Record per l’export italiano di ortofrutta, oltre 6 miliardi di euro nel 2024

Crescono del 9% anche i volumi, ma le importazioni in quantità superano le esportazioni in base ai dati di Fruitimprese  

Le mele sono il prodotto più esportato dall'Italia
Incremento a due cifre per le mele, che si confermano il prodotto più esportato dall'Italia

L’anno 2024 segna un nuovo record per le esportazioni italiane di ortofrutta fresca che superano per la prima volta i 6 miliardi di euro di valore, con un incremento del 5,3% rispetto al 2023. Crescono anche i volumi, con un export di 3.751.017 tonnellate (+9%). I dati sono stati comunicati da Fruitimprese.

D’altra parte il settore è sempre più condizionato dalle importazioni che sfondano il tetto dei 4 milioni di tonnellate (+8,9%) e salgono del 12,9% in valore (5,692 mld di euro). Il saldo della bilancia commerciale rimane negativo in volume (importate 362.140 tons in più di ortofrutta fresca rispetto all’export) e si dimezza in valore, attestandosi a poco più di 364 mln di euro, in discesa del 48.6%.

Le performance dei comparti

I dati import/export dell'ortofrutta nel 2024 comunicati da Fruitimprese
I dati import/export dell’ortofrutta nel 2024

La frutta fresca, in controtendenza con gli altri comparti, cresce di più in valore (+8,7%) che in volume (+6,3%); molto bene le esportazioni di agrumi che salgono del 18,8% in quantità e del 11,4% in valore. Tuberi, legumi e ortaggi vedono incrementare le esportazioni del 12,1% in volume e confermano il dato in valore. Recupera la frutta secca le cui esportazioni segnano un ottimo +13,7% in volume ma in valore aumenta solamente dello 0,3%. Continua la crescita dell’export della frutta tropicale con un +9,5% in volume e + 8,8% in valore.

Bene le mele, kiwi in difficoltà

I prodotti ortofrutticoli più esportati e importati nel 2024, in base ai dati di Fruitimprese
I prodotti ortofrutticoli più esportati e importati nel 2024

Molto bene le esportazioni di mele che superano il miliardo di euro, in crescita del 12,18%. Male invece i kiwi, le cui esportazioni perdono quasi 1/4 delle quantità (-24,54%) e scendono del 3,27% in valore. Incidono il calo marcato delle produzioni dovuto alle fitopatie e all’attacco degli insetti e il contributo decisivo in termini di valore del kiwi giallo e rosso. Sull’uva da tavola scendono i volumi (-4.31%), ma salgono significativamente i valori, (+13,44%), dato che premia la scelta di privilegiare nuove varietà più remunerative.

Per quanto riguarda gli agrumi, i numeri dell’export di arance rimangono costanti (-0,58% in quantità e -5,64% in valore); crescono invece in modo significativo quelli dei limoni (+12,14% in volume e +5,36% in valore).

Molto bene l’export di pesche e nettarine, che supera le 100mila tonnellate. L’incremento attribuibile alle nuove varietà e a un innalzamento generale della qualità è piuttosto marcato: +37,1% in volume e +25,53% in valore. Ancora in discesa, infine, i dati dell’export di pere a causa delle note problematiche produttive legate alle fitopatie e alle gelate.

L’import

Passando all’import, continuano a scendere (-9,7% in volume e -16,3% in valore) le importazioni degli agrumi. Per tuberi legumi e ortaggi l’import sale del 17,9% in quantità e del 14,6% in valore. Cresce significativamente il valore della frutta fresca importata, con un +16% a fronte di un +6,5 in volume. Riparte l’import di frutta secca rispetto al 2023 con un +11,1% in quantità e +21,3% in valore. Bene anche la frutta tropicale +3,4% in volume e +6,5% in valore. Costanti i dati per banane e ananas; ancora molto bene l’import di avocado, ormai secondo prodotto tropicale per valore importato (oltre 161 milioni di euro, in crescita di 1/3)

Salvi: “L’Ue acceleri l’accordo sul regolamento delle Tea: in 10 anni perso l’80% delle pere, il 75% del kiwi e il 25% delle pesche”

Il presidente Marco Salvi sottolinea che il record di oltre 6 miliardi di euro di valore esportato assume un significato ancora più rilevante al cospetto delle crescenti difficoltà che stanno affliggendo gli operatori, come l’impossibilità di utilizzare il Canale di Suez che ha limitato fortemente le spedizioni di mele e kiwi verso l’India e gli altri Paesi del Sud-Est asiatico.

“A preoccupare il settore sono però altre problematiche, stiamo assistendo infatti a una inesorabile progressiva riduzione delle produzioni, negli ultimi 10 anni abbiamo perso il 80% del raccolto di pere, il 75% di kiwi e il 25% pesche.  Ormai il nostro problema principale sui mercati internazionali non è collocare il prodotto a un prezzo remunerativo, ma avere il prodotto da vendere, tanto che le aziende più strutturate stanno acquistando aziende agricole e creando joint venture all’estero per poter continuare a presidiare i mercati”.

L’appello è all’Ue a non limitare l’uso degli agrofarmaci, senza fornire soluzioni alternative percorribili. E a velocizzare l’accordo sul regolamento comunitario relativo alle Tea.  “Qualche speranza arriva dal recente discorso di insediamento del commissario europeo Hansen, il quale ha dichiarato pubblicamente che la Commissione valuterà attentamente (con alcuni distinguo) qualsiasi ulteriore divieto di pesticidi qualora non siano ancora disponibili alternative”.

 

 

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