Manodopera in agricoltura, Italia ferma al palo

Bellanova: "Regolarizzare i migranti". Per Uila il fabbisogno reale è di 40mila unità, Coldiretti chiede i voucher e Copagri di abbassare i costi del lavoro

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In Italia la questione manodopera, per quanto urgente, resta ancora sospesa, bloccata da mille inghippi. Ieri la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, in collegamento con Agorà su Rai3, a proposito delle regolarizzazioni dei migranti nei campi ha detto: “Dobbiamo togliere dalle mani del caporalato la vita di queste persone. Si sta giocando con la vita delle persone, degli immigrati e degli italiani. Ci sono persone che venivano dall’Est e dall’Africa che non possono venire. Noi abbiamo in Italia migliaia di persone che hanno lavorato in nero in agricoltura: o li mettiamo nelle mani del caporalato e della mafia per farli continuare a lavorare in nero, o se ne assume lo Stato la responsabilità di farli lavorare con permessi stagionali in modo regolare”.

In tutta risposta, la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, in audizione alla commissione Affari costituzionali della Camera, ha spiegato: “Mi sono sentita con la ministra Bellanova, stiamo lavorando insieme”. La regolarizzazione per gli stranieri, però, non sarebbe “nei termini di 600mila” ma limitata al settore agricolo. “Il problema che si pone -ha precisato Lamorgese- è quello della raccolta, bisogna fare emergere chi lavora in nero anche per una questione di sicurezza”, aggiungendo che “è una riflessione, per ora non c’è nulla di concreto”.

Uila-Uil: fare chiarezza sul reale fabbisogno

Intanto, in base alle elaborazioni dell’ufficio studi della Uila-Uil, il reale fabbisogno occupazionale in agricoltura conseguente all’emergenza Covid 19, non supererebbe le 40mila unità. “Numeri assai diversi da quelli diffusi in questi giorni e sui quali occorre fare chiarezza”, ha detto il segretario generale Uila-Uil, Stefano Mantegazza, commentando i dati illustrati nel corso della videoconferenza con le ministre del Lavoro, Nunzia Catalfo, e delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, insieme ai rappresentanti delle parti sociali agricole.

Secondo l’osservatorio Uila sull’occupazione in agricoltura – che dal 2014 raccoglie e analizza i dati sul lavoro stagionale diffusi dall’Inps – al 31 marzo 2020 i braccianti presenti nel nostro Paese erano 578mila (come risulta dal numero di domande di disoccupazione presentate a quella data), con una flessione del 6% (-35mila) rispetto all’anno precedente. Un dato confermato anche dalle richieste del bonus di circa 575mila. A questi lavoratori, vanno aggiunte altre 330mila persone che hanno lavorato, nel 2019, meno di 51 giornate; di queste ben 270mila hanno lavorato meno di 30 giornate.

I dati elaborati dall’ufficio studi della Uila sono confermati da quelli dell’Istat, che stima in 854mila gli addetti in agricoltura che hanno lavorato nel mese di marzo 2019 (94% del totale atteso). L’ufficio studi segnala inoltre che, nei primi 15 giorni di aprile, sono arrivati in Italia tremila braccianti e altri sono attesi in questi giorni. Verifiche effettuate in singoli territori confermano una scarsità di manodopera che, complessivamente su scala nazionale, non supera le 40mila unità.
“Sono numeri che dimostrano come, a fronte di una occupazione certa e del pagamento del salario contrattuale, l’attuale platea di lavoratori agricoli sarebbe più che sufficiente a rispondere alla mancanza di quei lavoratori stranieri che ancora non sono rientrati nel nostro Paese”, ha osservato Mantegazza.

Coldiretti torna sulla semplificazione dei voucher agricoli

Mezzo milione di giornate di lavoro sono andate perse in agricoltura a marzo con la chiusura delle frontiere ai lavoratori stranieri per far fronte all’emergenza coronavirus. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti nel sottolineare che per non far marcire i raccolti nelle campagne e garantire le forniture alimentari alla popolazione è necessario che vengano varati al più presto strumenti più flessibili come i voucher per pensionati, studenti e cassaintegrati. “In piena pandemia si è verificato -sottolinea la Coldiretti- un calo del 10% delle giornate di lavoro nel mese di marzo, nonostante che il secondo inverno più caldo dal 1800 abbia anticipato la maturazione delle primizie con l’avvio delle raccolte, dagli asparagi alle fragole”.

“È quindi ora necessaria subito una radicale semplificazione del voucher ‘agricolo’ che possa consentire da parte di cassaintegrati, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui scuole, università, attività economiche e aziende sono chiuse e molti lavoratori in cassa integrazione potrebbero trovare una occasione di integrazione del reddito proprio nelle attività di raccolta nelle campagne – afferma il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel precisare che “l’Italia non ha bisogno di posizioni ideologiche o di scorciatoie, ma di scelte pragmatiche per il bene del Paese, come quelle che riguardano l’agricoltura e la produzione alimentare”.

“In pochi giorni sono giunte migliaia di richieste di cittadini italiani in difficoltà e tra questi per le difficoltà dell’industria, del turismo e di altri settori del commercio -rileva la Coldiretti- molti beneficiano di un ammortizzatore sociale che perderebbero se fossero assunti nei campi. E per questo che – continua la Coldiretti – servono voucher limitatamente a certe categorie e solo strettamente per il periodo di emergenza del coronavirus, al termine del quale è auspicabile la ripresa del mercato del lavoro”.

Copagri, abbassare costo lavoro per superare l’empasse

“Quello della mancanza di manodopera agricola è un problema serio e reale per il comparto primario, che va affrontato con urgenza vista l’imminente necessità per i lavori preparatori agricoli di pieno campo e per la raccolta dei prodotti in serra. Chiediamo pertanto al Governo di intervenire quanto prima, partendo ad esempio dal Dl ‘Cura Italia 2’ o cosiddetto ‘Dl aprile’, abbassando il costo del lavoro almeno fino alla fine del 2020; un intervento di decontribuzione previdenziale, infatti, potrebbe a nostro avviso rappresentare un argine alla carenza di manodopera nel comparto agricolo”. Lo ha sottolineato il presidente della Copagri, Franco Verrascina intervenendo al tavolo di confronto tra le parti sociali convocato dalle ministre del Lavoro e delle Politiche agricole.

“Nella grave e delicata situazione che sta attraversando il Paese, che sta avendo ripercussioni a macchia d’olio sull’intero comparto primario, bisogna equiparare la decontribuzione previdenziale delle aziende agricole a quella delle imprese situate in aree svantaggiate, ad esclusione di quelle montane, andando quindi ad abbassare il costo del lavoro -ha rimarcato Verrascina-. Non dobbiamo poi dimenticare che, oltre alle nuove problematiche sorte in seguito alla pandemia, che ha stravolto le abitudini di consumo degli italiani, minato sensibilmente la redditività dei produttori agricoli e ridotto le esportazioni agroalimentari e gli ingressi dei lavoratori stranieri, la situazione della manodopera agricola deve fare i conti con altre annose e tragiche questioni, quali le condizioni dei trasporti e degli alloggi”, ha concluso il presidente Verrascina.

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