“La gente come noi non molla mai” cantano in coro per esorcizzare la paura i lavoratori del Gruppo Rago di Battipaglia, tra le maggiori aziende produttrici di baby leaf in Europa. Ma il Coronavirus fa danni alla quarta gamma che sconta la minore shelf-life. “Un calo fino al 50% che arriva al 60% per l’export” sottolinea Rosario Rago, direttore commerciale nonché vicepresidente di Confagricoltura Salerno. “È un momento difficile: serve un’iniezione di liquidità per risollevare le imprese dai mancati fatturati” il suo appello al ministero.
In emergenza Coronavirus, i consumatori privilegiano prodotti più durevoli, come le mele confezionate, surgelati e alimenti che rafforzano il sistema immunitario, come le arance: che dati avete di vendita per la quarta gamma?
“Registriamo un calo dal 20 al 50% a seconda del cliente. Un po’ meno lo spinacino per l’export ma per l’Italia la flessione è orizzontale su tutti i prodotti. Comprese le baby leaf, sia in prima che in quarta gamma, che hanno ancora un calo maggiore non avendo lunga shelf-life”.
Da quanto va avanti questa situazione?
“È ormai un mese che stiamo rallentando: stiamo però mantenendo tutta la manodopera, in caso ci possano essere dei picchi per potere evadere la domanda. È un momento difficile: si vende poco e abbiamo costi maggiori”.
Avete anche problemi di reperimento di manodopera?
“Sì, ma più legati alla paura. Abbiamo un 50% di stagionali per la parte agroalimentare e per la parte agricola solo stagionali. Dovrebbe essere un momento di alto consumo ma quest’anno siamo a meno 50%. Abbiamo buona parte della produzione che non viene raccolta ma buttata”.
Non ci sono invece problemi di distribuzione o logistici?
“No, quelli al momento no”.
Sulla sicurezza avete adottato diverse misure.
“Sì diverse misure di prevenzione. Distributori di disinfettanti, divisori sulle linee, mascherine, guanti, cuffie, strumentazioni per rilevare la temperatura corporea. Abbiamo il problema che si vende poco ma i costi schizzano. Abbiamo messo Amuchina ovunque, battericidi, ogni giorno si sterilizza tutto, uffici, parte intorno al capannone. Un pacchetto di mascherine da 50 le pagavamo 2,15 euro: oggi si paga 10 euro. E ogni giorno la mascherina va cambiata. Si sono triplicati i costi dei guanti, raddoppiati quelli della carta”.
Avete intenzione di diminuire gli investimenti?
“No, avevamo in programma un ampliamento dello stabilimento di Battipaglia ma lo abbiamo fermato. Dobbiamo guardare avanti e capire cosa si farà”.
Qual è la situazione dell’export?
“Per noi incide per il 40%, ma abbiamo una perdita del 60%. Esportiamo in 27 Paesi. Emirati Arabi sono fermi da un mese, non c’è linea aerea che consegna i cargo. Ferma la Bielorussia e la Croazia; ritirano poco la Germania, Inghilterra e Lituania. I prodotti con shelf-life più bassa vengono tagliati dalla vendita”.
Che appello lanciare?
“Le aziende avranno contraccolpi importanti, speriamo finisca presto. Ci aspettiamo un’immissione di liquidità che è l’unica cosa che può risollevare le imprese per i mancati fatturati”.