Zero lancia il Future Farming District, il più importante progetto di vertical farming in Italia, sia in termini di investimenti che di superficie coperta. Svilupperà prodotti innovativi per la quarta gamma destinati alla private label, con una shelf-life raddoppiata.
Una capacità di coltivazioni di 1500 tonnellate l’anno, l’energia da fonti rinnovabili
Zero, fondata nel 2018 a Pordenone, realizzerà il distretto dalla riqualificazione di un complesso di archeologia industriale (una filatura) situato a Capriolo, nel Parco dell’Oglio, in provincia di Brescia. Un complesso che occupa una superficie di oltre 200 mila mq, con aree coperte complessive di circa 25 mila mq.
Il progetto prevede un investimento complessivo iniziale di oltre 60 milioni di euro per la prima fase e di ulteriori 40 milioni per la seconda fase, il cui completamento è previsto entro il 2025. Per una capacità di coltivazioni di 1500 tonnellate l’anno e un centinaio di figure professionali impiegate quando il progetto sarà pienamente a regime.
Sarà un ecosistema circolare integrato. Sfrutterà la produzione locale di energia pulita da fonti rinnovabili grazie alla collaborazione industriale con il socio Iseo Idro, fondata da un gruppo di imprenditori altoatesini, proprietaria di un sistema di centrali idroelettriche situate sul fiume Oglio, nonché dell’area immobiliare del Distretto.
Insalate, erbe aromatiche, microgreen e (in futuro) fragole coltivati in aeroponica
Zero ha sviluppato una tecnologia proprietaria e brevettata, che frutta competenze di agronomia, ingegneria e sviluppo software. Un sistema modulare scalabile, frutto di sei anni di ricerca e sviluppo. Insalate, erbe aromatiche, microgreen e in futuro fragole e frutti rossi i prodotti coltivati in aeroponica. Con la possibilità in futuro anche di sondare le potenzialità su biofarmaci e biomateriali. “Sono trenta gli ettari di vertical farming nel mondo nel 2021 -ha spiegato l’ad Daniele Modesto– rispetto a i 500 mila ettari di serre tecnologiche e 50 milioni di ettari di campo aperto. Il problema è di sostenibilità finanziaria degli impianti. Contro il prezzo alto Zero punta invece a un prodotto democratico, progressivamente più accessibile. Questa la sfida”.
I prodotti avranno anche 15 giorni di shelf-life
La chiave per realizzarlo è una serie di incastri: come i volumi e il riferimento, come obiettivo di mercato, alla private label. Una nuova strategia dopo la fase di test del prodotto a marchio Zero Farms, lanciato presso Eurospesa (Zero è anche stata scelta da Barilla per produrre basilico e altri micro-ortaggi per i sughi pronti).
“L’obiettivo è di andare a scaffale con un prezzo allineato a un buon biologico, questo il posizionamento. Oggi solo con la massa critica si può rendere democratico il vertical farming. Il progetto è 80% pl e 20% a nostro marchio con una sperimentazione audace che faremo con Ca’ Foscari, specialmente all’estero”. Di qui il coinvolgimento come investitore dell’imprenditore trevigiano Gianantonio Tramet con la sua società di intermediazione specializzata in servizi alla grande distribuzione organizzata. “La gdo -spiega Tramet- dovrà capire che con questi prodotti risolverà anche i problemi della logistica e di shelf-life: riusciremo a dare prodotti con 15 giorni di scadenza. Una rivoluzione anche logistica. Con le autorità preposte stiamo portando avanti la possibilità che il nostro prodotto possa essere consumato senza lavarlo: sarà un grande plus”.
Future Farming District è un primo step di un modello che il gruppo di lavoro prevede di replicare in altre località italiane. E si guarda anche a Venezia. “Questo è il primo step di un format. C’è la possibilità di ripeterlo in altre aree del Paese dove si verifichi un incastro di opportunità di mercato, disponibilità di energia da fonte rinnovabile, spazi adatti. E un format anche da esportare all’estero”.