Burger King scommette decisamente sul futuro successo della “carne” vegetale e dei flexitarian. Dal 16 marzo torna nei 200 ristoranti italiani della catena il Rebel Whopper, dopo un primo test. Nuovo il nome, Plant-based Whopper e nuova la ricettazione, migliorativa. Altra novità i Plant-based Nuggets di “pollo” vegetale, un’autentica “prima” per il mondo della ristorazione veloce in Italia.
Continua la partnership con The Vegetarian Butcher
I due prodotti innovativi sono sempre frutto della partnership con la olandese The Vegetarian Butcher. “Siamo i primi in Italia nel nostro mercato a proporre un’offerta di burger e pollo plant based -ha dichiarato Alessandro Lazzaroni, general manager di Burger King Restaurants Italia -. Volevamo accontentare i nostri consumatori tradizionali amanti del gusto tipico di Burger King, preservando quindi il sapore e la consistenza della carne”.
“I Plant-based Nuggets sono morbidi all’interno, croccanti e dorati all’esterno e offrono una deliziosa alternativa vegetale per tutti gli amanti della carne che vogliono ridurre il loro consumo di carne animale” ha precisato Hugo Verkuil, ceo di The Vegetarian Butcher.
Il nuovo mercato del pesce vegetale
Burger King Restaurants Italia è parte del gruppo QSRP che ha di recente lanciato una partnership con la startup olandese Novish per sviluppare e produrre prodotti ittici a base vegetale per la vendita al dettaglio e per la ristorazione. Un nuovo mercato che vede già l’entrata di diversi player pronti a scommettere sullo sviluppo.
Il tema plant-based rimane caldissimo: le azioni di Beyond Meat sono aumentate del 5% martedì scorso dopo che la società ha annunciato un’espansione della sua offerta di prodotti a Walmart. Sui prodotti vegetali ha destato scalpore il recente endorsement di Roberto Cingolani ministro della Transizione ecologica e scienziato di fama internazionale, che ha auspicato una diminuzione della quantità di proteine animali sostituendole con quelle vegetali.
“La proteina animale richiede sei volte l’acqua della proteina vegetale, a parità di quantità, e allevamenti intensivi producono il 20% della CO2 emessa a livello globale -ha dichiarato-. Modificando la nostra dieta, avremo un co-beneficio: miglioreremmo la salute pubblica, riducendo al tempo stesso l’uso di acqua e la produzione di CO2”.