Findus Italia, leader del mercato surgelati, ha avviato uno studio con l’Università degli Studi della Tuscia per stilare un protocollo di linee guida per conservare e migliorare la biodiversità nelle proprie aziende agricole che coltivano le verdure, circa 700 su tutto il territorio nazionale.
Il monitoraggio su 7 aziende “tipo”: entro 6 anni tutti i prodotti vegetali e ittici e saranno approvvigionati in modo responsabile
Lo studio durerà 5 mesi e ha l’obiettivo di valutare e monitorare la biodiversità di tre aree dove è maggiore il numero di aziende agricole che lavorano con Findus. Si tratta di sette aziende agricole “tipo”: tre situate nell’Agro Pontino, dove vengono coltivati gli spinaci; due nel Fucino (in provincia dell’Aquila), da dove arriva la celebre Patata del Fucino Igp, ma anche le carote; e due nell’area della Capitanata, in particolare nel Foggiano, dove vengono coltivati pomodori, sedano, spinaci e zucca.
“Entro i prossimi 6 anni tutti i nostri prodotti ittici e i nostri vegetali saranno approvvigionati in modo responsabile. E stiamo mettendo in atto una serie di operazioni che ci porteranno a ridurre le emissioni di Co2” fa sapere Renato Roca, direttore Marketing Findus.
Nei prossimi anni potrebbero estinguersi 1 milione di specie vegetali e animali
Il lavoro è già entrato nel vivo attraverso l’installazione di 12 stazioni di monitoraggio per il rilevamento della vegetazione di interesse e l’identificazione della fauna presente. Lo studio di questi dati, che si concluderà nel corso dell’estate, sarà volto alla stesura delle linee guida. Serviranno a individuare la tipologia di interventi e le liste di specie vegetali da utilizzare. Il progetto sarò progressivamente esteso a tutte le aziende agricole con cui Findus collabora.
Findus è da tempo impegnata sul fronte della sostenibilità, come dimostra l’adesione alla Sustainable Agricolture Initiative Platform (SAI Platform). Nei prossimi anni potrebbero estinguersi 1 milione di specie animali e vegetali, circa 1/8 di quelle che popolano il pianeta. Il dato shock è stato annunciato dalla Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e gli ecosistemi (Ipbes).