Dopo l’inverno siccitoso un’aria polare ha portato gelate e grandinate nel Centro-Sud che rischiano di avere ulteriori colpi di coda in tutta la Settimana Santa. E si procede alla conta dei danni.
Le colture coinvolte e la stima dei danni
A risentire di più del maltempo sono state le colture in fiore e gli ortaggi di stagione. Colpite in particolare Emilia-Romagna, Puglia, Calabria, Campania e Lazio. Per Coldiretti la maturazione in anticipo delle primizie potrebbero essere bruciate dal gelo, in particolare peschi, albicocchi e ciliegi. Una situazione che rischia di aggravare la situazione di difficoltà del settore agricolo con circa 300mila imprese agricole che si trovano nelle aree più colpite dalla carenza di precipitazioni. Cia Agricoltori stima che sia andato perso almeno un 10% delle produzioni, escluse le piantagioni in serra o sotto coperture. Il presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri ritiene che sia a rischio almeno un quarto della produzione agricola.
Le aree colpite
Nel Lazio nei giorni scorsi una terribile grandinata aveva colpito campi di carote e indivie a ridosso della Capitale fino al mare. Nella zona Agro Pontino, coinvolti dalla brusca perturbazione i frutteti in fiore, in particolare le prugne. In Puglia, la grandine ha interessato principalmente pescheti, mandorleti e ciliegeti nell’Agro di Cerignola. Grosse raffiche di vento hanno investito la Campania, destando preoccupazioni sono per pescheti e noccioleti.
In Emilia Romagna, tra mercoledì e giovedì, le temperature sono scese fino a -5° C, come risulta da un monitoraggio di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini. Le gelate rischiano di compromettere la produzione dei frutteti, in particolare peschi, albicocchi, peri, susini, ciliegi e kiwi. Drammatica la situazione per molti agricoltori della provincia di Bologna, soprattutto nella Valsamoggia. Con la temperatura scesa sottozero, le gelate tardive si sono abbattute su albicocchi, ciliegi, peschi, susini e kiwi. Secondo Confagricoltura Bologna si stima una perdita del 50% della produzione. Per le albicocche è andato perso circa il 70% del potenziale produttivo. Le gelate tardive di questi giorni hanno investito anche pereti e meleti nella fase di fioritura e allegagione, le piante di kiwi e kaki appena germogliate, con danni ingenti a Modena, Ferrara e Bologna. In Trentino, in Val di Non, si sono accesi fuochi tra i filari dei ciliegi per aumentare le temperature.
Quali soluzioni?
Per Cia, resta centrale il ruolo della ricerca scientifica e la necessità di nuove tecnologie per l’evoluzione assistita (Tea) per avere piante più resistenti agli stress climatici. Va poi agevolata e promossa l’automazione per la gestione integrata delle colture e la protezione attiva dalle calamità, con il contributo di adeguati strumenti di gestione del rischio. “Ci sono difficoltà per trovare le coperture assicurative e mancano regole certe nel funzionamento del Fondo AgriCat sulle avversità catastrofali in agricoltura” rileva Alberto Mazzoni, presidente della circoscrizione di Confagricoltura Forlì. “Nel nostro territorio i sistemi di difesa attiva più diffusi sono i ventoloni e gli impianti antibrina, ma questi ultimi hanno bisogno di acqua per funzionare” fa notare Michele Ghetti, presidente di Anga Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini e frutticoltore forlivese. “Chi ha gli impianti antibrina è riuscito in qualche modo a limitare i danni, ma molte altre aziende agricole, che hanno utilizzato strumenti diversi, come teli o ventole, hanno subito ingenti danni. Richiediamo il massimo supporto alle istituzioni per un aiuto immediato” invoca Guglielmo Garagnani, presidente di Confagricoltura Bologna.