Food Evolution, brand di carne plant-based dell’azienda umbra Joy, amplia le referenze frozen a base soia e porta sul mercato la cotoletta vegetale di Parepollo e nel frattempo lavora sulla salsiccia. La gamma ora comprende i burger di Parepollo e di PareManzo, straccetti di Parepollo (premio Innovazione Better Future Award 2021 a Tuttofood), ParePancetta e Paremanzo. “Tra pochi mesi lanciamo anche tre referenze di piatti pronti con carne vegetale” annuncia il ceo Alberto Musacchio.
Quali novità dopo i burger Parepollo e Paremanzo?
Presentiamo la cotoletta di pollo, l’ultimo prodotto sviluppato. È surgelata e la stiamo producendo soprattutto per l’ambito horeca, dove c’è l’esigenza di un piatto subito pronto. Abbiamo poi iniziato a studiare la salsiccia: sarà distribuita soprattutto nella gdo, dove cercheremo di spingere.
A che punto è l’idea di lanciare piatti pronti?
Sono quasi… pronti. Saranno frozen e tra tre-quattro mesi arriveranno sul mercato. Li abbiamo rifatti più volte perché voglio che ci sia una certa perfezione. Sono un Riso venere con pollo vegetale al curry, Riso basmati con pollo Pad thai e una Lasagna. Speriamo di distribuirli nella gdo, che è un po’ come una bella donna che va corteggiata lungo.
A quando la proposta anche delle referenze in versione fresh?
Ci stiamo lavorando per una versione fresh: qui i tempi potrebbero essere inizio 2023. E stiamo anche lavorando a un burger speciale per un’importante private label.
Come sta procedendo la distribuzione dei prodotti nella distribuzione moderna?
Stiamo spingendo per entrare in altre insegne e siamo in fase di conclusione di un paio di contratti molto grossi. I numeri sono ancora relativamente bassi e non ti danno una corsia preferenziale. Ma abbiamo visto cosa è successo con Granarolo: ha fatto un buon prodotto e ha venduto per 8 milioni di euro. Noi vendiamo molto meno ma abbiamo raddoppiato i numeri rispetto all’anno precedente ma dobbiamo spingere ancora.
A che punto è questo mercato?
Tutto si sta muovendo bene. La problematica climatica sta aprendo gli occhi. Ci si sta rendendo conto che dobbiamo fare ora per l’ambiente. È fin dal 1992 con il primo global climate summit a Rio de Janeiro che dicono ‘faremo’. E intanto abbiamo 40 gradi. Questa spinta sul tema ambiente accelererà tantissimo i prodotti plant-based.
Entrerete in altre categorie plant-based, come il pesce vegetale?
No, per ora non entriamo, sono altre linee di produzioni industriali. Abbiamo un sogno di un grande stabilimento per fare alti volumi e per tutta la post production. Oggi alcuni processi li dobbiamo far fare a terzi.
Come vi posizionate per gusto?
Ci riteniamo il top. Abbiamo un ottimo ristorante vegetale in Umbria, Country House Montali. Facciamo sia estrusione, fibratura, ma abbiamo anche capacità di cucinare, sviluppare la ricetta, dargli il flavour. Stiamo studiando anche alternative alla soia, che è però meglio della proteina del pisello.