False patate made in Bologna, dieci indagati

patate

Sono una decina le persone indagate nell’inchiesta della Procura di Bologna sulla commercializzazione di patate. Il reato ipotizzato dal pm Manuela Cavallo è associazione per delinquere finalizzata alla truffa e la vicenda riguarda importanti partite di tuberi con marchio di origine bolognese, che, secondo l’ipotesi accusatoria, arriverebbero da altre zone, anche estere. Non sarebbe in discussione la commestibilità delle patate, ma la certificazione di origine. Il tutto sarebbe partito, sette mesi fa, da segnalazioni e sequestri fatti dal comando provinciale della Guardia Forestale. Dell’argomento si è occupato un servizio di Report andato in onda lunedì 28 aprile 2014. Da parte degli inquirenti c’è il massimo riserbo: «Acquisiremo la registrazione del servizio, anche se gran parte degli elementi di indagine sono ormai stati acquisiti essendo gli accertamenti in fase assai avanzata», si è limitato a dire il procuratore aggiunto portavoce, Valter Giovannini, interpellato sul tema. Gli accertamenti sono stati estesi anche ad alcuni circuiti della grande distribuzione. Il giro d’affari sarebbe molto rilevante, trattandosi di verifiche su migliaia di tonnellate di prodotto.

«Non abbiamo nulla da nascondere, siamo a disposizione di chiunque voglia avere chiarimenti». Lo dice Giulio Romagnoli, titolare della Romagnoli Fratelli Spa, una delle più importanti aziende di confezionamento e distribuzione di patate d’Italia. Romagnoli sarebbe coinvolto nell’indagine della Procura di Bologna – anche se la sua iscrizione nel registro degli indagati non viene confermata – su presunte truffe nella certificazione dei tuberi. «Noi non sappiamo nulla di un’inchiesta per associazione a delinquere – dice l’imprenditore – non ne siamo al corrente. Siamo comunque sereni».

Romagnoli definisce “spettacolarizzato” il servizio di Report e ricostruisce la vicenda del sequestro fatto dalla Forestale a dicembre e che potrebbe aver avviato l’inchiesta: si trattava, spiega, di 75 tonnellate di patate «in entrata e non immesse sul mercato come qualcuno ha sostenuto, di cui, tra l’altro, a febbraio è stato disposto il dissequestro». Insomma, un errore nella documentazione delle patate che Romagnoli valuta come un’«anomalia amministrativa».

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