Dal trasporto allo stoccaggio nei mercati, dall’acquisto dei prodotti agli investimenti nei centri commerciali: l’agro mafia è attivissima in tutti i settori dell’agroalimentare nazionale, come evidenzia una recente nota di Coldiretti. «Con pericolosi effetti sulle tasche degli italiani e sul reddito delle imprese agricole, rincari anomali dei prezzi e aumento dei costi», ha commentato il presidente dell’associazione, Roberto Moncalvo, sulla scia dell’operazione della Dia che ha smascherato le attività illegali gestite dal clan dei Galatolo, nel campo dell’ortofrutta e del suo indotto.
Secondo i dati diffusi da Coldiretti, il volume d’affari complessivo delle organizzazioni mafiose nel mercato agroalimentare è salito a circa 14 miliardi di euro nel 2013, segnando un +12% rispetto a due anni prima. L’associazione delle aziende agricole ha citato anche un’indagine conoscitiva dell’Antitrust, che segnalava i ricarichi fino al 294% dei prezzi dei prodotti ortofrutticoli, nel caso di una filiera “lunga” con tre o quattro intermediari. Come agiscono i gruppi malavitosi? Non solo moltiplicando i passaggi per arrivare dal contadino al distributore finale (mercato, fruttivendolo o supermercato che sia), ma anche imponendo i propri servizi di trasporto, falsificando le etichette di provenienza e gestendo un monopolio negli acquisti. Il risultato è che i prezzi pagati dai consumatori lievitano, mentre alle imprese agricole restano spesso le briciole. Agendo in questo modo, termina Coldiretti, i clan mafiosi distruggono la concorrenza e compromettono «in modo gravissimo la qualità e la sicurezza dei prodotti, con l’effetto indiretto di minare profondamente l’immagine del made in Italy».
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