Le ottime rese e soprattutto l’alta qualità, la pluralità di offerta, dalle tradizionali e sempre eccellenti uve con semi alle già conosciute o nuovissime apirene, un calendario di offerta lungo ormai 6-7 mesi, dalla fine di giugno sino a metà gennaio, la massima versatilità nelle modalità adottate di packaging e presentazione. È partendo da questi punti di forza che Giacomo Suglia, amministratore della Ermes snc di Noicàttaro (Ba), traccia un quadro positivo, a dir poco promettente, del comparto pugliese (e nazionale, visto che la Puglia garantisce l’80% dell’offerta italiana) dell’uva da tavola. E lo fa con la competenza e lungimiranza che gli derivano non solo dall’esperienza di un’azienda specializzata nella produzione (30 ha) e commercializzazione di uva da tavola, ma anche dagli incarichi di presidente dell’Associazione dei produttori esportatori ortofrutticoli pugliesi (Apeo), le cui aziende assommano il 75-80% dell’offerta regionale, e di vicepresidente nazionale di Fruitimprese, cui l’Apeo è associata.
«Malgrado la crisi economica sempre più diffusa, che porta con sé un immancabile calo di consumi e prezzi, e la sfiducia, anche psicologica, nelle prospettive dell’economia italiana, noi operatori facciamo affidamento sul comparto perché ne conosciamo la forza. Quest’anno scontiamo rese più basse della media, poiché l’inverno caldo ha impedito il pieno soddisfacimento del fabbisogno in freddo e quindi limitato la completa fruttificazione delle gemme. In compenso la qualità è ottima. Le prime varietà con semi, Black Magic e Victoria, hanno accusato un ritardo della raccolta di circa dieci giorni e prezzi in calo del 15%. L’uva delle varietà Italia, Red Globe e Palieri è più che eccellente. Le uve apirene, che, esprimendo la tendenza degli ultimi anni, sono le uniche varietà a veder aumentare la superficie investita, sono anch’esse di alta qualità, ma lamentano, non essendo autoctone, basse rese: perciò il consumatore o le paga di più, godendo della migliore qualità rispetto alle apirene concorrenti, oppure si deve accontentare delle apirene provenienti dalla Spagna o da altrove, meno costose ma di qualità nettamente inferiore».
Confermando la tendenza all’allargamento crescente del mercato, dalla Puglia le uve partono per gran parte del mondo, aggiunge Suglia. «Innanzitutto verso l’Europa: la Germania è il primo paese acquirente, seguono Francia, Svizzera, Benelux, poi Inghilterra e paesi scandinavi, cioè Svezia, Norvegia, Finlandia e Danimarca, infine l’Est europeo, che mostra qualche difficoltà nei pagamenti. In secondo luogo verso i paesi del Golfo Persico, Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Qatar, e in direzione di Stati Uniti e Canada».
Già prima della crisi, poi ancora di più sotto la sua spinta, l’offerta pugliese ha imparato a distinguersi anche per il pieno rispetto delle norme fitosanitarie, sia di quelle obbligate dalla legislazione italiana e comunitaria sia di quelle richieste dalla gdo, sottolinea Suglia. «Ormai quasi tutte le aziende ricorrono ad agronomi, quali responsabili della gestione del vigneto, della qualità in magazzino, ecc. Inoltre pongono estrema cura nel confezionamento, ad esempio offrendo l’accattivante cestino da 0,5 kg con tre grappoli, porzioni monouso, di uve apirene di colore diverso: verde, rosso e nero. Il livello di professionalità, per la produzione e il confezionamento, in Puglia e in Italia è davvero molto alto».