Logistica del freddo, un vantaggio per il made in Italy

Nel settore alimentare spesso le norme non sono sufficienti a garantire qualità e marchio. La catena del freddo offre la possibilità di far più dello stretto necessario e garantire la crescita

catena freddo

Il ruolo decisivo della logistica è sempre più riconosciuto a livello internazionale. Il made in Italy, che pure richiede tutele e protezioni, spesso propone processi e tecnologie che concorrenti anche grandi non considerano, consegnando un vantaggio competitivo alle nostre merci e alle nostre tecnologie.

Negli ultimi anni, anche per gli avvenimenti sanitari e geopolitici, al tradizionale ruolo distributivo e di shelf availability la logistica ha via via affiancato la reputazione del marchio che firma i prodotti e la garanzia delle caratteristiche originarie e differenzianti. La fibrillazione tra prodotti a marchio di catene in crescita conferma la rilevanza dei processi nel successo commerciale a lungo termine.

Per ottenere risultati immediati ma sostenibili, però, è necessario fare scelte oculate lungo tutta la catena del valore, avvalendosi di fornitori che mettano in primo piano la qualità del prodotto lungo l’intera catena del freddo. Pensiamo alla gestione completa della catena, partendo dalla fase di ritiro presso il sito di produzione per arrivare fino alla consegna presso i due canali, moderno e tradizionale. Il cliente prepara e imballa i bancali con la merce, che può essere mono o multi-referenza.

“Consideriamo, per semplicità, il caso di bancali monoreferenza, con i quali lavoriamo in prevalenza – spiega Daniel Grimaldi, Marcom Coordinator di Torello Trasporti – con carichi di tipo vario.

Come indicazione di riferimento, un camion di linea regolare può caricare 33 bancali (pallet) europei non sovrapponibili (per ragioni di peso, fragilità, ADR, ecc.) o un massimo di 66 bancali sovrapponibili -a seconda di varie caratteristiche- con un massimo genericamente pari a 24.000 kg.

“Il nostro carico completo è da 33 bancali su bilico – continua Grimaldi, parlando del bilico, un camion con una piattaforma di carico posteriore- per la distribuzione primaria verso i Ce.Di. (centri di distribuzione, ndr) GDO o verso magazzini di nostra proprietà per lo stoccaggio”. Alcune volte non si completa il carico, destinato a “Ce.Di. GDO, nostre piattaforme cross-dock per la ventilazione e successiva distribuzione last-mile verso PDV e horeca”.

Il cross docking è una strategia distributiva snella (lean logistics) di grande importanza nella GDO anche perché può essere applicata a tutti i tipi di merci: prodotti finiti, componenti destinati alla fabbrica, articoli destinati ai negozi. Si tratta di  una tecnica di preparazione degli ordini che evita lo stoccaggio, abilita lo smistamento (ventilazione) ed aumenta la velocità di consegna alla destinazione finale.

Quando la merce raggiunge i magazzini si attivano diverse strategie, a seconda del tipo di servizio concordato col cliente, con stoccaggio o in distribuzione diretta. “La merce può essere stoccata per periodi più o meno lunghi, come accade ad esempio per l’alimentare ambient – spiega Grimaldi – e noi abbiamo sia un magazzino doganale, sia un magazzino fiscale”.

Espressioni come alimentare ambient, ambient food o meglio shelf-stable food, si riferiscono a prodotti alimentari che possono essere conservati e consumati a temperatura ambiente senza bisogno di refrigerazione o di altre condizioni di conservazione controllata: pasta secca, cereali, conserve, prodotti da forno e bibite.

L’alternativa allo stoccaggio è la distribuzione diretta. “Andare in distribuzione nel minor tempo possibile è il caso tipico dei prodotti alimentari freschi e freschissimi: la merce arriva in piattaforma, viene accettata e verificata tramite tecnologia RFID che dialoga direttamente con il WMS (warehouse management system), quindi viene sbancalata e ventilata: si fa il picking dal bancale di arrivo al bancale di destinazione”, che sarà un multi-referenza. A questo punto la merce è pronta per la distribuzione finale. La flotta comprende veicoli di dimensione variabile a seconda del luogo di destinazione e della quantità di merce. Il viaggio si svolge di notte per la distribuzione nel canale moderno e di mattina per il canale distributivo tradizionale e horeca.

