Joinfruit è un’Organizzazione di produttori ortofrutticoli che ha iniziato a operare nel 2016. Rappresenta circa 1700 ettari di coltivazione, la stragrande maggioranza nella provincia di Cuneo. Ma si estendono anche a Latina, oltre che in Veneto e in Calabria; oltre 180 produttori, e soci quali Sanifrutta, Ponso, Trybeca, Maero Frutta, Naturegrow e Coofrutta. Si avvale di 6 centri di lavorazione per oltre 80 mila tonnellate di prodotti e un fatturato di 54 milioni realizzato in soli 5 anni di attività. Il nuovo progetto è l’accordo tra l’Op e il Consorzio Ramassin del Monviso-Valle Bronda per la promozione e commercializzazione del Ramassin, piccola susina blu-violetta, presidio Slow Food ed eccellenza del territorio saluzzese. La commercializzazione nella gdo partirà a luglio, con la lavorazione del prodotto nei magazzini di uno dei soci dell’Op, la Ponso Cooperativa Agricola di Saluzzo, e l’utilizzo di un packaging ad hoc. “Ogni nostra realtà ha un talento, data dalla specificità di quello che produce: mettendole insieme diamo maggiore redditività” spiega Bruno Sacchi, direttore di Joinfruit.
Qual è il piano sul Ramassin, ci sono già intese con qualche insegna?
Stiamo già lavorando con un paio di insegne. È una susina che ha areali di produzione molto ristretti: noi abbiamo sposato il prodotto del Monviso-Valle Bronda, che ha caratteristiche organolettiche eccellenti, anche se non è semplice da trattare. Lavoreremo a quattro mani con il Consorzio per mantenere intatta l’identità della provenienza valorizzata anche dal presidio Slow Food. La produzione è limitata, circa 100 tonnellate e si concentra in luglio. Partiremo in gdo con circa 50 tonnellate. Faremo investimenti in comunicazione: purtroppo non abbiamo pianificato iniziative sui punti di vendita a causa della pandemia. Utilizzeremo molto i canali digital e social. Punteremo molto sulla comunicazione del territorio. Lo scorso anno abbiamo promosso gli aperitivi con la frutta al Castello di Manta con il Fai.
Quali sono i numeri di JoinFruit, che è socia anche della Grande Bellezza, quale la mission?
Nel nostro dna c’è l’aspetto, forte, di legame al nostro territorio, che è geograficamente ai piedi del Monviso. Vogliamo mettere aziende in rete condividendo opportunità. Ogni nostra realtà ha un talento, data dalla specificità di quello che produce e mettendole insieme siamo sicuri di dare maggiore redditività. Senza perdere di vista che ogni nostra scelta è valutata nell’ottica della sostenibilità.
Abbiamo un gruppo di produttori di kiwi in provincia di Latina, importante bacino di produzione. Grazie all’attività di scouting abbiamo sposato un progetto in Calabria, con cui abbiamo accompagnato un gruppo di produttori di Rocca Imperiale a costituirsi in cooperativa e ad aderire alla Op con l’obiettivo di promuovere e valorizzare il Limone Igp di Rocca Imperiale. In Veneto abbiamo un socio, una cooperativa, storica del Veronese, che ha creduto nel nostro progetto di alzare l’asticella e corrisponde al nostro obiettivo di diversificazione dei territori.
Dalla Mela Rossa Cuneo Igp alla pera Nashi: qual è il core business della produzione?
Le mele, di cui siamo il secondo operatore in Piemonte con oltre 43 mila tonnellate, rappresenta il core business: non solo la Rossa Cuneo Igp, ma anche altre varietà. La nostra filosofia è che ogni prodotto trascina l’altro. A seguire, come volumi, le Drupacee, pesche e nettarine, oltre 10 mila tonnellate, poi le susine, i kiwi. E via via pera Nashi, un prodotto di nicchia che dà molte soddisfazioni, piccoli frutti come mirtilli e lamponi, ciliegie, sui cui investiremo molto nei prossimi anni, i limoni e le albicocche. Tutti i prodotti hanno una presenza continuativa nella gdo italiana ed estera.
Come lavora l’Op in campo?
Utilizziamo la lotta integrata, ma stiamo lavorando a disciplinari per ridurre ulteriormente l’uso dei fitofarmaci. La gdo, che è il nostro punto di riferimento, ci dà paletti molto rigorosi sui residui, ma in generale la nostra filosofia è di offrire al consumatore un prodotto salubre, con parametri di sicurezza che vanno ben oltre i limiti imposti dalla legge. Abbiamo anche un socio, Maero, specializzato nel bio.
Dove si concentreranno i prossimi investimenti e progetti futuri?
Abbiamo un progetto per il 2021 che mira a far arrivare in maniera più diretta al consumatore finale l’identità di tutti i prodotti dell’Op sfruttando i canali social e digital. Investiremo molto nel digitale nei prossimi due anni ed è previsto, inoltre, un importante piano d’investimenti sui nostri impianti produttivi nel prossimo futuro.