Brexit, il costo della frutta e verdura importata in Uk potrebbe salire dell’8%

Secondo gli analisti di Rabobank il costo della frutta e verdura importata nel Regno Unito potrebbe subire un aumento fino all’8% nei prossimi anni a seguito dell’uscita dall’Unione Europea.

Lo si legge in un rapporto del senior analist Harry Smith, “Future Food Security in the UK: the Impact of the Brexit on Food and Agribusiness in Europe and Beyond” che delinea i possibili scenari sul mercato ortofrutticolo del paese nei prossimi anni.

In un mercato che è autonomo solo nel 60% del cibo prodotto internamente, il Regno Unito è infatti un importatore molto importante di prodotti freschi e le procedure per la Brexit avranno delle conseguenze ancora non meglio definite.

I controlli alla dogana il motivo principale della crescita dei prezzi

Una voce che potrebbe far aumentare i prezzi è quella relativa ai controlli amministrativi e fitosanitari in dogana, che influirebbero appunto in maniera variabile dal 5 all’8% rispetto alla situazione attuale.

Ma c’è anche un rovescio della medaglia in quanto i prodotti esportati dal Regno Unito verso l’Europa potrebbero subire uno stop, rendendo così più competitive le proposte di altre nazioni per il mercato interno Ue.

Sulla Brexit si è anche espresso Ian Wright, direttore della Food and Drink Federation britannica, “l’attivazione dell’articolo 50 – ha dichiarato -, ci porta ad avere un calendario più preciso per l’uscita dall’Ue, che ci possa far passare rapidamente da un periodo di speculazione a uno in cui si possano risolvere concretamente i problemi”.

“I risultati del negoziato – ha continuato Wright -, avranno ricadute durature e per i cittadini britannici, le aziende e l’economia. Il cibo è al centro della nostra cultura ed è fondamentale che il governo dia priorità agli alimenti e alle bevande.”

Come è l’attuale situazione per l’export italiano verso il mercato inglese

Per capire quanto possa influire la Brexit sull’export italiano ci vengono in aiuto i dati di Coldiretti: “La Gran Bretagna è il quarto sbocco estero dei prodotti agroalimentari nazionali made in Italy con un valore di ben 3,2 miliardi nel 2016, rimasto sostanzialmente stabile (+0,7%) rispetto all’anno precedente”. L’ortofrutta in questo rappresenta una delle voci più importanti.

A preoccupare della Brexit – sostiene la Coldiretti – non è solo la svalutazione della sterlina che rende più oneroso l’acquisto di prodotti made in Italy, ma anche il rischio che con l’uscita dall’Unione Europea si affermi in Gran Bretagna una legislazione sfavorevole“.

Per ora il comparto più colpito è stato quello dell’olio d’oliva, che ha visto un calo del 9% a seguito dell’esito del referendum, dopo aver visto una crescita del 6% nella prima metà del 2016.

 

 

 

 

 

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