Il retail tra fisico e digitale: oggi le aspettative delle persone evolvono più rapidamente delle soluzioni dei retailer, allora fermarsi è l’unica opzione da scartare, bisogna sperimentare. Ma in quali direzioni? Ecco alcuni spunti tratti dal Consumer & Retail Summit 2019, l’evento organizzato da 24Ore Business School in collaborazione con Gdoweek e Mark Up il 1 ottobre 2019 #Retail2019
In apertura della mattinata l’intervento di Francesco Pugliese, Ad Conad, che ha colto l’occasione per annunciare dal 2020 la nuova insegna Spazio Conad, dopo l’acquisizione dei negozi Auchan: sarà una nuova piattaforma rivolta alle famiglie, che oltre a prestare molta attenzione ai freschi (con un ruolo importante per l’ortofrutta in linea con il know how e i valori dell’insegna sul territorio) e all’extralimentare, avrà una corona di servizi a corredo organizzati in una piattaforma digitale sul modello di Tesco.
La reason why dei negozi al Retail Summit 2019
È il tema della tavola rotonda moderata da Cristina Lazzati dalla quale emergono alcune tendenze. Prima di tutto la rilevanza crescente assunta dalle food court all’interno dei centri commerciali, messa in luce da Alberto Baldan, Ad di Grandi Stazioni Retail, cui si affiancano i servizi, legati al benessere.
Le location dovranno essere tali per i prodotti e per i clienti, non per gli architetti, ha sottolineato Roger Botti di Robilant Associati. Non c’è spazio per il superfluo, tutto deve mirare alla soddisfazione del cliente che ha sempre meno tempo, oppure dà molto più valore al tempo rispetto a una volta.
Il ruolo della tecnologia? Massimizzare il risultato, sempre in funzione del prodotto e del cliente, con l’indispensabile tocco umano che esprime il negozio fisico, ha sottolineato José Maria Robles, general manager property management di Sonae Sierra Italy con Pippo Cannillo, presidente e Ad Maiora-Despar Centro Sud. I pilastri del negozio sono quindi gli elementi basici del commercio, dare al cliente ciò che vuole, valorizzando il personale di vendita. La tecnologia serve anche a comprenderlo meglio.
Le case history presentate al convegno hanno sottolineato i nuovi ruoli dei punti di vendita per diventare sempre più destination: Zalando, Mercato Centrale, SOK. Aziende che curano molto gli aspetti di integrazione tecnologica per migliorare le performance aziendali e usare al meglio i dati.
Il marketing atomico
Il cambio di paradigma del digitale vede protagonisti i giovani che spingono verso l’alto le aspettative di experience, rispetto al passato. I retailer moderni, dice Giuseppe Stigliano, Ceo Wunderman Thompson Italy, rischiano di passare per venditori di sale in un mondo di venditori di frigoriferi. Come modernizzarsi? Sfruttare il digitale ma con un tocco umano, perché è qualcosa che sul digitale non c’è, e perché l’algoritmo non è infallibile, va controllato con l’occhio umano. E poi guardare alle startup, vedere cosa fanno e copiare, stringere con loro delle partnership. Una cosa è certa: stare fermi non è accettabile, bisogna costruire un’offerta inedita.
La comunicazione con l’influencer marketing
Influencer sì o no, e come? Ne ha parlato Matteo Pogliani sottolineando come in Italia l’influencer marketing sia una formula ancora in fase di sviluppo, anche se apprezzata dalle persone, che meriterebbe più attenzione e soprattutto strategie più complesse del semplice product placement.
L’innovazione che si mangia
Spontini, Pescaria, Starbucks Italia, la food court di Oriocenter e il suo sviluppo (visto che in prospettiva la ristorazione è da considerata una locomotiva del centro più attraente dell’ipermercato) loco:casi di successo le cui storie possono insegnare qualcosa a tutti. L’ambiente scenografico costruito da Starbucks per vendere caffè in Italia, o la storia dalla Puglia a Milano di Pescaria, nato nel 2015 e con un fatturato per il 2019 previsto intorno ai 10 milioni di euro con tre store. L’idea vincente di Spontini, sinonimo di pizza nella metropoli lombardi, di inserire nel proprio brand anche Milano, come ulteriore chiave di successo. Per tutti, essenziale lo sviluppo anche all’estero, nel rispetto delle culture e delle tradizioni di gusto dei Paesi in cui ci si inserisce. Un must che vale per Starbucks come per Spontini.