ll Regolamento imballaggi prosegue l’iter con qualche spiraglio e diverse questioni irrisolte. Il passaggio al Coreper (Comitato dei rappresentanti permanenti), con il riconoscimento della reciprocità delle regole nei confronti dei Paesi terzi, ha avuto il plauso di diverse associazioni di categoria. In settimana è attesa la ratifica della commissione Envi del Parlamento europeo, mentre il definitivo via libera è atteso per la plenaria (l’ultima) di aprile, per entrare in vigore dopo 18 mesi dall’approvazione.
No al compostabile
“Rimane una certa confusione -commenta Simona Caselli, presidente Areflh-Assemblea delle regioni frutticole, orticole e floricole europee-. La posizione più chiara era quella del Parlamento europeo, che aveva tolto il divieto di imballaggio in plastica sotto il kg e mezzo. Il Consiglio però lo ha rimesso. E il Coreper ha approvato il risultato dei Triloghi dove era stato mantenuto. Per fortuna, rispetto al testo iniziale della Commissione che lo vietava, l’ortofrutta si può imballare in altro materiale, legno o cartone. Ci eravamo illusi che il compostabile potesse essere ammesso ma poi il testo uscito dal Trilogo dice invece che l’ortofrutta non processata (le insalate in busta sono salve) non può essere imballata in ‘plastica’, termine generico, dunque sembrerebbe che neanche il pla possa essere ammesso”.
La Babele delle deroghe
Un punto che sta allarmando le aziende esportatrici è la questione delle deroghe. Con il risultato di frantumare il mercato europeo rendendolo ingestibile per chi esporta. “La lista delle deroghe la fanno gli Sati nazionali, cosa che abbiamo sempre contestato. Un’azienda che spedisce in più Paesi d’Europa dovrà andare a vedere come è fatta la legislazione locale per sapere come imballare la sua frutta. Chiaro che sui berry metteranno tutti la deroga per una questione di sicurezza dell’imballaggio, ma per il pomodoro Pachino? Ė incredibile che passi un regolamento che frammenta il mercato unico, l’Unione europea è nata per uniformare le regole di mercato: giuridicamente è attaccabile. Il rischio è che si farà più spreco alimentare. La realtà dei fatti è che ci sono prodotti che nella plastica si conservano meglio, durano di più, subiscono meno gli impatti della logistica e arrivano meglio sugli scaffali della gdo”.
Accanimento contro l’ortofrutta
Non tutto è negativo. “Il testo è stato migliorato molto, il problema dei rifiuti c’è, Abbiamo ottenuto risultati sul riuso, visto che l’Italia ha un alto riciclo. Ma c’è poi un inspiegabile accanimento sull’ortofrutta, queste regole non valgono per altri alimenti. Le esenzioni per Dop e Igp sono poi sparite”. Anche Marco Salvi, presidente di Fruitimprese, nota l’anomalia. “L’imballaggio ortofrutticolo rappresenta solo l’1,5% del totale utilizzato per l’industria agroalimentare. A partire dal 2030 il nostro settore sarà l’unico a dover pagare un enorme aumento di costi per imballaggi e confezioni alternative alla plastica che provocheranno una crescita notevole dei prezzi per il consumatore senza poter incidere minimamente sulla sostenibilità ambientale”.
Coldiretti esulta per il principio di reciprocità per gli imballaggi in plastica immessi nel mercato Ue, attraverso norme di equivalenza per la plastica riciclata, “una vittoria della filiera agroalimentare italiana”. L’applicazione del principio di reciprocità per Confcooperative Fedagripesca rappresenta “un primo tassello verso un sistema più equo”, mentre secondo Confagricoltura, pur ammettendo il miglioramento, permangono punti di criticità e incertezze per le imprese agricole. Sulla stessa linea Cia per cui “l’accordo rischia di tradursi in un proliferare di disposizioni nazionali eterogenee e nello sgretolamento del mercato unico, con aumenti di costi per le imprese, soprattutto quelle orientate all’export”. Freshfel Europe si definisce “sbalordita nel vedere l’escalation delle incongruenze politiche e la discriminazione ingiusta nei confronti dei prodotti freschi. Nel formato attuale contribuirà a un maggiore spreco alimentare, genererà inefficienze logistiche, aumenterà le emissioni di carbonio, violerà il funzionamento del Mercato unico, porterà a un ulteriore declino del consumo”.