In ginocchio Chelan Fruit, cooperativa dello stato di Washington con più di 300 produttori, tra gli attori principali del comparto melicolo statunitense. Un grande incendio – divampato lo scorso 14 agosto lungo le sponde sud-est del lago Chelan ed alimentato a dismisura da un forte vento che ha accennato a placarsi soltanto a partire dalla mattinata di domenica scorsa – ha fatto fuori qualcosa come 100mila acri di terra compresi tra il confine canadese e l’area centro-nord dello Stato di Washington.
I danni. In base alle prime stime, i danni subiti dalla cooperativa oscillano tra i 50 e i 70 milioni di dollari: distrutto il principale impianto di confezionamento di mele, peraltro a campagna appena iniziata, con la conseguenza che sono andati in fumo circa 450mila pacchi già pronti per la commercializzazione, danneggiato anche il secondo stabilimento presente nella zona ma, spiegano i vertici della cooperativa :”tra pochi i giorni potrà di nuovo essere operativo perché non è stato colpito direttamente dalle fiamme”.
La campagna. L’incendio va ad aggravare quella che era già iniziata come una campagna poco promettente per la Chelan Fruit dato che le previsioni iniziali per il 2015 contavano su 6,5 / 7 milioni di confezioni vendute. Un dato in forte diminuzione rispetto all’anno scorso (8 milioni) determinato da una significativa riduzione dei volumi di mele.
Per compensare le gravi perdite (nel settore mele e pere) derivate dalla distruzione dell’impianto numero uno, conosciuto con il nome di Trout, Chelan Fruit compenserà intensificando l’attività del secondo stabilimento di confezionamento presente nell’area, quello di Blue Chelan e spingerà anche sugli altri impianti di Beebe, Orondo e Pateros e sui magazzini di Okanogan e Omak.
Le necessità. Ma non saranno sufficienti a colmare il gap produttivo derivato dalla perdita di una linea di selezionamento e due di confezionamento in grado di sfornare dai 120mila ai 130mila bidoni per lo più ad atmosfera controllata. Ci sarà bisogno di bidoni ma servirà anche assistenza al confezionamento e alle attività di stoccaggio della merce.
“La situazione è drammatica – ha spiegato Reggie Collins, l’amministratore delegato della cooperativa – per venirne fuori abbiamo necessariamente bisogno di aiuto. Mi rivolgo soprattutto alle aziende del packaging nostre competitor. È vero che sul mercato siamo concorrenti ma è anche vero che ci conosciamo tutti e siamo amici. Di fronte a disastri come questo siamo sempre pronti a darci una mano”.
Gli aiuti. In linea di massima funziona così peccato che, il sistema di “una mano lava l’altra” a cui si presta l’industria, sia già stato recentemente messo alla prova dall’incendio scoppiato lo scorso 28 giugno che ha determinato il trasferimento di risorse in favore delle aziende danneggiate, la Blue Bird Inc e la Stemilt Growers Llc che hanno perso i loro impianti di confezionamento. Una coincidenza sfortunata che potrebbe ridimensionare gli aiuti disponibili per questa nuova emergenza. Tuttavia Gebbers Farm, Manson Fruit Cooperative Stemilt, Columbia Fruit e McDougall & Son hanno già dichiarato di esser pronti a studiare un nuovo piano di intervento.
Le prospettive. Una cosa è certa: per Chelan Fruit la situazione non tornerà alla normalità prima di due anni e questo fattore potrebbe ridisegnare nuovi equilibri commerciali.
“Da ieri – continua Collins – sono partite le operazioni di trasferimento degli oltre 800 lavoratori che saranno destinati in altre strutture della cooperativa ma per l’impianto distrutto non c’è nulla da fare. Dovrà essere ricostruito da zero e ci vorranno dai 18 ai 24 mesi per completarlo. Speriamo che l’assicurazione ci copra le perdite ma si tratta di investimenti che dovremmo fare comunque, in un modo o nell’altro”.
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