Radicchio, cresce la produzione in serra

Radicchio rosso Cultiva
Radicchio Cultiva

Da un valore inferiore all’euro ad oltre 3 euro al chilo: questa è la forbice che racchiude, con una certa regolarità, le oscillazioni di prezzo riferite a tre delle principali varietà di radicchio commercializzate. Tra le tre, in ordine crescente di quotazioni, risultano il rosso tondo (precedentemente denominato Chioggia), il rosso lungo precoce (in precedenza Treviso Precoce) e rosso semilungo (in precedenza chiamato Verona). L’andamento è piuttosto ciclico, con valori minimi nel momento di massima produzione (per la maggior parte veneta in questa fase) coincidenti con i mesi di novembre, dicembre e gennaio; in questo periodo il prodotto raccolto viene commercializzato direttamente dopo la lavorazione. In seguito, le partite avviate alla commercializzazione provengono da aziende che hanno provveduto alla frigoconservazione del prodotto per preservarne le caratteristiche. Ecco che conseguentemente assistiamo ad un progressivo aumento dei prezzi dovuto alle spese di frigo-conservazione e lavorazione a banco che determinano un maggior scarto. Nei mesi successivi, da marzo-aprile fino a giugno, luglio e agosto circa, assistiamo ad una crescita progressiva dei valori: in questa fase c’è il passaggio dalla frigo-conservata vecchia produzione a quella nuova, dislocata per il precocissimo nelle aree miti del litorale veneto e a seguire nelle aree vocate dell’Abruzzo. Il rosso tondo e il lungo precoce (insieme al variegato qui non citato) vengono molto utilizzati anche nella preparazione dei misti di IV gamma in quanto presenti sui mercati per tutto l’anno. Il rosso semilungo, tipico radicchio delle aree del veronese, ha avuto una contrazione delle superfici coltivate e non è reperibile tutto l’anno, ma rimane un radicchio di pregio che riscuote il consenso del consumatore e raggiunge quotazioni sempre superiori alle altre due tipologie di radicchio analizzate.

Radicchio, Veneto campione nella coltivazione a pieno campo

Il Veneto rimane la regione leader per la coltivazione dei radicchi a pieno campo, nelle sue numerose varietà, seguita dall’Abruzzo. C’è da rilevare un brusco calo delle produzioni di quasi il 50% negli ultimi cinque anni. Una delle motivazioni è legata alla meccanizzazione di questa coltura, che nel tempo ha consentito rese per ettaro sempre più elevate, portando a un surplus di produzione con conseguente crollo delle quotazioni, talvolta e per lunghi periodi sotto al costo di produzione. Di conseguenza i coltivatori, in particolare in Veneto e per alcune varietà, hanno ridotto notevolmente le superfici investite a questo ortaggio, determinando tale calo. Alla luce di tale situazione il comparto produttivo si è orientato verso la coltivazione in serra, anche di varietà più pregiate di recente costituzione che hanno ottenuto il riscontro del consumatore; varietà che necessitano però di molta manodopera ma consentono di ottenere radicchi di alta qualità e remunerazioni adeguate.

Radicchio, poco import dall’estero

Lievi le oscillazioni sulle importazioni e le esportazioni del 2023 a confronto con il 2022. Da tenere presente che i radicchi sono da sempre un prodotto italiano ma negli ultimi anni, nei periodi di scarsità, sono presenti nei mercati all’ingrosso quote di merce, in particolare varietà rosso tondo e lungo precoce, che provengono da Germania ed Est Europa; non sono ancora di qualità eccellente ma sono presenti.

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