Come rilanciare la categoria meloni #freshtalks con Basf Nunhems

Con Matteo Bano, account manager angurie e meloni del breeder, parliamo di quali strategie si possano mettere in campo lungo la filiera per rilanciare produzioni e consumi. L'innovazione varietale fondamentale per rispondere al cambiamento climatico e avere prodotti distintivi

Come esprimere al massimo le potenzialità del melone, dal campo al punto di vendita? Dopo aver parlato di angurie, nella seconda puntata della serie con Basf Nunhems passiamo a trattare di meloni, sempre con Matteo Bano, account manager angurie e meloni del breeder.

Una storia di innovazione varietale

Uno dei punti fondamentali è rispondere ai cali di produzione dovuti a clima e patogeni con varietà adattative e distintive. Per Nunhems la referenza melone è fondamentale e la sua storia è costellata da innovazione grazie al dipartimento di breeding. “Ha cambiato completamente il mercato tante volte. In primis nel 1984, con il primo melone a long shelf-life, Fiola. Dopo Fiola è arrivato nel ‘96 Honey Moon, con cui abbiamo esaltato la qualità organolettica, quindi l’avvento del polpa rossa, un’invenzione di Nunhems: nel 1998 la prima varietà long shelf-life Magenta”.

Gli sviluppi di nuove cultivar sono proseguiti con Galia, la linea Galkia, la linea Tiarè dove “l’idea era prendere un prodotto tradizionale e renderlo più usufruibile alla grande distribuzione organizzata”. E sul retato la linea Bernini, dove il focus principale era la qualità del frutto. Una storia caratterizzata anche dal successo di vendite: da Mundial, “melone a polpa rossa  ad alta qualità da presentare sul segmento precoce al consumo”;  Honey Moon, “con cui abbiamo portato a livelli di eccellenza la tipologia del liscio”. Quindi l’innovazione recente, il Tiarè: “Abbiamo preso il liscio e dato maggiore shelf-life mantenendo un livello qualitativo elevatissimo”, il retato italiano  (“abbiamo sviluppato tutto un assortimento partendo dalla nostra varietà di eccellenza, il Bernini”), fino ad arrivare al  Piel de Sapo, “un progetto che stiamo sviluppando negli ultimi anni. Stiamo avendo un importante successo dal punto di vista soprattutto dell’apprezzamento del consumatore”.

Summit Melone, l’incontro chiave per la filiera

La cultura del dato oggi è strategica, lo si vede anche in campo con l’agricoltura digitale e nella diffusione dell’Ai. A tal fine Nunhems ha promosso lo scorso anno un congresso, il Summit Melone, per un confronto di tutta la filiera. “È  stato per noi un evento fondamentale. L’idea è nata proprio dal confronto continuo che abbiamo con i nostri partner, i produttori, la distribuzione e in maniera indiretta, tramite le diverse survey che facciamo, il consumatore. Abbiamo cercato di sensibilizzare tramite la condivisione di una serie di dati che nel nostro settore mancano.

L’analisi è partita da alcune difficoltà che affliggono oggi la filiera, superfici che diminuiscono,  problemi di costi, manodopera, il cambiamento climatico. Il risultato del Summit è stato straordinario. I principali attori della filiera stanno pian piano cambiando l’approccio, dopo una serie di riflessioni che abbiamo fatto insieme. Abbiamo piantato un piccolo seme che in futuro porterà degli ottimi frutti ai nostri partner”.

Driver e distribuzione, cosa manca

C’è poi l’altro lato della medaglia, quello della distribuzione e del rilancio dei consumi interni che hanno risentito, soprattutto nel 2022-23, dei picchi inflattivi. Cosa chiede oggi il consumatore e come rispondere ai desiderata? “I sondaggi che abbiamo effettuato a livello di consumatori ci portano a evidenziare tre driver principali, in primis la qualità. Nunhems può offrire il suo contributo come innovazione varietale, con prodotti che abbiamo qualità organolettica, standard, riconoscibili, con tratti caratterizzanti per colore, forma, dimensioni. Il secondo punto per importanza è l’origine del prodotto inteso come tracciabilità e questo implicitamente denota un bisogno di sicurezza del consumatore che dobbiamo corrispondere. Il terzo livello è la sostenibilità: Nunhems ha soluzioni varietali con maggiore resistenza e dunque che hanno bisogno di minori input (agrofarmaci, ndr). E in seconda battuta si possono efficientare questi input con soluzioni digitali. La sostenibilità può essere intesa anche in termini economici, con la giusta remunerazione di tutti gli anelli della filiera. E proprio per questo puntiamo molto a creare dei progetti da sviluppare insieme”.

Molte aziende hanno preso a cuore la declinazione di questi driver, ma manca una adeguata comunicazione. “Devono essere comunicati nella giusta maniera al consumatore. Al Summit Melone emergeva anche questo: c’è un gap tra l’aspettativa del consumatore e quello che poi effettivamente vede nel punto di vendita”.

Guarda anche la prima puntata dedicata alle angurie

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