Cresce la richiesta di prodotti biodinamici: diversi studi scientifici riconoscono un maggiore contenuto di antiossidanti. La pandemia ha ulteriormente spinto la domanda, verdure a foglia, quarta gamma. “Abbiamo stimato un +28% considerando anche i mercati europei: considerata la flessione per l’horeca e i mercatini, l’impennata nella gdo è di molto superiore, all’incirca di un terzo” fa sapere Carlo Triarico, presidente dell’Associazione per l’agricoltura biodinamica. “Già oggi i buyer hanno la disponibilità a triplicare gli acquisti in Italia, ma si aspettano formazione delle aziende come avviene nei Paesi nostri competitor per avere prodotti eccellenti”.
Presidente, com’è la salute della produzione biodinamica?
C’è una diffusione crescente dell’agricoltura biodinamica in Italia. I soci sono un migliaio. La stima dal ministero dell’Agricoltura è che 4500 aziende applicano le tecniche dell’agricoltura biodinamica. Di queste il 10% arriva a conseguire il certificato Demeter. Come richiesta di certificazione lo scorso anno abbiamo avuto un aumento di 173 aziende in un solo anno. Da anni l’offerta non riesce a soddisfare la domanda. Già oggi i buyer hanno manifestato la disponibilità a triplicare gli acquisti in Italia.
Qual è l’ostacolo allora?
In Italia non c’è un’università che abbia una cattedra di biodinamica biodinamica e la legge di settore è ferma al Senato da 18 mesi. . Il ministero ha da poco creato un comitato per la ricerca in agricoltura biologica e biodinamica, di cui io sono membro permanente. In queste condizioni abbiamo difficoltà a dare una solida formazione alle aziende per offrire l’eccellenza che serve sul mercato.
Anche in Spagna, nostro concorrente, sta crescendo l’agricoltura biodinamica. I buyer ci dicono che preferiscono il prodotto italiano, ma nella Penisola Iberica lo Stato si organizza per favorirli. E il rischio è che si rivolgano lì.
Non c’è anche un problema di prezzo e insufficiente distribuzione?
In Nord Europa il biodinamico è considerata il top del bio: in Italia è meno noto, ma L’interesse c’è. Esselunga lo scorso anno ha finanziato il nostro convegno. Ci ha raccontato che il biodinamico Demeter è il 2,5% dei suoi acquisti del bio. Ben oltre l’1% che è la quota produttiva generale. Dunque chi cerca qualità alla fine si imbatte nel biodinamico.
A che punto è la legge sul bio e biodinamico?
Ferma in Senato da 18 mesi, dopo un passaggio alla Camera rapidissimo e quasi all’unanimità. La legge è importante perché soprattutto decide che questo Paese deve investire in formazione e ricerca, snodo fondamentale per competere.
La pandemia ha acceso l’attenzione sui prodotti che difendono il sistema immunitario, con il boom di arance e agrumi: c’è stato un impatto sui prodotti biodinamici?
Sì, la richiesta è aumentata enormemente. Abbiamo stimato un +28% considerando anche i mercati europei. Considerata la flessione per l’horeca e il fermo dei mercatini, l’impennata nella gdo è di molto superiore, di circa un terzo. C’è stata molta richiesta per le verdure a foglia, quarta gamma, frutta di stagione, diverse aziende ci parlano di un 50%. Le aziende si sono dovute ingegnare per evaderla.
Noi vorremmo raddoppiare il numero delle aziende biodinamiche per avere massa critica e competere in un mercato che sta esplodendo. Per l’e-commerce stiamo lavorando sulla comunicazione attraverso sistemi informatici innovativi più che sulla vendita diretta.
Ci sono stati diversi studi, da quello dell’Università di Firenze ad altri di istituti europei e americani, che hanno sottolineato la qualità nutraceutica del prodotto biodinamico.
Nei prodotti biodinamici, dicono diverse pubblicazioni scientifiche, c’è quantità di principi attivi superiori, come antiossidanti, anche in misura doppia. La Regione Puglia ha deciso recentemente di inserire l’agricoltura biodinamica nell’Apulian Life Style, la delibera regionale che indica lo stile di vita più adatto alla salute pubblica.
Oggi l’agricoltura biodinamica è conosciuta soprattutto per il vino: cosa manca per fare conoscere l’intera produzione?
Il vino è uno dei pochi settori in cui il consumatore ha capito che è giusto pagare di più per avere il prodotto di qualità in genere. L’augurio è che i nostri prodotti italiani abbiano la chance di essere pagati bene come nel vino. Dove siamo distintivi per la qualità, ce la facciamo. All’estero avviene: un finocchio da 300 grammi in biodinamica è pagato come un chilo da noi. Dove scatta questo aspetto, la biodinamica diventa vincente.