Esprime soddisfazione Romeo Fuser, presidente dell’Op Consorzio Funghi Treviso: “L’aumento della domanda della gdo, in periodo Coronavirus, è stata del 25-30 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno”. A sorpresa la quarta gamma vince sulla prima gamma. Il Covid-19 ha poi accelerato la richiesta del prodotto italiano e più naturale possibile. In arrivo, annuncia, nuove linee bio e dal 2021 la prima a residuo zero.
Com’è stata in questo periodo di emergenza Covid-19 la domanda dei funghi del Consorzio, nelle varie segmentazioni?
Abbiamo sia fungo fresco che trasformato: nei mercati all’ingrosso e rionali c’è stata una frenata importante, mentre nella gdo, dove va il 95% di prodotto confezionato, abbiamo numeri importanti: gli aumenti sono stati del 25-30 % rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Anche nei mercati rionali, quel poco che è arrivato, è esploso il trasformato rispetto allo sfuso.
Il ready to eat ha sofferto?
Noi non lo abbiamo registrato, anzi è cresciuto il prodotto pronto, già tagliato: più la quarta gamma rispetto alla prima gamma. Quest’ultima è aumentata un po’ grazie alle offerte del periodo pasquale. Di quinta gamma, invece ne facciamo poca.
Su quale varietà state puntando ora?
Ci stiamo concentrando sulla proposta dello champignon affettato pronto all’uso per le insalate. Siamo in un momento di stand by, perché ci sono alcuni tipi funghi, come il pioppino, a fine campagna. Quando comincia a far caldo finisce la produzione.
Che tipo di problematiche avete registrato? Manodopera, sicurezza?
Allo scoppiare della pandemia abbiamo avuto alcuni problemi: occupiamo personale cinese nella zona di Treviso: hanno manualità e versatilità importante. Alcune lavoratrici si sono impaurite e non si sono presentate. Altre invece, che dobbiamo ringraziare, hanno iniziato loro stesse a chiedere l’uso della mascherina. Siamo pertanto partiti in anticipo sui dispositivi di sicurezza.
Qual è stato il maggiore impatto della pandemia?
Di sicuro l’aver dovuto rispettare le norme di sicurezza ha aggiunto costi: abbiamo dovuto aumentare le linee di confezionamento, organizzare turni per la raccolta. Ci sono anche stati risultati: su oltre 500 dipendenti nessun caso di Coronavirus. E abbiamo comunicato che per tutto il periodo dell’emergenza non avremmo modificato i listini.
A Berlino avete lanciato Mio Bio, la nuova linea Premium di funghi bio: come cambia la strategia di lanci e investimenti in questa nuova Fase 2 e Post?
Una certa sensibilità del consumatore sul prodotto bio è stata accentuata anche dal Covid-19: da settembre avremo altre linee bio. Lanceremo anche la prima a residuo zero per i funghi: speriamo di poterla presentare per il 2021, stiamo lavorando con gli enti di certificazione. Questi sforzi sono per dare maggiori garanzie ai consumatori. Speriamo anche che i buyer della gdo li riconoscano.
Il Covid-19 potrebbe avere accelerato la domanda di prodotto il più possibile naturale e italiano?
Noi coltiviamo tutto in Italia, anche lo shiitake, che di sicuro prossimamente troverà spazio. Consumare un prodotto made in Italy non può avere la stessa salubrità di quello coltivato a migliaia di km di distanza. Purtroppo l’obbligo della provenienza è solo per il fresco e non c’è per il trasformato. Noi aderiamo al Fungo italiano Certificato, che traccia la filiera. Sono convinto che l’italianità tornerà a essere l’arma vincente.