L’aeroponica entra nel tessuto cittadino e punta a cambiare il volto delle metropoli. Urbancooltur, azienda che coltiva in città grazie ai sistemi sviluppati e brevettati dalla start up innovativa Agricooltur, inaugura venerdì 4 marzo Plant 240, una serra hi-tech di coltivazione aeroponica installata presso la Radura della Memoria di Genova, sotto il Ponte San Giorgio (ex ponte Morandi). Un nuovo sito produttivo che è anche un contributo alla riqualificazione e alla rinascita di un’area dal forte valore simbolico, come racconta l’ad Bartolomeo Divià.
Che valore ha questo nuovo sito produttivo?
Nel nostro progetto di sviluppo prevediamo l’installazione di siti aeroponici urbani. Questo è un sito completo, una serra chiusa. Ha una capacità di circa 120 mila prodotti l’anno. Produrrà orticole di varie tipologie, insalate, erbe aromatiche, tra cui basilico. Abbiamo diviso la società: Agricooltur sviluppa tecnologia e sistemi di coltivazione; Urbancooltur, la società agricola, ha il fine di coltivare in città. Al suo interno è entrato il gruppo Genagricola. E questo ci sta permettendo un rapido sviluppo su tutto il territorio nazionale.
Quali saranno i canali di distribuzione?
Abbiamo diversi canali di vendita, principalmente horeca: coltiviamo i prodotti e li portiamo già cresciuti presso il ristorante dove ci sono dei nostri espositori aeroponici (microhortus). Questi permettono di mantenere il prodotto vivo fino al consumo, non reciso, con shelf-life più lunga, raccolto al momento.
A Genova è già in funzione un Hortus, modulo trasportabile di coltivazione urbana.
Sì, è un container utilizzato come sito produttivo per aeroponica, con capacità inferiore, circa 30 mila prodotti l’anno, posizionato presso il Porto Antico. Con quello serviamo un ristorante, Il Marin. Anche questo locale dispone di un nostro sistema aeroponico per avere prodotti freschi raccolti sul momento. Hortus è anche un info point per il cliente privato, che può venire a raccogliere direttamente il prodotto, confezionabile in un packaging sostenibile. Abbiamo, poi, altri ristoranti serviti dagli altri nostri siti produttivi.
Quali sono gli altri siti produttivi?
Il nuovo sito produttivo dell’ex Ponte Morandi, con l’Hortus al Porto Antico, si aggiunge al nostro principale, a Carignano (To); poi a Milano, presso CityLife, dove abbiamo anche un Hortus; a Nizza-Monferrato e Tortona. A Carignano abbiamo raddoppiato la capacità produttiva, 600 mila l’anno, mentre a CityLife è di 120 mila. Tutti i nostri siti produttivi sono di industria 4.0, interconnessi tra loro, grazie a una centrale operativa, che permette di controllare i parametri. E sono realizzati in alluminio e policarbonato, con peso minimo: possono essere messi anche su coperture perché hanno carichi limitati.
Insalate di diverse varietà, tra cui la mizuna, erbe aromatiche, micrortaggi e microleaves. Quanti prodotti sviluppate?
Oggi abbiamo sviluppato 90 tipologie: anche prodotti a frutto come pomodori, melanzane, zucchine, cetrioli, peperoncini. Nei siti di coltivazione sviluppati nelle aree urbane puntiamo su quelli a foglia. Ci permettono di rispettare meglio il nostro brevetto e progetto: portare il prodotto vivo al consumatore.
Sostenibilità ambientale ma anche sociale, in che modo?
Grazie all’istituto Ciofs formiamo giovani a questo nuovo mestiere, il contadino di città. Abbiamo anche sviluppato un disciplinare, Gammazero, alla base del marchio. Il sito, dice il decalogo, può essere utilizzato anche da portatori di handicap. La legge non ci permette di definire i nostri prodotti bio e per questo abbiamo creato questo disciplinare che ora cerchiamo di certificare. Rispettiamo principi di sostenibilità ambientale e sociale: utilizziamo fino al 98% in meno di acqua e fertilizzanti. E abbiamo anche sviluppato un sistema che recupera l’umidità dell’aria. Non facciamo trattamenti e osserviamo il principio del centrimetro zero: coltiviamo il più vicino possibile al punto di utilizzo.
Dopo l’esperienza in un punto di vendita Auchan, come continua il rapporto con i retailer?
A Milano stiamo facendo un test in un punti di venita di un retailer e a breve forniremo due grosse insegne.
Agricooltur è l’azienda più vicina al progetto Enea di agricoltura mobile?
Esatto, abbiamo deciso di non fare grandi siti di produzione, come altri competitor, ma una produzione capillare. Vogliamo inserire all’interno dei quartieri delle città un sistema di produzione che rispetti il concetto di centimetro zero. E creare anche opportunità di lavoro. Con Genova stiamo cercando di entrare nel tessuto cittadino, sviluppando contatti con il consumatore e le aziende, creando collaborazioni di rete sul territorio.
Su quali altri progetti innovativi state lavorando?
Stiamo facendo un sito di coltivazione per una primaria azienda italiana che userà i nostri prodotti nella mensa aziendale. Il sito sarà in grado di fornire 500 porzioni di insalata al giorno. E faremo anche il pomodoro. Stiamo poi sviluppando un progetto con il gruppo Building di Torino: si chiama Forest in town, un sito di coltivazione sotterranea al servizio di un condominio di 90 appartamenti. L’esubero potrà essere venduto presso retail e horeca vicini, creando un flusso economico. Faremo poi un sito di coltivazione presso il Caat di Torino.
Fornite anche chef stellati?
Stiamo lavorando con lo chef due stelle Michelin Marco Sacco: al Piano35, sul grattacielo San Paolo di Torino (siamo la serra aeroponica tra le più alte del mondo), e al Piccolo Lago, a Verbania.