In ciascuna di queste fasi bisogna garantire il monitoraggio della temperatura, che va quindi fatto lungo tutta la catena logistica, dalla produzione alla consegna. “Tutta la merce che i produttori consegnano a noi è monitorata e per la produzione ortofrutticola facciamo anche controllo qualità: analisi durezze, brix test, verifica e selezione calibri, temperature”.

Ma ormai questo non basta più: anche il consumatore deve essere puntualmente informato sulla gestione delle temperature, fino alla vendita ma anche post-vendita. Su questa fase, comunque, le etichette stanno aumentando la loro capacità di comunicare, al di là delle discussioni sul tipo di comunicazione che stiamo vedendo dentro e fuori la sede europea.

In Torello l’attività food & beverage è gestita da Dif, un network di 40 società di distribuzione last-mile basato su specificità (food & beverage), controllo della temperatura anche quando non è obbligatorio e trasparenza delle fasi logistiche.

Norme e attenzioni

La normativa è un punto di crescente attenzione, anche nella distribuzione, che spesso si scontra con norme o consuetudini che richiedono valutazione. “I riferimenti giuridici hanno a che fare con le norme Haccp in seno al ministero della salute e all’Atp (Agreement on the international carriage of perishable foodstuffs, ndr). Purtroppo, tra loro dialogano poco e anche l’adesione delle nazioni al sistema ATP è su base volontaria, per cui c’è poca omogeneità. Eppure, un’arancia o una mela restano tali anche se superano i confini geografici delle nazioni. Quindi perché non indicare in modo chiaro come gestire le temperature e basta?

I tre pilastri di Dif

Torello si occupa di logistica integrata (trasporto, magazzino, distribuzione) a temperatura controllata e non, per prodotti industriali, retail, fashion, food & beverage, industriale, health & beauty. DIF è un network, controllato dalla Torello, che ha 40 società di distribuzione last-mile italiane affiliate e si occupa di distribuzione di prodotti food & beverage alla giusta temperatura sia nel canale moderno, sia nel tradizionale/horeca. L’attività del network Dif si fonda su tra capisaldi: specificità, temperatura e trasparenza. I carichi dei veicoli alimentari devono essere composti esclusivamente da prodotti food & beverage. Nella logistica esiste una pratica errata che vede la pasta secca associata a carichi con pneumatici, merce pericolosa (Adr), hi-tech ed altro. La temperatura viene controllata sempre e comunque, anche per quei prodotti che per normativa non la necessiterebbero. Un esempio lampante lo sono i vini, le acque, gli olii evo, ma potremmo aggiungere anche i sottoli e in generale tutte quelle produzioni che esposte a sbalzi di temperatura eccessivi vedrebbero le loro caratteristiche organolettiche alterarsi. La trasparenza delle fasi logistiche, verso i clienti e verso il consumatore, è in continua crescita. •

Cold logistics, an advantage for made in Italy productions

In the food sector, standards are often not sufficient to guarantee quality and branding. Cold chain offers the possibility of doing more than absolutely necessary and guaranteeing growth

The decisive role of logistics is increasingly recognized internationally. Made in Italy productions, which also require safeguards and protections, often offers processes and technologies that even large competitors do not consider, giving up a competitive advantage to our goods and our technologies.

In recent years, also due to health and geopolitical events, logistics has gradually added to the traditional role of distribution and shelf availability the reputation of the brand that signs the products and the guarantee of the original and differentiating characteristics. The fibrillation between branded products of growing chains confirms the importance of processes in long-term commercial success.

To obtain immediate but sustainable results, however, it is necessary to make prudent choices along the entire value chain, making use of suppliers who put product quality first throughout the entire cold chain. We take care of the complete management of the chain, starting from the collection phase at the production site up to delivery at the two channels, both modern and traditional one. The customer prepares and packs the pallets with the goods, which can be single or multi-reference.

Daniel Grimaldi, Marcom Coordinator of Torello Trasporti, explained: ‘Let’s consider, for simplicity, the case of single-reference pallets, with which we mainly work, with loads of various types.

