Raffigurata in un dipinto di Mantegna nella Basilica di San Zeno, la Pesca di Verona ha una storicità di almeno 5 secoli. E con il riconoscimento del marchio Igp punta a crescere: dalla distribuzione locale a quella nazionale, fino all’export. La regia è quella della Grande Bellezza Italiana che raccoglie 14 produttori, tra cui molti giovani, di età media sui 35 anni. I numeri sono in crescita e stanno dando ragione a un progetto che mette d’accordo produzione, distribuzione e consumatore, come racconta Leonardo Odorizzi.
Quanto cresce il progetto della Pesca di Verona Igp?
Nel 2023 eravamo 4 aziende agricole, oggi siamo 14. Siamo un unico soggetto. Io sono tra i produttori e anche confezionatore e distributore. I 14 conferiscono al magazzino Odorizzi che poi porta il prodotto sul mercato con il marchio La Grande Bellezza e le sue strategie commerciali. Il vantaggio è il controllo della filiera e di avere prodotto in autonomia. Gli ettari sono cresciuti rispetto allo scorso anno e finalmente abbiamo volumi apprezzabili per rifornire le catene.
Come si presenta la campagna 2024?
Siamo partiti al 10 di luglio e la campagna andrà avanti fino ad agosto. Dobbiamo rispettare un disciplinare molto stringente. Il grado brix deve essere 10,5. E, tra i pochi, chiede anche l’indice di maturazione, il rapporto tra brix e acidità che viene certificato da un laboratorio esterno. Questo parametro garantisce che a scaffale arrivi il frutto a una qualità apprezzabile. Ed è supportato da una tradizione centenaria a Verona di raccogliere il frutto abbastanza pronto, confezionarlo in giornata e spedirlo alla distribuzione il giorno dopo, evitando stoccaggi che favoriscono problematiche, se sono lunghi. Considerando la logistica, dalla pianta al punto di vendita passano al massimo 36 ore.
Quali prodotti stanno arrivando sui banchi della distribuzione?
Al momento arrivano pesche e nettarine a polpa gialla. Per la polpa bianca abbiamo una richiesta da un importante industria di trasformazione del beverage, ma al momento non abbiamo gli impianti. Ci sono 4 Igp sulla pesca e nettarina. Il disciplinare della Pesca di Verona Igp prevede una ventina di varietà, ma sono le più autoctone, compatibili coi territori e garantiscono produttività e resilienza. L’innovazione non è prendere una varietà e portarla in Italia. Studiarla sul territorio nazionale comporta moltissimi anni, serve sperimentazione in campo, nei magazzini, adattamenti ai cambiamenti climatici, ai patogeni. Le poche varietà sono la nostra ricchezza. Stiamo pensando l’anno prossimo di modificare il disciplinare ma non vogliamo allargarlo a molte cultivar, magari solo una piccola parte per la sperimentazione. Lavorando con poche abbiamo inoltre una qualità gustativa percepita costante. E si evitano le oscillazioni di gusto che comportano le oltre 400 varietà distribuite: il consumatore, quando trova il bollino, deve avere sempre la stessa qualità.
Dove viene distribuito il prodotto?
Siamo partiti dalle catene locali e abbiamo trovato la collaborazione con due insegne per la distribuzione nel Triveneto. Stiamo ottenendo rotazioni interessanti sui banchi nelle zone di produzione. Significa che il veronese compra volentieri il prodotto del territorio, forse anche perché riconosce che poi è il contadino a curarlo e magari a salvaguardare il territorio. Un’altra grande insegna nazionale, con cui siamo in trattativa, distribuirà tra una decina di giorni tra Verona e Brescia. Abbiamo anche una richiesta di test da un retailer dal Sud Italia.
Si dice che il trend per pesche e nettarine sia il passaggio da acide a dolci.
Le varietà della Pesca di Verona tendono tradizionalmente al dolce. Quelle selezionate sono tutte predisposte per un brix medio-alto. Io devo arrivare a 10,5 in magazzino per rispettare il disciplinare. Il comparto generale negli ultimi 20 anni ha inseguito le tendenze dei mercati esteri che chiedono prodotti coloriti e hanno piantato varietà non sempre sodisfacenti al gusto. Il mercato internazionale sta registrando delle contrazioni dovute ai problemi geopolitici, noi siamo concentrati sulla gdo italiana per garantire prodotti buoni e del territorio apprezzati dal consumatore italiano. Ed è questo il successo delle Igp nazionali, come dimostrano anche i diversi prodotti della Grande Bellezza Italiana.
Come si presenta il packaging?
Abbiamo una cassetta in cartone serigrafata, ma confezioniamo anche in casse abbattibili (non tutte le catene accettano il cartone). Tutti i frutti sono bollinati: il sigillo di garanzia è il bollino.
Quali sono le iniziative di comunicazione a supporto?
Cerchiamo di fare una comunicazione mirata con le catene, cosa più difficile per il prodotto convenzionale. Ci saranno iniziative sul pdv nel mese di agosto, qualche degustazione con le hostess, segnalazioni con cartellonistica. Siamo una rete che vuole mettere insieme i produttori per creare valore per i produttori e soddisfazione per il consumatore, così abbiamo fatto per la Pera mantovana, la Clementina di Taranto e ora con la Pesca di Verona.
Il 29 luglio, a Bussolengo, mettiamo in contatto le attuali due catene distributive con i 14 produttori in un evento moderato da Salvo Garipoli. Ci sarà anche una catena nazionale interessata che vuole capire il progetto. È importante coinvolgere i produttori, la qualità è soprattutto nelle loro mani. È in dirittura di arrivo poi il recepimento della normativa europea che prevede di indicare il nome del produttore in etichetta per i prodotti Igp, un altro tassello importante per garantire i consumatori.
Che tipo di agricoltura viene praticata?
Dal 2014 facciamo agricoltura integrata, stiamo spingendo molto sulla concimazione organica che favorisce lo sviluppo della sostanza secca, rinforza la buccia per aumentare la shelf-life. L’abuso di azoto è stato forse una delle cause della morte del pesco. Stiamo ottenendo frutti più buoni e resistenti anche alle avversità. Non abbiamo ancora previsto il bio né il residuo zero. Il bio sta precipitando in Italia, dal 9% al 3%. Il Nord Europa è più disponibile a qualche difetto visivo: da capire le evoluzioni del mercato.
Troppo presto per parlare di export?
Abbiamo avuto interessamenti da Svizzera ed Emirati: abbiamo necessità di far crescere i volumi, probabilmente cominceremo a esportare dal prossimo anno. Abbiamo bisogno di quantità e qualità garantita per rifornire i giganti della distribuzione.
Perché è un progetto di sostenibilità?
Il progetto della Pesca di Verona Igp è nato in un momento in cui i territori locali stavano perdendo produzione. L’Igp è la carta per valorizzare un areale, mantenere una coltivazione, e garantire il presidio del territorio per scongiurare eventi catastrofali naturali. Ed è uno strumento di sostenibilità pazzesco, non solo ambientale ma anche economico-sociale. Il successo lo misuri quando le cassette sui banchi si svuotano. I dati confermano il valore dell’Igp: 6 consumatori su 10 lo comprano. Stiamo avendo ritorni importanti, come con la Pera mantovana, la Mela rossa di Cuneo, l’Uva di Puglia. E le catene ti accolgono bene perché proponi qualcosa di utile alla loro missione di soddisfare un consumatore sempre più esigente.
Alla scoperta della Pesca di Verona Igp con La Grande Bellezza Italiana #freshtalks