Marco Eleuteri, neo presidente della Op Armonia, racconta i piani di sviluppo di due importanti mercati, ciliegie e pesche e nettarine piatte. L’Organizzazione di produttori ortofrutticoli, con sede a Battipaglia, (Sa) associa 80 agricoltori dislocati nel Centro-Sud d’Italia, per un totale di 1.500 ettari di coltivazioni. Il bilancio d’esercizio 2020 ha registrato un fatturato di 24 milioni di euro, in aumento del 20% sull’anno precedente.
La quota export è del 22,5% sul totale dei ricavi e la grande distribuzione organizzata si conferma il primo canale di vendita, con una percentuale del 78% sul totale. In crescita anche i risultati della produzione in agricoltura biologica che arriva al 20% di quella complessiva. I numeri dei primi tre mesi del 2021 confermano il trend positivo: il risultato delle vendite è stato di 8 milioni di euro, in crescita del 23% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Come si prospetta la campagna di quest’anno delle ciliegie di Op Armonia, ci sono progetti di collaborazione con qualche retailer?
La campagna è iniziata con circa 10 giorni di ritardo, che all’incirca ha riguardato tutte le Drupacee in tutti gli areali produttivi italiani. La varietà con cui abbiamo iniziato è la Bigarraux con cui andremo avanti fino a fine mese, per poi passare alla varietà Giorgia e terminare all’inizio di luglio con la Ferrovia.
In questa campagna stimiamo di lavorare tra i 3.000 e i 4.000 quintali di prodotto, per lo più di fascia alta/medio-alta. Nel corso degli ultimi anni, infatti, abbiamo progressivamente alzato il livello qualitativo, come un po’ con tutti gli altri prodotti del gruppo, visto anche il sempre maggior peso della nostra linea premium Dolce all’interno della nostra offerta commerciale, per cui è stato necessario adeguare la produzione alle esigenze di posizionamento commerciale dell’azienda. Con le ciliegie questo ha significato selezionare fortemente produttori e aziende agricole associate in funzione del nostro mercato. Quindi produzioni con un calibro medio sostenuto e un giusto grado di maturazione. Lavorando essenzialmente per il mercato nazionale, riusciamo a far raccogliere il prodotto con uno stadio di maturazione tale da esaltare al massimo l’aspetto gustativo della frutta. Abbiamo già previsto diverse attività a volantino con Dolce Ciliegia in collaborazione con alcuni nostri distributori. Come siamo soliti fare, anche con altri prodotti della linea Dolce sosterremo tali attività promozionali con uscite pubblicitarie in co-branding insieme alle insegne distributive in diversi media diffusi nei territori interessati da tali attività.
Quali sono i plus delle ciliegie Op Armonia, come garantire la qualità in fase di lavorazione?
Per la lavorazione delle ciliegie, utilizziamo una calibratrice di ultima generazione che separa per calibro e colore i frutti, subito raffreddati e disinfettati grazie all’immersione degli stessi nella calibratrice, in acqua fredda (2 gradi) e ozonizzata (questo per preservare al massimo la freschezza del prodotto). Le operazioni di riempimento dei cestini vengono fatte a mano su appositi banchi di acciaio ben illuminati, in modo da garantire al massimo la qualità del prodotto finale. Un’impostazione sicuramente più di stampo “artigianale” che industriale, come del resto avviene anche per gli altri prodotti confezionati della linea Dolce.
La Op sta investendo su nuovi impianti produttivi e nel miglioramento varietale, attraverso per esempio la collaborazione con il Crea per le clementine: ci sono progetti anche per le ciliegie?
L’anno scorso, a maggio, avevamo organizzato a Bisceglie il primo di una serie di incontri con diversi breeder e agronomi specializzati in cerasicoltura per proporre a tutti gli agricoltori interessati alcune novità, sia in termini varietali sia agronomici, per favorire un percorso di ammodernamento di questa coltura con i nostri produttori. La pandemia ci ha costretti però a cancellare l’evento, ma il progetto è solo rimandato: l’idea è quella di realizzare, già forse da quest’anno, un campo sperimentale dove provare sia nuove varietà, sia nuove tecniche colturali, per migliorare lo status della nostra cerasicoltura. Un’esigenza particolarmente sentita dopo due annate (2019 e 2020) in cui il clima ha influito molto negativamente sull’intero tessuto produttivo cerasicolo pugliese.
Non appena possibile, organizzeremo anche quegli incontri informativi che la pandemia ha appunto impedito, con cui cercheremo di rappresentare quello che è il panorama attuale dell’innovazione in questo settore. La Op Armonia, in questo modo, intende proporsi come strumento di aggregazione, che sia al tempo stesso di supporto tecnico-agronomico, ma anche di sostegno economico-finanziario, in un epoca in cui l’innovazione e la distintività dell’offerta passeranno sempre di più per un “sistema di breeder” organizzato e legalmente sempre più tutelato, che privilegerà inevitabilmente interlocutori con dimensioni adeguate a sostenere investimenti e progetti produttivi.
Quali aspettative e novità per la produzione estiva, come per le pesche e nettarine piatte, a oggi siete il maggior produttore italiano?
Per le pesche piatte, in termini di superficie coltivata, abbiamo raggiunto i 130 ettari (100 nelle Marche e 30 in Campania): di questi, 50 ettari sono di nuovi impianti realizzati tra il 2018 e il 2020. Questo oggi ci consente di produrre pesche piatte con un alto grado di omogeneità di prodotto, dall’inizio di maggio all’inizio di settembre. Abbiamo iniziato a investire in ricerca nel 2015 con il Crea di Roma. Negli anni si sono aggiunte collaborazioni sia con i maggiori breeder privati sia con istituti di ricerca pubblici come l’Irta di Lerida (in Catalogna, Spagna), probabilmente l’istituto più all’avanguardia al mondo per questa particolare tipologia di pesca. Un’attività di ricerca e sperimentazione che ci impegna sempre di più ogni anno perché l’evoluzione, anche per questa particolare tipologia di frutta, corre sempre più veloce.
Negli ultimi 3 anni ha riguardato soprattutto la nettarina piatta, sebbene la superficie oggi coltivata sia ancora esigua (2 ettari piantati nel 2019: 3 lo saranno a settembre di quest’anno, altri 6 sono previsti all’inizio del 2022). Ma qui la prudenza è d’obbligo: si tratta di una tipologia di frutta solo all’inizio del suo percorso evolutivo e per cui è in corso un’intensa attività internazionale di breeding. È del tutto probabile che nei prossimi anni saranno selezionate varietà migliori rispetto a quelle oggi disponibili, col rischio di renderle rapidamente obsolete. Noi stiamo cercando di osservare e anticipare ogni novità varietale utilizzando diverse combinazione di portainnesti e coltivandole nei nostri ambienti produttivi marchigiani. Ma i tempi dell’agricoltura non consentono scelte affrettate: se è facile immaginare cosa accadrà, più difficile è prevederne modalità e tempi.