Il genome editing non è tecnica Ogm, ma uno degli strumenti più potenti che possa aiutarci nella transizione green voluta dall’Ue. L’Italia prova a stimolare una svolta normativa, richiesta da molti stakeholder. E lo fa con una proposta di legge che mira alla regolamentazione delle varietà prodotte con le tecniche di genome editing e cisgenesi (Tea, Tecniche di evoluzione assistita).
La comunità scientifica chiede di poter uscire dai laboratori e sperimentare in campo: il rischio di rimanere indietro rispetto a Uk, Usa e Cina
La pdl porta come prima firma quella del presidente della commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, Filippo Gallinella, e ha avuto il sostegno nella stesura di Crea e Siga. “Queste non sono tecniche Ogm -ha rimarcato Filippella in occasione della sua presentazione, alla Camera-. Ci sono malattie nuove, il cambiamento climatico e gli input sono di rispondere con tecnologie verdi. Queste consentono di avere maggiore produttività, resistenza a patogeni, mantenere caratteristiche di biodiversità, combattere il cilmate change e avere risparmio idrico. La proposta vuole permettere la sperimentazione in campo del know how che il nostro Paese ha all’interno dei propri centri di ricerca. Altrimenti dovremo comprare questa tecnologia”.
Il Crea ha 2400 persone che lavorano nell’innovazione in agricoltura ed è pronto a mettere sul terreno varietà già testate in laboratorio. “Ci sono poche tecnologie più strategiche in questo momento del genome editing: è un fattore strategico quanto il Pnrr -ha rimarcato Stefano Vaccari, direttore generale del Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria (Crea)-. Abbiamo varietà di pomodoro resistenti alla siccità, melanzane e uve da tavola innovative, ma oggi non possiamo sperimentarle in campo. Aspettiamo l’Ue? Quando normerà questa cosa, noi partiremo con quattro anni di ritardo rispetto ad altri Paesi che hanno già in commercio i nuovi prodotti, come Uk, Usa e Cina”.
Sembra ormai lontano il clima sociale che aveva contribuito a far mettere fuori dalla porta gli Ogm. Il Premio Nobel dato alle due ricercatrici che hanno inventato questa tecnica e il consenso trovato negli italiani sui vaccini a mRna (una terapia genica) sta portando a un vento nuovo cui anche l’Ue sembra aderire. E lo strumento sembra calzato su misura per salvaguardare anche la biodiversità della produzione italiana, di cui è leader in Europa, senza l’uso della chimica.
“È una rivoluzione copernicana quella delle biotecnologie -ha sottolineato Edgardo Filippone, presidente della Società italiana di genetica agraria (Siga), che raccoglie oltre 300 ricercatori di più enti di ricerca, soprattutto pubblici, disseminati sul territorio nazionale-. Il genome editing non modifica intere parti del genoma come avveniva con gli Ogm, ma in modo mirato su un unico gene. Si agisce con ‘forbici’ molecolari in un sito specifico. E si può portare il nuovo carattere solo cambiando un singolo nucleotide del dna, cosa che già avviene in natura ma con tempi diversi. Daremmo alle nostre colture quel quid in più per ridurre fitofarmaci, renderle più resistenti all’ambiente senza aspettare decine di anni”.
Il consenso delle organizzazioni di settore
La proposta sta trovando ampio consenso di diverse associazioni. Tra queste, Coldiretti, Alleanza delle cooperative italiane, Cia, Assosementi, Assobiotec. “Le nuove tecniche sono una peculiarità degli agricoltori -ha commentato Stefano Masini di Coldiretti- I nostri ‘nemici’ sono oggi quelli che tentano di costruire in laboratorio gli alimenti: l’evoluzione dei vecchi Ogm è oggi la carne sintetica. L’Ue ci chiede di abbandonare le molecole chimiche. In prospettiva dovremo risolvere anche la questione dell’etichettatura dei prodotti ottenuti con le nuove tecniche”. “Per ottenere nuove varietà oggi servono dieci anni quando si è fortunati” ha fatto notare Alberto Liparini di Assosementi, che è disposta a collaborare alla svolta normativa. Assobiotec ha coniato lo slogan Dal laboratorio al campo, facendo il verso a From farm to fork, per spronare al cambiamento.