Il residuo zero fa rete e si propone come brand collettivo, Paniere Zero Residui, puntando a creare Isole nei punti di vendita della gdo. A Fruit Logistica L’Insalata dell’Orto ed Evergreen Group hanno presentato il nuovo progetto, uno dei due focus presenti allo stand dell’azienda veneta che si occupa di quarta gamma, l’altro è il rilancio di misSalad, un modo diverso di vivere l’esperienza con l’insalata, che punta molto sui social network, come ci ha spiegato Sara Menin nel video.
Un disciplinare interno oltre l’autocertificazione
Marco Pacifico, presidente della rete d’imprese Paniere Zero Residui, e Sara Menin, membro del comitato esecutivo, hanno raccontato il nuovo marchio. Il progetto è aperto ad altre realtà, con l’obiettivo di veicolare in distribuzione l’offerta a residuo zero.
Paniere Zero Residui parte con 14 famiglie di prodotti: pomodoro, cocomero, frutti di bosco, zucca, carota, melone, agrumi (limoni, arance, clementine), radicchio, funghi, finocchio, fiori commestibili, baby leaf, insalate, zucchine. La rete di imprese di Paniere Zero Residui può proporre al retail un’isola dedicata nel punto di vendita, dove il consumatore possa trovare tutti gli articoli con il brand unico Paniere Zero.
“Crediamo che il residuo zero possa promuovere una filiera sempre più sostenibile -hanno spiegato Pacifico e Menin-. Crediamo nella creazione di un nuovo segmento di mercato e vogliamo fare squadra in primis tra i produttori, aggregando l’offerta, e poi lavorare assieme alla gdo per aumentare la visibilità di questi prodotti al consumo. In Italia il residuo zero è un’autocertificazione che il produttore può fare con l’ente che preferisce, seguendo le indicazioni che l’ente stesso fornisce. Noi come Paniere proponiamo uno step in più: oltre alla propria certificazione, un’impresa per entrare nel Paniere Zero Residui deve accettare il disciplinare interno, in modo da rendere uniformi gli standard”.
La necessità di trovare un’area nel reparto per il residuo zero
Segnali incoraggianti della conoscenza e attenzione a questa nuova tipologia di prodotti arriva da una ricerca di Monitor Ortofrutta di AgroTer illustrata da Roberto Della Casa, direttore scientifico. A parità di prezzo e qualità, una produzione in cui sia garantita l’assenza di residui di sostanze chimiche al momento della vendita è preferita dall’8,3% dei consumatori italiani (contro il 6,1% del 2019) e sono soprattutto le donne a essere sensibili a questo aspetto (9,3%). Inoltre il 60% dei consumatori sostiene di preferirebbe trovare tutti i prodotti a residuo zero in un’apposita area dedicata all’interno del punto vendita.
Pensando al pomodoro, chi fa la spesa propende nel 27% dei casi per assenza di residui di pesticidi (era il 22% nel 2018), opzione seconda solo al gusto in linea con le aspettative (38%) e davanti a provenienza (16%), tracciabilità di filiera (8%) e prezzo più basso a parità di qualità (7%).