L’emergenza Coronavirus non ha avuto alcun impatto sul mercato ortofrutticolo, uno dei quattro di Foody Mercato Agroalimentare Milano, che è sicuro e tracciato e funziona regolarmente. Ma le vendite dicono altro: Milano consuma meno. La riflessione è del presidente di Sogemi, Cesare Ferrero.
Difficoltà sul fronte horeca e chiusure dei mercati delle zone rosse compensate da aumento degli ordini della gdo
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Sogemi ha adottato specifiche misure per assicurare un regolare approvvigionamento e distribuzione di prodotti freschi con elevati controlli sulla provenienza e sicurezza alimentare. “In queste settimane abbiamo mediamente dai 4 ai 5 mila accessi al giorno su tutti e 4 i mercati – fa sapere Cesare Ferrero –. La misura più importante è che tutto ciò che entra, merci e persone, è tracciato e identificato. Siamo stati molto restrittivi nei controlli in modo da sapere provenienza dei prodotti e identificazione delle persone. Questo anche per tracciare eventuali ingressi da zone con prescrizioni e limitazioni”.
Girando al Mercato Agroalimentare Milano non c’è alcuna percezione di allarme. Le vendite dicono invece altro. “Sui prodotti destinati all’horeca –precisa il presidente– abbiamo avuto un calo evidente a causa della sofferenza dei ristoranti. I dati della settimana scorsa dicono che abbiamo avuto un incremento del 10% nell’arrivo di merce e decremento del 10% degli acquirenti a causa della chiusura di alcuni mercati comunali nelle zone rosse e limitrofe.
Questo è stato però compensato da un incremento dei flussi verso la grande distribuzione. Questa settimana sta diventando più difficile per tutti con chiusura delle scuole, mense, smart working: non c’è più il fuori casa e Milano consuma molto meno”.
Nessun rischio da scambio di prodotti ma altri mercati vocati all’export segnalano difficoltà per le merci italiane

Nei giorni scorsi Coldiretti ha denunciato speculazioni in atto sui prodotti agroalimentari Made in Italy in alcuni Paesi dove vengono chieste senza ragione certificazioni sanitarie su merci come la frutta e la verdura provenienti dall’Italia. Anche Cso Italy aveva segnalato che alcune catene della Grande Distribuzione europea stavano chiedendo garanzie su sicurezza e controllo dei prodotti italiani.
“Le dichiarazioni degli scorsi giorni dell’Oms hanno chiarito che lo scambio di prodotti non rappresenta in alcun modo una forma di trasmissione del Coronavirus. Con i colleghi dei mercati più destinati all’export, quelli del Veneto, come Padova e Verona, il problema però si sente: c’è un approccio diverso verso la merce italiana. Il nostro canale estero è però la Svizzera, che è meno sensibile sul punto”.