Le rose Fairtrade importate in Europa dal Kenya hanno un impatto sulle emissioni di gas serra 5,5 inferiore e consumano 6,5 volte meno energia rispetto alle rose olandesi. Lo sostiene una ricerca commissionata da Migros e Fairtrade per il mercato svizzero, che ha cercato di capire il diverso impatto ambientale dei fornitori di diversi Paesi.
Da Kenya, Etiopia, Tanzania ed Ecuador i maggiori prodotti certificati
La minore impronta di carbonio dei fiori del commercio equo e solidale, nonostante il trasporto aereo, deriverebbe dal fatto che i fiori Fairtrade crescono in serre riscaldate e illuminate naturalmente, grazie all’abbondante luce solare nei Paesi di origine. Un plus rispetto a quelli coltivati con calore e luce artificiali in Europa.
Lo standard di lavoro di Fairtrade stabilisce criteri che mirano a garantire regolari contratti di lavoro e corrette condizioni nelle piantagioni. Dal 2014 Fairtrade certifica anche piante provenienti da allevamenti di propagazione. Le talee possono quindi essere vendute a commercianti certificati Fairtrade, che continuano a coltivarle in vivai e orti.
Il mercato dei fiori Fairtrade è costituito da 72 organizzazioni di produttori che impiegano circa 69 mila lavoratori su 2800 ettari di cui il 45% donne. La produzione annua è di 625 milioni di fiori venduti certificati Fairtrade. Kenya, Etiopia, Tanzania ed Ecuador i principali Paesi produttori. A livello generale l’industria dei fiori vede tra i primi posti Ecuador, Kenya, Paesi Bassi e Sri Lanka.
