“Dal 2020 a oggi i costi di metano ed energia sono quadruplicati. La vera chiave sarebbe il biometano: ogni anno produciamo 10 mila tonnellate di scarti. Siamo in attesa di capire come poter utilizzare le risorse del Pnrr e conoscere i bandi per accedere a questi investimenti”. Stanislao Fabbrino, ad e presidente di Fruttagel, scatta una fotografia molto dura di cosa significhi per un’azienda la guerra Russia-Ucraina, anche se l’incremento dei costi delle materie prime era già iniziato con la ripresa impetuosa post lockdown.
Fruttagel associa 19 cooperative agricole del territorio emiliano-romagnolo e molisano e Co.ind. Ed è una società cooperativa industriale specializzata nella progettazione, fornitura e sviluppo di prodotti prevalentemente a marchio del distributore. Dei 135 milioni di fatturato, 65 derivano dai vegetali surgelati, 20 da pomodoro (passate e polpe), 10 da bevande vegetali, 40 da bevande a base frutta. La mdd incide per il 70%, il resto lo fanno Almaverde Bio, marchi per il foodservice, come Giardino dei Sapori, e Sucor per il surgelato fuori casa.
“Costi Fruttagel energia+metano: non andrà tutto bene” ha scritto in un post su Linkedin.
Dal 2020 i costi sono passati da 6 a 24 milioni. È una stima fatta in base alla situazione che si è scatenata dopo la guerra in Ucraina, immaginandoci una non riduzione delle quotazioni in tempi brevi. Auspichiamo la calmierazione del prezzo del metano a livello governativo ed europeo. Ma questa esplosione la stiamo vivendo da tempo; nel 2021 i costi erano già aumentati da 6 a 8,5 milioni.
Perché?
È legata agli investimenti dopo i lockdown che hanno generato inflazione dei prezzi dell’energia: noi abbiamo cominciato a vedere gli aumenti ad agosto 2021. I fornitori da quel mese cominciavano a dirci che il costo dell’energia per produrre, vetro, carta, plastica era aumentato. C’era stata la gelata del periodo pandemico dove nessuno investiva e il Pil calava. Poi improvvisamente l’uscita dalla pandemia e la crescita vorticosa hanno creato un deficit di disponibilità di energia e di materie prime. Avevamo in progetto di costruire un magazzino automatico del surgelato: lo abbiamo messo in stand by perché già dalla primavera 2021 l’acciaio aveva avuto un aumento impressionante, un segnale anticipatorio. Rispetto ai costi iniziali la stima dell’impianto era già aumentata del 20%.
Per quali altre materie prime registrare degli aumenti?
La carta e il cartone per imballaggi sono aumentati mediamente del 70%. Non trattiamo neanche più il prezzo, è un prendere o lasciare. Anche il vetro ha quei numeri. Oltre all’aumento, c’è un problema di disponibilità e il collegamento è l’energia: carta, vetro e plastica sono energivore. Alcune cartiere ci hanno già comunicato che si fermeranno perché conviene più che produrre. Per la campagna del pomodoro fissavamo già a febbraio i quantitativi delle bottiglie di vetro: oggi siamo riusciti a trovare solo la metà del nostro fabbisogno.
Cosa sta facendo l’azienda per il risparmio energetico?
Lo scorso anno, quando hanno cominciato a esplodere i costi, abbiamo sostituito tutte le lampade degli stabilimenti (ne abbiamo due, uno ad Alfonsine e uno a Larino, in Molise) con le luci a led: abbiamo risparmiato 300 mila euro l’anno. Se non lo avessimo fatto, oggi avremmo speso 1 milione di euro in più. Abbiamo un co-generatore: produce il 50% dell’energia che ci serve, il “problema” è che funziona a metano. E siccome è aumentato più quello, c’è stato un momento in cui costava di più autoprodurre che comprare. Stiamo alla finestra per vedere cosa fare utilizzando le risorse del Pnrr e siamo tutti in attesa di conoscere i bandi per questi investimenti.
Quale sarebbe una soluzione?
La vera chiave sarebbe il biometano, questo è il nostro grande obiettivo: ogni anno tra fanghi di depurazione e sottoprodotti produciamo 10 mila tonnellate di scarti. Tutti agricoli. Attualmente li mandiamo in parte a Caviro Extra e il resto li consegniamo a realtà che producono biomasse, ma si tratta perlopiù di smaltimento e generano poco valore. Il sogno è usarli per un impianto a biomasse e riutilizzare il biometano che generiamo.
E cosa lo impedisce?
Oggi il biometano è autorizzato solo per autotrazione, le imprese non possono comprare biometano a prezzi calmierati. Se ho un impianto a biomasse posso utilizzarlo, ma se non ce l’ho non posso comprarlo. Non posso così acquistare da Caviro il biometano che generano i miei scarti. E questi non sono sufficienti per realizzare un impianto significativo: dovrebbero essere associati a scarti di altre aziende.
Cosa prevede il piano industriale sui comparti dove siete attivi, quali novità arriveranno quest’anno dopo la nuova linea di bevande Fruttagel Il Giardino dei Sapori?
In generale c’è grande fermento su tutti i mercati, soprattutto per le marche private. Nel nostro piano industriale è strategico il mercato delle bevande vegetali. Anche in pandemia è cresciuto a doppia cifra: soia, avena, riso. Facciamo anche estrazione di questi prodotti nei nostri stabilimenti e su questo stiamo innovando molto.
Centrale è il marchio Almaverde Bio e il biologico; stiamo promuovendo i temi della corretta alimentazione, il trend è quello degli zuccheri bassi/nulli. Stiamo puntando molto su So Di Buono a marchio Almaverde bio, un mix di ingredienti, frutta a guscio, anacardi, mandorla, avena, come sostituto del latte.
Sul surgelato, con il marchio Almaverde Bio abbiamo lanciato le vellutate senza olio su cui siamo fiduciosi: etichetta corta, a basso contenuto di calorie, in linea con il trend salutistico.
Come procede l’impegno verso packaging riciclabile e sostenibile, come il Tetra Brik Aseptic Base Crystal, il nuovo pack sostenibile di Fruttagel?
Sul pack stiamo lavorando con il nostro fornitore per ridurre le materie prime da fonti non rinnovabili. Ci siamo usciti con il formato da 200 ml di Crystal che porta dal 70 all’85% le materie prime di origine vegetale. E la ricerca continua anche se gli effetti della pandemia e le difficoltà economiche hanno un po’ congelato i lavori sugli imballi, in ottica di contenimento dei costi.