Le Donne dell’Ortofrutta è l’associazione (As.Don.O.) nata a dicembre 2017 a Bologna. A redigere lo statuto e sottoscriverlo sono 30 donne impegnate a vario titolo nel settore: giornaliste, imprenditrici, produttrici, esponenti della gdo, ricercatrici ed esperte, in rappresentanza dell’intera filiera dalla produzione alla commercializzazione e distribuzione dei prodotti ortofrutticoli.
L’associazione è un Ente del Terzo Settore, senza fini di lucro, e si pone la finalità di “promuovere la cultura e la conoscenza dell’ortofrutta con una visione al femminile”. Ne parliamo con la presidentessa Alessandra Ravaioli.
Come è nata l’idea?
Siamo partite dalle esperienze molto positive di associazioni analoghe per il mondo del vino o dell’olio, e dalle sollecitazioni provenienti soprattutto dalle giornaliste che nei loro articoli evidenziavano come nel settore dell’ortofrutta la presenza femminile, pur rilevante, fosse sempre in sordina, o comunque poco evidente anche nelle occasioni di incontro del mercato. A settembre 2017 si è tenuta la prima riunione formale e si è costituito il gruppo delle 30 fondatrici, dalla Sicilia al Piemonte. In pochissimo tempo, siamo arrivate all’atto costitutivo, in Regione Emilia Romagna, e a battezzarci è stata Simona Caselli, assessore all’Agricoltura, Caccia e Pesca, e presidente Arefhl (Assembly of european regions producing fruit, vegetable and ornamental plants).
Quale il ruolo?
Ci prefiggiamo risultati concreti, per esempio una maggiore visibilità delle donne e maggior consapevolezza da parte degli uomini rispetto a identità, come quelle femminili, magari poco considerate ma molto competenti. Durante la presentazione dell’Associazione c’è stato un confronto molto interessante dal quale è scaturito quello che secondo me deve essere il ruolo primario dell’associazione: fare rete, una rete di persone molto attente e competenti, disposte a condividere e aiutarsi in un’ottica di pari opportunità. Una cosa per niente scontata.
In cosa consiste la “visione femminile” rispetto al settore dell’ortofrutta?
È qualcosa che affonda le proprie radici nella storia stessa dell’agricoltura. Il nostro approccio è partito dallo studio delle nostre origini: nel corso della Preistoria il sostentamento del gruppo era affidato alle donne con l’attività di raccolta e cura di semi e radici, dalla quale poi si è sviluppata l’agricoltura. Quindi la donna è stata da sempre la titolare della qualità, prima durante la raccolta, e oggi nell’industria con le donne impiegate spesso nell’attività di selezione e controllo sulle linee di lavorazione. E da sempre alla donna è demandata la nutrizione della famiglia, l’attenzione quindi a ciò che si mangia e a ciò che si acquista.
Facciamo degli esempi concreti
Tutto quanto viene fatto dipende da una certa visione: per esempio, l’allestimento del reparto ortofrutta, il cuore del pdv. Se la responsabile fosse donna, credo che verrebbe valorizzato molto meglio e si svilupperebbe un linguaggio più adatto per comunicarlo; anche perché in questa fase storica di attenzione alla salute, l’ortofrutta è diventata di moda, e spesso ad acquistare sono le donne. Se ne parla ma al di fuori del settore; invece gli addetti ai lavori, i responsabili commerciali, considerano effimeri tutti gli aspetti legati allo storytelling, al marketing e alla comunicazione. All’estero non è così, molta cura è riservata all’esposizione.
Quanti soci e come si può aderire?
In due mesi siamo arrivate a metà del percorso. Possono aderire tutte coloro che dimostrino di essere nel settore dell’ortofrutta da almeno 3 anni, con un fee di 100 euro. Vorremmo arrivare a totalizzare 100 associate nell’arco di un anno.
In che attività sarete impegnate?
Per l’8 marzo abbiamo organizzato un convegno che segnerà il debutto dell’Associazione in collaborazione con la Regione Emilia Romagna. Riusciremo a mettere a fuoco anche in termini quantitativi la presenza femminile nell’ortofrutta. A Macfrut poi organizzeremo un convegno sul tema della qualità e presenteremo una installazione molto a effetto. In aprile poi a Milano con FruttAmaMi debutteremo nel b2c: saremo presenti con un desk dal taglio consumer, appunto per avere visibilità verso il consumatore finale. Abbiamo una pianificazione triennale in tutta Italia.
Le prime due tappe saranno in Sicilia e a Ferrara. Si tratterà di approfondimenti, formazione, grazie al fatto che molte associate hanno una grande cultura di prodotto. Poi pensiamo che la gdo potrebbe avere interesse nell’organizzare eventi in collaborazione. Uno dei temi che svilupperemo sarà quello della biodiversità.
Lodevole iniziativa che andrebbe divulgata in tutta Italia e oltre.