KIKU è un marchio di successo a livello mondiale, coltivato in più di 30 Paesi e disponibile nei negozi di più di 50. Oggi collabora con oltre 100 vivaisti a livello mondiale e punta sulle partnership e nuovi progetti di mele club. Per la ricorrenza dei trent’anni, ha realizzato KIKU Apple Gin, il primo gin di mele brandizzato, frutto di quasi 2 anni di preparazione. “Continuano a puntare su ricerca e sviluppo, oggi gestiamo cinque marchi: oltre a KIKU , Crimson Snow, Isaaq mela snack, Red Moon e Swing” racconta Jürgen Braun, Ad di Kiku Variety Management.
Trent’anni di marchio KIKU : come è cambiato il mercato delle mele?
Nel novembre del ’90 mio padre, Luis Braun, era in Giappone alla ricerca di Fuji innovative. E lì, in un impianto di melo, ha trovato il ramo dal quale nacque KIKU , un punto di partenza di una storia di successo. Oggi siamo operativi in tutto il mondo, una trentina di partner commerciali, vendita in una cinquantina di Paesi nel mondo, un brand ben introdotto.
Trent’anni fa non esistevano i marchi: non c’erano Pink Lady o competitor. Kiku non è un vero e proprio club: è piuttosto un club light. Il contadino che utilizza la piantina Kiku ha la scelta libera di usare il marchio o il nome varietale Fuji.
Da Red Moon a Crimson Snow, qual è oggi la variegata offerta di mele club?
Con gli anni abbiamo sempre più puntato su ricerca e sviluppo e oggi gestiamo cinque marchi. Oltre a KIKU, Crimson Snow, Isaaq mela snack, Red Moon e, l’ultimo, Swing.
Come si presenta la stagione e quali sono i progetti più performanti in Gdo?
Usiamo da un’ottima annata. Gli aumenti di consumo con il Covid sono stati importanti: il consumatore, rimanendo a casa, ha scelto prodotti che apportavano benefici nutrizionali. C’è la speranza di continuare lungo questa strada. Sui volumi, Kiku è stabile: siamo sempre sulle 15-17 mila tonnellate in Europa. Per Crimson Snow raggiungiamo questi numeri per la prima volta.
È il club più performante nella Gdo italiana: siamo partiti anni fa con Esselunga e si stanno aggiungendo altre insegne. Con Vog abbiamo un quarto partner italiano che ha piantato 150 ettari nel Bolzanino, poi abbiamo Clementi e e le piemontesi Sanifrutta e Rivoira. La grande parte dei volumi arriva da produttori italiani. È quasi un club che si muove sul mercato italiano, oltre che tedesco. Puntiamo a espanderlo in altri Paesi, per esempio in Spagna.
Red Moon?
Al momento è una nicchia, è un eye catcher. Il gusto delle mela a polpa rossa è diverso. I pigmenti rossi la rendono acidula. Ma è vero che sono nutraceutici: oggi sono tanti i consumatori disposti a pagare prezzi maggiori per prodotti salutistici. Ci stiamo orientando con questo prodotto più verso Germania e Nord Europa.
Per i 30 anni KIKU lancia KIKU Apple Gin: lo spirit è in grande ascesa da anni ma una rarità per le mele.
Vero, sono pochissimi i gin di mele nel mondo: e con KIKU è il primo brandizzato. C’è stata una bella collaborazione con la distilleria altoatesina Roner, pluripremiata, conosciutissima per la pera William nella bottiglia. Sarà distribuito in tutta Europa nel canale Horeca. Diversificare è oggi molto importante per avere valore aggiunto.
Dove saranno dirottati gli investimenti futuri?
Oggi il club più in espansione è Swing: in Europa ci sono 200 ettari impiantati. È una mela resistente, shelf-life fantastica, prodotta sia bio sia convenzionale, questo il plus. Tiene bene anche a fine stagione quando le rosse bio nel comparto stanno sparendo. KIKU è stabile, l’anno prossimo con la Crimson arriviamo a 700 ettari e il club si fermerà: se poi il mercato risponde, andremo in espansione.
C’è vivacità sul packaging sostenibile per le mele: come vi muovete?
Invitiamo tutti i partner ad abbandonare la plastica, evitare i film e spostarsi su carta e riciclabile. Poi tutto dipende dal Covid: quando c’è in ballo la questione igienica tanti progetti vanno in stand by.