L’innovazione va raccontata, anche con il packaging. Orsini & Damiani ha vestito la sua maggiore novità degli ultimi due anni, il cavolfiore romanesco arancione, con il pack “parlante”, realizzato con Ghelfi Ondulati. Laura Damiani, direttore di produzione, spiega la strategia.
Qual è l’obiettivo?
Il progetto è pensato per un consumatore che si diverte in cucina e ci tiene a mangiare cose buone e salutari. Abbiamo dato tre informazioni principali: colore, provenienza e utilizzo. E sono state sintetizzate sul packaging sostenibile che volevamo fosse distintivo con un vestito ad hoc.
Il cavolfiore romanesco arancione è stata la novità degli ultimi due anni e possiamo affermare di essere stati tra i primi, se non i primi, a crederci. Un prodotto ricco di betacarotene ad azione antiossidante. E che in cucina dà soddisfazione: ha compattezza, non si sfalda e non perde il colore in cottura. Un prodotto che ha alle spalle una storia marchigiana: nasce al Crea di Monsampolo del Tronto, un centro di ricerca con cui collaboriamo da anni, nella provincia di Ascoli Piceno, proprio a pochi chilometri dalla nostra sede.
Come sta andando il prodotto nella gdo?
Abbiamo quantità limitate e in questo momento c’è poca disponibilità di prodotto a causa delle basse temperature. Lo stiamo distribuendo nei punti di vendita dei supermercati Sì con te di Cedimarche. L’abbiamo lanciato due anni fa in Coop Consorzio Nordovest e ha avuto un buonissimo riscontro. Abbiamo chiesto ai buyer di poter utilizzare questo imballaggio direttamente sul banco. È pensato per raccontare il prodotto al consumatore, con l’aiuto del punto vendita: l’assistenza alla vendita è importante. È un prodotto, a oggi, di nicchia e vorremmo che fosse valorizzato come tale, dandogli il giusto valore innovativo e di immagine trattandosi di una novità frutto della biodiversità italiana, onde evitare, come spesso capita, che la nostra forza innovativa venga valorizzata da altri Paesi più pronti a sfruttarne il business commerciale.
Su quali altri prodotti state puntando?
La nostra azienda ha 54 anni, cerchiamo sempre di rinnovarci e l’innovazione può essere di prodotto o di processo: noi partiamo sempre dalla campagna. Continuiamo a puntare sui nostri prodotti di prima gamma evoluta, come gli spaghetti vegetali, che vanno sempre bene, e i prodotti di servizio, cavolfiori già mondati, finocchi, la famiglia delle brassiche, delle indivie e dei radicchi. Oggi è fondamentale avere prodotti distintivi e saperli raccontare e avere rapporto con chi va ad acquistare. È un po’ la salvezza in questo momento di grande difficoltà: oggi è aumentato tutto e fatichiamo a far quadrare i conti. Purtroppo, troppo spesso, questi rincari non vengono riconosciuti. Però lottiamo e continuiamo a investire per distinguerci.
Su quali altri progetti innovativi state lavorando?
Negli ultimi sei mesi, complice la pandemia, ci siamo concentrati sull’azienda. Abbiamo guardato in casa, ai nostri dipendenti e collaboratori. Abbiamo lanciato a luglio dello scorso anno Fruitgym, un progetto di welfare aziendale. Facciamo fare ginnastica una volta al mese all’interno dell’azienda e diamo, a un prezzo di costo, la frutta fresca tutto l’anno, proveniente dalle produzioni della Val d’Aso, nelle Marche. Sul lancio di nuovi prodotti siamo ancora in fase di stand by: si fa un po’ fatica a causa delle incertezze sulle fiere. Non ci sono invece freni di investimenti sui macchinari, che devono essere sempre al passo coi tempi, e sulla formazione dei nostri collaboratori, che sono la nostra forza e che ci hanno permesso di arrivare dove siamo oggi.