Balzo dei prezzi al consumo nel carrello degli italiani. In controtendenza con l’andamento generale che, su base tendenziale, vede il Paese in deflazione (-0,2%), aumentano la frutta (+7,9%), i salumi (+3,7%), il latte (+3,5%) e la carne (+2,7%). E’ quanto rileva una analisi della Coldiretti sui dati Istat relativi all’inflazione a maggio che registra in media un aumento dei prezzi del 2,5% per gli alimentari. Nel carrello della spesa si rilevano aumenti anche per il pesce surgelato (+5%), la verdura (+5,3%) pasta (+3,5%), burro (+2,1%), formaggi (+2,4%), acqua minerale (2,3%) e zucchero (+2,2%), spinti dall’andamento anomalo della domanda che ha favorito l’accumulo di scorte di prodotti, soprattutto a lunga conservazione, e dallo sconvolgimento in atto sul mercato per le limitazioni ai consumi fuori casa, con le difficoltà per la ristorazione e per il commercio ambulante causate dall’emergenza coronavirus.
A incidere sulle quotazioni – sottolinea la Coldiretti – sono stati i problemi di ristoranti, bar, agriturismi e, in molte regioni, anche di mercati rionali e degli agricoltori che, moltiplicando le offerte, ampliano la concorrenza aumentando le possibilità di scelta dei consumatori. Una situazione che ha favorito le speculazioni al ribasso nei campi e nelle stalle con il taglio ai compensi pagati agli agricoltori e agli allevatori, dalla carne al latte fino a molti ortaggi. Le quotazioni riconosciute ai produttori in molti settori – sottolinea la Coldiretti – non coprono più neanche i costi e mettono a rischio il sistema agroalimentare nazionale. Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettano il lavoro della maggioranza degli operatori della filiera in una situazione in cui -sottolinea Coldiretti- quasi quattro aziende agricole su 10 (37%) secondo l’indagine Coldiretti-Ixe’ registrano un deciso calo dell’attività.
A pesare oltre all’andamento sfavorevole del mercato è stato il clima primaverile impazzito che -secondo l’organizzazione agricola- è iniziata con il gelo che ha compromesso le fioriture ed è proseguita con il caldo torrido e la siccità, per andare a concludersi con le tempeste di vento e grandine. Il risultato – conclude la Coldiretti – è la perdita a livello nazionale di più un frutto su tre con il crollo dei raccolti, dalle pesche alle nettarine (-28%) alle albicocche (-58%) fino alle ciliegie, ma danni hanno subito anche vigneti, ortaggi, mais, pomodoro, tabacco. Segnalate anche serre sventrate, campi allagati e frane e smottamenti con danni nelle campagne per milioni di euro.