La Linea Verde innova a scaffale con proposte disruptive per il marchio DimmidiSì. “Stiamo presentando per questa stagione ben dieci novità -ha raccontato Andrea Battagliola, consigliere delegato, La Linea Verde a Macfrut-. L’innovazione per noi è fondamentale e quest’anno direi che anche nella numerica ci siamo superati”.
Gamme sempre più estese, che guardano alle nuove generazioni
Novità in particolare per le Insalatone arricchite (Piatto unico goloso). DimmidiSì lancia, primo brand in Italia, l’Insalatona pronta con uova, disponibile nel banco ortofrutta. “Introduciamo con grande orgoglio una nuova ricetta con un ingrediente innovativo, l’uovo: una ricetta super classica, tonno e uovo, ma ancora non presente sugli scaffali. Un’estensione di gamma nella linea piatti unici che stanno andando molto bene con DimmidiSì leader del segmento”.
Altra innovazione i Wrap Kit DimmidiSì, un prodotto inedito nella grande distribuzione. Risponde ai nuovi trend dei consumi che premiano il convenience food. “Forse non una nuova categoria, ma comunque qualcosa di completamente nuovo che punta anche ai giovani e a un momento conviviale, con tre ricette: American, Italian e Veggie. Il kit contiene quattro mini piadine con salsa e ingredienti per preparare quattro wrap.
Per quanto riguarda la quarta gamma in senso stretto, puntiamo soprattutto sul packaging e sui nuovi mix, nuove varietà. Quindi il rilancio delle Smart!, con una nuova veste grafica e un nuovo packaging in termosaldato e le Lattughelle non solo nel formato 80 grammi in carta, ma anche nella classica busta in polipropilene da 200 grammi.
Meno chimica e rispetto della catena del freddo
Novità anche in campo grazie alla Op Sole e Rugiada, l’Organizzazione di produttori sotto la quale si raggruppano le aziende agricole di proprietà del Gruppo La Linea Verde e gli oltre 70 partner di fiducia. “La nostra è una filiera a lotta integrata certificata. Abbiamo deciso, circa una decina di anni fa, di raggruppare le migliori aziende agricole nostre fornitrici e li abbiamo inserite in un contesto di organizzazione dei produttori -racconta il presidente Felice Poli-. Abbiamo predisposto un disciplinare tecnico di produzione che ha nei suoi capisaldi quello di avere una forte riduzione dell’utilizzo degli antiparassitari e dei fertilizzanti di sintesi. Un pool di tecnici e agronomi aiutano i nostri agricoltori a portare avanti le nostre coltivazioni utilizzando metodi particolarmente sostenibili”.
Le aziende agricole, sparse su tutto il territorio italiano, producono sia a pieno campo, come cicorie, radicchio, brassicaceae, sia in ambiente protetto per le baby leaf. “La produzione viaggia intorno ai 2000 ettari, in un contesto di rispetto della catena del freddo: la nostra azienda ha deciso, circa una quindicina di anni, fa di avere una propria società per quanto riguarda il trasporto refrigerato, che praticamente copre tutta l’Italia”.
Prototipi per sanificare il suolo sviluppati con le università
L’input di utilizzare meno chimica, in linea con le politiche del Green Deal, sempre più stringenti, si realizza anche in una serie di progetti fortemente innovativi per alcune operazioni di campagna. “Abbiamo un settore di ricerca e sviluppo che ci permette di avere, in un futuro abbastanza prossimo, metodi alternativi. Tra questi sicuramente spicca la possibilità di sterilizzare il terreno con onde elettromagnetiche. Riguarda i primi strati del suolo, dove si va a depositare il seme o la piantina. Ci permetterà di non utilizzare più antiparassitari, diserbanti o molecole chimiche che sono un grosso problema perché bandite in modo molto importante dalla Ue ed entro il 2030 lo saranno ancora di più”.
La macchina serve, dunque, a preparare il letto di semina e di trapianto per le colture della quarta gamma. “Ha la funzione di riscaldare il terreno nei primi strati, arriva fino alla profondità di dodici 15 centimetri, con temperature abbastanza importanti che si aggirano intorno ai 100 gradi e permettono sostanzialmente di distruggere i semi delle erbe infestanti e i patogeni, funghi, virus. Va a simulare quello che oggi viene fatto ordinariamente con l’utilizzazione di molecole chimiche”. Il prototipo è stato studiato in tre anni con l’Università Federico II di Napoli e l’Università degli studi di Bari. “Abbiamo bisogno di renderla più veloce e più economicamente conveniente. Poi ci sarà un ulteriore step: quello di costituire di costruire un prototipo semovente che ci permetterà di far sì che la macchina lavori da sola soprattutto durante le ore notturne, per poter poi avere la disponibilità della serra per la semina il mattino”.