Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono nei mari e negli oceani. Dal recupero di questo materiale, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, nasce Social Plastic, un progetto che dà vita a un packaging riciclabile, amico dell’ambiente, che ha anche una valenza sociale. Carton Pack, azienda del Barese con oltre 100 milioni di fatturato, è l’unica in Italia a produrlo a scopo alimentare per l’ortofrutta. Converte ogni anno oltre mille tonnellate di Social Plastic, e con Aldi sta collaborando alla promozione del progetto, come racconta Floriana Vitale responsabile della comunicazione in Carton Pack.
Quando nasce Carton Pack?
Più di 50 anni fa a Capurso, in provincia di Bari, come piccola impresa che faceva packaging per l’ortofrutta. Prima in cartone, poi l’azienda si è ampliata, creando un nuovo stabilimento a Rutigliano dove ha iniziato a produrre i primi cestini in pet. Fino a diventare una realtà specializzata in qualsiasi tipologia di imballaggio, come la carta, il cartone e la polpa, a seguito dell’acquisizione di un’azienda spagnola che la produce.
Primo e unico trasformatore di Social Plastic: spieghiamo il progetto.
Social Plastic è un progetto che nasce da Plastic Bank, organizzazione americana che si occupa del recupero della plastica dall’ambiente, trasformandola in materia prima e reimmettendola nel mercato. Noi siamo partner di Plastic Bank e supportiamo il marchio Social Plastic utilizzato a livello internazionale. In Italia è usato da diversi comparti (detergenti e cosmetici) e noi siamo gli unici a utilizzarlo a livello alimentare per l’ortofrutta.
Da dove viene la plastica recuperata? Di quali certificazioni dispone?
La plastica viene recuperata e portata in grandi centri di raccolta sparsi per il mondo, Brasile, Filippine, Egitto, Indonesia, dove viene lavata e lavorata da Plastic Bank. Noi poi acquistiamo la materia prima per produrre i nostri packaging. Da quest’anno finanziamo anche un centro di raccolta in Egitto. Il prodotto viene trattato come un comune R-pet: quindi per il contatto alimentare possiamo fare una confezione Social Plastic con doppio strato di pet vergine A-B-A; oppure, tramite un decontaminatore che abbiamo in azienda, possiamo avere un prodotto al 100% riciclato certificato Food Grade. A livello di prestazioni tecniche è uguale a un R-pet: cambia esclusivamente l’apporto di valore.
Quali aziende dell’ortofrutta stanno proponendo packaging con il logo Social Plastic?
Sono a oggi una decina: ci sono, per esempio, Garden Frutta, Op Primo Sole, Bruno, Bragantini, Agrypack, Spreafico, Le Motte, Zaini, Fogliati, La Fortuna, Nuova Tropeano, F.lli Galati, Merlino Orto e Di Palma. Nel retail c’è Aldi con cui abbiamo una partnership insieme ai loro fornitori.
Qual è il feedback dal consumatore?
Dai dati di Aldi le vendite sono andate bene nel periodo in cui c’è stata la campagna, che è periodica. Aldi ha puntato su un’esposizione mirata con locandine, volantini per spiegare il progetto, loghi sui facing del punto di vendita, annunci radio all’interno del negozio. Noi poi facciamo una campagna di comunicazione e marketing sulla stampa specializzata e digital improntata su questo progetto.
Perché scegliere questo packaging rispetto al compostabile o cartone?
Per alcuni prodotti la plastica ha una serie di prerogative tecniche insostituibili: visibilità, resistenza all’umidità e acqua. Ha anche avuto un aumento dei costi inferiore: circa il 30-40 % rispetto al 50-60% della carta. In questo caso, fare una scelta sostenibile, che va a togliere inquinamento, risponde alla richiesta del consumatore di oggi. Social Plastic nasce da zone in emergenza, dove l’inquinamento plastico è ingestibile e dove c’è anche emergenza sociale, dando lavoro a persone in grave difficoltà economica. È una sostenibilità, pertanto, a 360 gradi: non solo ambientale ma anche sociale ed economica.