo deciso di mantenere i quantitativi dello scorso anno: preferiamo non volare alto per non rischiare dell’invenduto.
Dopo il melone Corallo, quali altre novità saranno lanciate?
Il Covid ha un po’ bloccato tutto. Vedremo a giugno e luglio qualche varietà di pomodoro. Stiamo testando qualche nuovo seme di melone e anguria. C’è l’interesse ad altre fruttifere che stiamo valutando per partnership con altre aziende.
Sul packaging e investimenti in sostenibilità ci sono novità?
Abbiamo sostituito quasi tutto il pack dei nostri pomodori con cartone e film biodegradabile. Il prossimo anno partiremo con le fragole per eliminare la plastica quasi nella totalità. Sulla sostenibilità abbiamo stretto una partnership con una Op che si occupa di produzione di miele. Un progetto per la salvaguardia delle api e per il territorio.
Sardegna Regione partner di Macfrut 2021, che impulso può dare? Ultimamente state puntando anche all’estero.
Un impulso importante. Guardiamo all’estero ma guardiamo tanto anche all’Italia. La pandemia ha fatto riscoprire l’italianità. Serve però dare forza al produttore. Si ha necessità di stare uniti, creare sinergie, evitando di dare finanziamenti a pioggia e frammentati: tutto deve essere chiaro con regole precise. Anche la distribuzione deve fare la sua parte e pagare il prodotto in maniera giusta senza speculazioni.