Buone notizie dal mercato del kiwi. Dall’incontro dell’Iko (International kiwifruit organization) che, come ormai di consuetudine, si è svolto a Berlino durante Fruit Logistica, è emerso un buon andamento della campagna 2013/2014, quanto meno per i produttori dell’emisfero Nord, dove le rese sono stata più contenute rispetto alla passata stagione e le quotazioni di mercato si stanno tenendo su buoni livelli.
All’incontro, coordinato dal Cso, erano presenti le delegazioni dei più importanti paesi produttori: Italia, Nuova Zelanda, Cile, Francia, Spagna e Grecia. «La produzione nell’emisfero Nord al di sotto del potenziale (per la Grecia è stata inferiore di oltre il 30% rispetto all’anno precedente) – ha commentato Elisa Macchi, direttore del Cso – e una maggiore propensione all’export stanno posizionando il mercato su buoni livelli di prezzo».
Le vendite risultano regolari in tutto l’emisfero Nord: per quanto riguarda la Grecia i produttori più organizzati dichiarano di aver venduto il 50% del prodotto, mentre i più piccoli e non strutturati con impianti di conservazione hanno già evaso circa il 70% dell’offerta.
Per quanto riguarda l’emisfero Sud, il Cile, a causa di diverse e devastanti gelate, dovrebbe presentare una produzione inferiore del 60% rispetto alla passata stagione, mentre per la Nuova Zelanda è attesa una produzione di circa 260mila tonnellate di Hayward, su livelli molto simili a quelli dell’anno scorso e si stimano circa 50mila tonnellate di kiwi a polpa gialla, contro le 30mila tonnellate del 2013, grazie soprattutto ai nuovi impianti della varietà G3 in sostituzione delle varietà gialle colpite da Psa.
E anche su questo fronte arrivano notizie confortanti; infatti nel 2013 il batterio è stato meno virulento
rispetto all’anno precedente, pur in condizioni climatiche non dissimili durante l’inverno e la primavera.
«Gli estirpi sistematici delle piante malate associati all’applicazione di corrette prassi di prevenzione – ha concluso Macchi – hanno permesso di contenere la diffusione della malattia. Questo a conferma della stretta e buona comunicazione fra i ricercatori e i tecnici dei paesi che hanno lavorato attorno al problema. Naturalmente è importante continuare la ricerca, finalizzata sia alla prevenzione che all’ipotesi di cura della malattia, ma soprattutto alla scoperta di nuove varietà tolleranti o resistenti».
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