Si chiude tra qualche ora la VI edizione di Fruit Attraction. Con 800 espositori, 70% del settore produttivo e il 30% dell’industria ausiliaría, l’evento organizzato da Ifema e Fepex ha saputo crecere e affermarsi in pochi anni come seconda fiera internazionale dell’ortofrutta dopo Berlino. «Un successo sostenuto da una precisa scelta politica – afferma Federico Milanese, responsabile internazionalizzazione del Cso –. È statu scelto di chiudere le altre due fiere dedicate al settore ortofrutticolo, una a Valencia e l’altra ad Almeria, per concentrare risorse (5 milioni di euro stanziati dal governo) ed energie su un unico appuntamento, ispirato al modello berlinese, a Madrid». Esattamente il contrario di quello che sta avvenendo in Italia, dove al posto di fare sinergia si moltiplicano le manifestazioni con evidente confusione tra gli operatori che, dovendo effettuare delle scelte di budget, non sanno a quale appuntamento convenga partecipare.
Il Belpaese riesce a presentarsi frammentata anche all’estero, diviso tra lo stand Italy del Cso, l’omonimo Italia, nel padiglione a fianco, gli stand della Regione Veneto, dei mercati all’ingrosso del Veneto e del Lazio. «Se mi metto nei panni di un distributore straniero – continua Milanese – mi chiederei: perchè partecipare a una fiera in Italia piuttosto che a Berlino o Madrid? Credo che un valore aggiunto che possiamo offrire per differenziarci possa essere la posibilità di visitare un’area produttiva, perciò è importante che la fiera si svolga in una città che permetta di farlo rapidamente. Bologna risponderebbe a questo requisito, Milano presenta altri vantaggi, ma non questo».
Un altro tema è la data: «Berlino è l’appuntamento prima della stagione estiva e Madrid prima della stagione invernale – commenta Nives Raccagni, responsabile commerciale Apofruit –. Poi va tenuto presente che ci sono molti appuntamenti internazionali (in Asia, Paesi Arabi, ecc.) per incontrare i buyers mondiali. In questo contesto una fiera internazionale in Italia come si colloca? Va trovata una chiave che contraddistingua una tappa italiana tra le fiere internazionali che ancora non è chiara».