Quella delle Clementine di Calabria Igp, con 13mila tonnellate commercializzate, è la filiera agrumicola più grande della Calabria, oltre a essere la più importante d’Italia. A oggi rappresenta circa il 5% della produzione complessiva regionale. Giorgio Salimbeni, presidente del Consorzio di tutela, ci spiega i progetti di promozione.
Qual è il posizionamento e il plus delle Clementine di Calabria Igp?
Il nostro prodotto è distintivo, le caratteristiche dell’Igp Clementine di Calabria non si trovano in altri areali: è un dono pedoclimatico. Ha un gusto dolce con un pizzico di acidità, un giusto apporto di zuccheri e acidi. Sostanzialmente è un mandarancio, un ibrido che si è avuto in natura.
L’Igp garantisce un posizionamento superiore, grazie al disciplinare e agli organismi preposti alla certificazione. Il Consorzio ha la mission dell’informazione e valorizzazione del prodotto e sceglie quali strumenti utilizzare.
Quali attività di promozione sono previste quest’anno?
La Clementina Igp è da tempo conosciuta e apprezzata dal consumatore. La nostra attività di promozione, sostenuta con i fondi del Piano di Sviluppo Rurale della Regione Calabria, serve ad ampliare la consapevolezza sulle qualità organolettiche di un frutto che è espressione di un territorio unico. Si tratta di una importante operazione di identificazione di un prodotto italiano, calabrese nello specifico, per differenziarlo dal prodotto spagnolo che ha caratteristiche completamente diverse, anche per una questione di terreno e di clima.
A Macfrut, la Calabria è stata la regione ospite. E il Consorzio ha organizzato un convegno sui temi della filiera e rapporti con la gdo. Cosa è emerso?
Gli associati sono oggi 120 di cui 20 confezionatori e il resto produttori. Nel tempo sono aumentate le Op, sono almeno 6. Il nostro è un prodotto green. Usiamo meno agrofarmaci, da disciplinare l’agricoltura può essere integrata o bio. Il bio ha una percentuale intorno al 20% della produzione. Con questo si attiva anche il residuo zero e con la stessa lavorazione si intercettano due canali differenti. Gran parte delle Op fa il residuo zero perché le catene chiedono questo prodotto. Spesso c’è poi il co-branding nella commercializzazione. Il nostro prodotto costa un 20% in più rispetto a quello standard. Come packaging usiamo solo cartone, niente plastica.
E i rapporti con la gdo, ci sono progetti?
Il Consorzio non può fare commercializzazione ma solo promozione. I progetti di collaborazione con le insegne sono in capo alle filiere, il braccio economico sono le Op. È in corso una spinta alle Organizzazioni di produttori. Servirebbe però che nel Consorzio fossero organizzate con una sola voce per evitare di perdere la possibilità di valorizzare il prodotto. Se sono antagonisti tra di loro, ne beneficia solo la gdo: i produttori sono l’anello debole. Purtroppo non c’è la possibilità di avere una voce unica.
Oggi la gdo chiede un calendario sempre più esteso per le clementine.
Noi usiamo cloni che derivano dal clementino comune per mutazione, sono 4 o 5. Tutte le varietà nuove che si stanno impiantando, cultivar tardive come Tango, non sono nel nostro disciplinare. Sono varietà club, per impiantarle serve disponibilità economica per pagare le royalty. L’azienda Giorgio Salimbeni non se lo può permettere.
Come sarà quest’anno la campagna?
La campagna inizia l’ultima settimana di ottobre fino a gennaio. Anche quest’anno l’andamento climatico è particolare, stiamo avendo molte piogge, positive per l’aspetto idrico, ma le piante sono più indietro come vegetazione, allegagione del frutto. Siamo a maggio e dobbiamo ancora completare la potatura, quando normalmente a metà aprile è finita. Non possiamo fare previsioni. Da anni abbiamo aumenti, incidono i mezzi tecnici, concimazione, irrigazione. La mia azienda fa parte della Op Agricor e quest’anno abbiamo avviato il progetto per l’utilizzo dei nemici naturali, introduzione di predatori degli insetti. Le variazioni sui patogeni sono legate al cambiamento climatico e ci sono sempre più parassitoidi. Giochiamo ogni anno delle fiches sperando di non perdere l’investimento. Dipendiamo dal clima.
Ci sono progetti di agricoltura 4.0?
C’è un orientamento sul 4.0 ma non è preponderante. L’uso degli insetti predatori è un classico del biologico, per esempio. Le Op sono poi dotate di centraline meteo. L’acqua è poi un tema fondamentale dell’agricoltura di precisione: usiamo impianti di microportata in subirrigazione, perché negli anni si è ridotta. Le questioni del risparmio idrico ed energetico sono sempre più sentite. Nella mia azienda di 12 ettari io stesso ho un impianto fotovoltaico di 50 kwatt e sono autosufficente: è stata per me la chiave di volta.