As a point of reference, a regular line truck can load 33 non-stackable European pallets (for reasons of weight, fragility, ADR, etc.) or a maximum of 66 overlapping stackable pallets – depending on various characteristics – with a maximum generally equal to 24,000 kg.

Grimaldi, speaking of articulated lorry, a truck with a rear loading platform, continued: ‘Our complete load consists of 33 pallets for primary distribution to Ce.Di (distribution centres, ed), large-scale distribution or to our own warehouses for storage’. Sometimes the load destined for Ce.Di. large-scale distribution, our cross-dock platforms for ventilation and subsequent last-mile distribution towards stores and ho.re.ca.’

Cross docking is a lean distribution strategy (lean logistics) of great importance in large-scale distribution also because it can be applied to all types of goods: finished products, components destined for the factory, items destined for stores. It is an order preparation technique that avoids warehousing, enables sorting (ventilation) and increases the speed of delivery to the final destination.

When the goods reach the warehouses, various strategies are activated, depending on the type of service agreed with the customer, with storage or direct distribution. Grimaldi explained: ‘The goods can be stored for more or less long periods, as it happens for example for ambient food and we have both a customs warehouse and a fiscal warehouse’.

Such expressions as ambient food, or better shelf-stable food, refer to food products that can be stored and consumed at room temperature without the need for refrigeration or other controlled storage conditions: dry pasta, cereals, preserves, baked goods, and beverages.

The alternative to storage is direct distribution. ‘Going to distribution in the shortest possible time is the typical case of fresh and very fresh food products: the goods arrive on the platform, are accepted and verified via RFID technology, which communicates directly with the WMS (warehouse management system), then they are unpacked and ventilated: picking takes place from the arrival pallet to the destination pallet’, which will be a multi-reference one.

At this point the goods are ready for final distribution. The fleet includes vehicles of variable size depending on the place of destination and the quantity of goods. The journey takes place at night for distribution in the modern channel and in the morning for both traditional distribution channel and ho.re.ca.

In each of these phases it is necessary to guarantee temperature monitoring, which must therefore be done along the entire logistics chain, from production to delivery. ‘All the goods that producers deliver to us are monitored and for fruit and vegetable production we also carry out quality control: hardness analysis, brix test, verification and selection of calibres, temperatures’.

But now this is no longer enough: the consumer must also be promptly informed on temperature management, right up to the sale, but also after the sale. On this stage, however, labels are increasing their ability to communicate, beyond the discussions about the type of communication we are seeing inside and outside the European headquarters.

For Torello, the food & beverage business is managed by Dif, a network of 40 last-mile distribution companies based on specificity (food & beverage), temperature control even when it is not mandatory, and transparency of the logistics phases.

Rules and attentions

Legislation is a point of growing attention, also in distribution, which often clashes with rules or customs that require evaluation. ‘The legal references have to do with the Haccp standards within the Ministry of Health and the Atp (Agreement on the international carriage of perishable foodstuffs, ed). Unfortunately, there is little dialogue between them and even the adhesion of nations to the ATP system is on a voluntary basis, so there is little homogeneity. Yet, an orange or an apple remains the same even if it crosses the geographical borders of nations. So why not clearly indicate how to manage temperatures and that’s it?

The three pillars of Dif

Torello deals with integrated logistics (transport, warehouse, distribution) at controlled and non-controlled temperature, for industrial, retail channel, fashion, food & beverage, industrial, health & beauty products. Dif is a network, controlled by Torello, which has 40 affiliated Italian last-mile distribution companies and deals with the distribution of food & beverage products at the right temperature both in the modern channel and in the traditional/ho.re.ca. channel. The activity of Dif network is based on three cornerstones: specificity, temperature, and transparency. In logistics there is an incorrect practice which sees dried pasta associated with loads with tyres, dangerous goods (Adr), hi-tech, and more. The temperature is always and in any case controlled, even for those products which by law do not require it. A clear example are wines, waters, extra virgin olive oils, but we could also add pickles and in general all the products that exposed to excessive changes in temperature would see their organoleptic characteristics alter. The transparency of the logistics phases, towards customers and towards the consumer, is constantly growing.

 

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