L’idea di Renzo Piraccini, presidente di Cesena Fiera, è quella di aprire le porte del quartiere fieristico romagnolo ai privati attraverso la cessione di parte delle quote del comune con l’obiettivo di ridurre la sua partecipazione dall’attuale 88% a circa il 50%.
Come nasce questo progetto?
«A fine 2014 abbiamo ricevuto un mandato dal comune di Cesena – spiega Piraccini – che è l’azionista di riferimento della fiera, per valorizzare il Macfrut portandolo fuori dalla struttura di Pievesestina sulla quale, di pari passo, abbiamo realizzato investimenti per 3 milioni di euro. Il polo rinnovato sarà inaugurato a metà ottobre e sarà destinato ad eventi di carattere nazionale a vantaggio del territorio romagnolo e cesenate».
Ma il Macfrut rimarrà sempre a Rimini?
«Certo. Quella fiera è di carattere internazionale e non potrà tornare mai più a Cesena. Pensi che per l’edizione del 2016 ci aspettiamo una crescita del 20% e una ulteriore passo avanti è atteso per quella 2017 al punto che pensiamo che potremo arrivate ad occupare 8 padiglioni».
Parliamo dell’apertura della compagine societaria della fiera ai privati…
«Arrivo. Le attività portate avanti sino ad ora ci danno la spinta per avere un contenitore che ha due anime, una globale data dal Macfrut che è sempre più internazionale e un’anima locale che è la struttura fieristica cesenate che non solo possono coesistere ma che, diciamo, sono complementari».
Quando partirà il processo di privatizzazione.
«Il comune avvierà tutto l’iter che comprende la delibera del consiglio e la pubblicazione del bando di gara fino alla selezione dei nuovi partner, a metà novembre. Pensiamo che tutto potrà essere concretizzato già dalla fine di gennaio 2017».
A quali partner guardate con maggiore interesse?
«Questa è solo una fase preparatoria. Il soggetto pubblico dovrà emettere un bando ad evidenza pubblica per ricercare partner che abbiano determinate caratteristiche. Non cerchiamo fondi di ‘private equity’ ma partner industriali che verranno selezionati sulla base degli interessi di cui sono portatori o anche delle sinergie che ci propongono».
Ad esempio?
«Uno dei partner potrebbe essere la fiera di Madrid o anche altri soggetti fieristici. Pensiamo, ad esempio a Blu Nautilus che è già nostro partner per l’organizzazione di eventi dedicati ai libri. Vogliamo concentrataci sulle fiere del business ma guardiamo anche a partner che siano portatori di interesse nel settore ortofrutticolo a cui puntiamo maggiormente. Come ad esempio organizzazioni di categoria, unioni nazionali, consorzi come il Cso o anche altre fiere».
E se le arrivasse una nuova proposta dalla fiera di Milano?
«Tutte le proposte sono beneaccette. Il nostro obiettivo è quello unire il settore, non quello di dividerlo».
Sarebbe interessato anche ad una proposta congiunta da parte di Milano e Verona, uniti nella realizzazione del Fruit&Veg Innovation?
«Guardi, le due fiere si sono messe insieme ma non ho capito su quale evento dal momento che fino ad ora non ho visto delle fiere come il Macfrut. Penso che la loro unione sia servita, più che altro, per chiedermi di tornare al tavolo. E io sono disposto a ragionare ma bisogna vedere cosa mi propongono».
Quali sono i prossimi step verso la privatizzazione?
«Appurato che il sindaco di Cesena ha aperto a questa possibilità, abbiamo preparato un dossier che è a disposizione di tutti i possibili stakeholder, che può essere visionato previa la firma di un patto di riservatezza e con l’intento che entro fine luglio venga inviata una manifestazione di interesse non vincolante. Dopodiché da metà ottobre il comune avvierà il processo deliberativo attraverso il quale deciderà se avviare o meno il processo di vendita delle quote».