Adema (Kiku): “Alla prossima Interpoma lanceremo un nuovo marchio” #vocidellortofrutta

L’ad Jürgen Braun, diventato socio unico della società che ha sviluppato tante varietà di mele di successo, racconta il rebranding dopo 25 anni di attività e annuncia novità

Jürgen Braun, ad di Adema (ex Kiku Variety Management)
Jürgen Braun, ceo di Adema (ex Kiku Variety Management)

Dopo un quarto di secolo Kiku Variety Management ha cambiato pelle. Si chiama oggi Adema, acronimo che evoca l’attività svolta nelle mele (a come apple), ovvero sviluppo (de per development) e gestione (ma per management).  Una struttura che si regge su tre business unit, Club Varieties, Commodities e Services. E che continuerà a sviluppare Club di successo, come lo sono state Kiku, Crimson Snow, Isaaq, Red Moon, Swing. L’ad Jürgen Braun ci spiega il passo, annunciato a Interpoma.

Perché questo cambiamento, dopo 25 anni?

Per diversi motivi. Quando c’è un anniversario mi piace guardare indietro e vedo un capitolo bellissimo, ma anche in avanti. Con il mutamento dell’assetto societario, sono divenuto l’unico socio, non c’è più un vivaio familiare dietro, c’è il cambiamento della locazione dell’ufficio: tutti questi motivi hanno portato al rebranding. Con le tre business unit, il team, guardiamo al futuro con tanta voglia di fare. Abbiamo focalizzato la nostra missione: si chiude un cerchio di 25 anni e se ne apre uno nuovo. Ci stacchiamo dal nome Kiku, sono ormai diverse le varietà, i marchi che gestiamo. Abbiamo una mezza dozzina di brand, tra varietà Club e libere: era il momento giusto per un nuovo posizionamento strategico. Si aprono anche tante possibilità, soprattutto in termini di novità. In passato abbiamo sviluppato mele Club, come Red Moon, Swing o Crimson Snow che ora non gestiamo più. Stiamo ampliando le varietà test, ma bisogna essere cauti e prendersi il giusto tempo.

Su quale prossima varietà innovativa si sta lavorando?

Stiamo in primis lavorando sul miglioramento delle varietà esistenti, cloni e mutazioni di Gala, Fuji. Ma anche in termini di nuovi ibridi che guardano alla sostenibilità. Clima, risorse idriche, manodopera sempre più difficile da trovare: bisogna tenere conto di questi fattori. Sono un team player e lanceremo novità insieme ad altri pesi massimi del settore. Dobbiamo fare sforzi per dare ai produttori varietà resistenti, tolleranti, robuste. Alla prossima Interpoma avremo un ulteriore marchio, non so ancora dire se sarà Club o meno. Alnova, il nostro marchio per una Pinova precoce, è andata sul mercato due anni fa, non è Club ed è oggi la più richiesta da alcuni Paesi europei. Di Club ce ne sono già molte e forse non è il momento giusto (sono, in realtà, pro Club avendo Kiku e Isaaq). Serve un connubio tra Club e varietà libere.

Da Kiku a Isaaq, ad Alnova: quali Paesi si stanno distinguendo?

Mela Alnova, la Pinova precoce
Alnova, la Pinova precoce

Alnova riscuote interesse tra vivaisti e aziende in Paesi dove non ci sono mele Club, come la Polonia ed Est Europa. Kiku è un progetto che raduna 26 partner in 15 Paesi e la vendita avviene in 50 Paesi. Isaaq vanta una decina di Paesi, è un successo in Italia con Melinda. In altri il trend della mela piccola è una sfida, ma stanno partendo anche Vog, Vip e Rivoira con mele snack. Se guardiamo al mercato, dai pomodori, alle carotine, ci sono mille esempi di successo in questa direzione snack.

Qual è il feedback da Interpoma?

Ho invitato partner di tutto il mondo, ci sono stati 16mila visitatori. Il mondo è venuto a trovarci, partner di una ventina di Paesi. Qualità delle visite e tanti spunti nei congressi, tour tra cui quello nella distilleria Roner che fa il Kiku gin. La mia scelta a livello fieristico è Fruit Attraction, Interpoma e Fruit Logistica.

C’è il via libera alla nuova Commissione europea. Uno dei punti cruciali della Pac è l’Ocm Ortofrutta che garantisce circa 290 milioni l’anno. È uno strumento che si è rivelato utile o serviranno altri meccanismi? C’è anche un commissario per il Clima, oltre che per l’Agricoltura.

La questione climatica è al centro e sarà sempre più cruciale: serviranno aiuti tempestivi, massicci. A Interpoma si è parlato della glomerella, un patogeno, e sembra che ogni giorno ne salti fuori uno nuovo. Il produttore vorrebbe ridurre l’impatto sulla natura e gli viene chiesto, ma oggi non è semplice. Esplodono i costi di produzione, manca l’acqua, c’è il riscaldamento climatico, sempre meno manodopera e ogni giorno un nuovo virus o batterio con sempre meno possibilità di combatterlo. Ci vogliono aiuti importanti dalla politica.

Adema collabora con diversi breeder, la questione Tea al momento è ancora in stallo. Le nuove tecniche genomiche sarebbero una delle soluzioni?

La popolazione nel mondo è in aumento, lo spazio per fare agricoltura è sempre inferiore e dovremmo performare di più. Servono varietà che rispondano ai cambiamenti climatici e che siano più resistenti. Ci sono breeder che già lavorano con queste tecniche, alcuni Paesi sono avanti dal punto di vista legislativo, e ora serve assolutamente un allineamento a livello globale.

Il territorio dell’Alto Adige, così attento all’ambiente, è pronto a questo cambiamento?

A Interpoma mi dicono che si sia registrata una nuova sensibilità anche in questa direzione. Una sorpresa. C’è sempre più accettazione.

 

 

 

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