Scelta varietale con alto grado brix, controllo climatico con serre tecnologiche in idroponica, fertirrigazione, know e how e luce, quella della Sicilia. Nasce con questo cocktail di fattori il pomodoro di alto gusto Kamarino, brand dell’azienda agricola Dorilli, nel comune di Acate, in provincia di Ragusa. Nove ettari di superficie coperta divisa in 20 serre, con una superficie media di 4.500 metri quadri. Un prodotto di qualità costante per undici mesi all’anno, da metà settembre fino a metà agosto, come racconta il ceo Guido Grasso. E che sta trovando spazio nella distribuzione organizzata.
Dorilli sarà protagonista nel webinar del 27 gennaio: Valorizzare le orticole dal campo allo scaffale. Per iscriverti clicca qui
Come nasce Dorilli?
L’azienda Dorilli appartiene al gruppo Sis, azienda leader nei sistemi di protezione del suolo in Europa. Da 25 anni ha fondato Dorilli per entrare nel mondo della produzione, importando tecnologie innovative che ha trasferito in Sicilia, territorio fortemente conservatore.
Quali sono queste innovazioni?
Abbiamo serre tecnologiche semi-attive, adattate al territorio, che migliorano la qualità della produzione. Sono dotate di riscaldamenti e raffrescamenti che ci permettono di allungare i periodi di produzione, da metà settembre fino a metà agosto. E garantire la costanza della qualità del pomodoro, con alto grado brix, attraverso il controllo del clima e della fertirrigazione: il controllo della fertirrigazione incide per circa un terzo della qualità del prodotto. Produciamo in idroponica, che gioca un ruolo fondamentale, usando luce naturale: abbiamo in Sicilia una luminosità straordinaria per il pomodoro.
La sostenibilità si traduce con basso utilizzo di fitofarmaci.
Facciamo agricoltura integrata, riusciamo ad avere zero residui per 5-6 mesi l’anno, per il resto sono bassissimi. Usiamo pochissimi prodotti fitosanitari, abbattiamo il 95% della chimica. Impieghiamo tecniche con insetti utili e operiamo sul clima.
Su quali varietà punta l’azienda?
Collaboriamo con diverse aziende sementiere: lavoriamo su 4-5 varietà da diversi anni. Cerchiamo quelle che rispondano al Tomato Brown e che garantiscano gusto elevato. Nasciamo come produttori di ciliegino, oggi produciamo anche datterino e pomodoro da insalata. Una delle nostre tipologie è anche un mini San Marzano, poco più grande del datterino: ha basso grado brix ma notevole aroma. Per anni ci siamo orientati all’esportazione per poi virare sul mercato italiano. La manodopera è locale per il 96%: è fondamentale l’expertise per un prodotto di qualità.
Quali sono oggi i maggiori problemi del pomodoro?
Il primo è il Tomato Brown, un virus diffuso in tutta Europa che deprime le produzioni. La ricerca si sta dedicando a trovare una soluzione. Poi il costo dell’energia, fondamentale per la nostra serra semi-attiva, che usiamo cinque mesi l’anno: consumiamo 200 mila kWh al mese. Da costi bassi sono diventati insopportabili: da 4-5 centesimi a kWh per l’energia e 17-18 centesimi per il metano nel 2020-21 sono passati in soli sei mesi rispettivamente a 35 e 90 centesimi.
Come si valorizzano le orticole?
Ci sono fattori fondamentali per ottenere l’alta qualità e valorizzarla. Il primo è la scelta varietale, che è il punto di partenza. Il grado brix va normalmente in controtendenza rispetto ai volumi: con meno frutti si concentra maggiormente il grado zuccherino. Poi c’è la capacità di condurre la produzione. E noi lo facciamo, soprattutto grazie al controllo climatico e alla fertirrigazione. C’è poi il posizionamento del prodotto nella grande distribuzione: se è di qualità più elevata, ha bisogno di un adeguato collocamento a scaffale e comunicazione. Nella maggioranza dei casi però non c’è la corretta esposizione e viene avvicinato a prodotti standard. E questo non aiuta la sua valorizzazione. Il gusto è un mercato di nicchia. Il brix potrebbe essere anche un punto differenziante sul bancone, come la varietà.
Dove è distribuito il prodotto a marchio?
Siamo in Unes, Carrefour, Multicedi e Maiorana a Roma con il brand Kamarino. Facciamo anche private label, sia in Italia che all’estero.
Anche il pack è sostenibile.
È il frutto di un lavoro di un anno che ci inorgoglisce. Usiamo una carta compostabile, un pla. E colle e inchiostri naturali.
Dorilli sarà protagonista nel webinar del 27 gennaio: Valorizzare le orticole dal campo allo scaffale. Per iscriverti clicca qui