Recup, l’associazione contro lo spreco alimentare per l’inclusione sociale #vocidellortofrutta

Nel 2021 ha recuperato 330 tonnellate di frutta e verdura edibili in vari mercati, tra Milano, Roma e Busto Arsizio. E dal 2020 opera anche all’Ortomercato, come racconta Lorenzo Di Stasi, coordinatore della comunicazione

Recup team (foto C.Manenti)
Recup volontari (foto Claudio Manenti)

Oltre 300 tonnellate di frutta e verdura recuperate e donate grazie all’azione svolta nei mercati rionali e all’Ortomercato di Milano. Recup, associazione che combatte lo spreco alimentare e l’esclusione sociale, è sempre più una realtà consolidata, come racconta Lorenzo Di Stasi, coordinatore della comunicazione. Il modello è stato importato a Milano nel 2014 grazie a un’idea della fondatrice Rebecca Zaccarini, che aveva avuto un’esperienza simile durante il periodo di Erasmus in Francia. Oggi dei circa 150 volontari fa parte anche un gruppo che opera a Roma.

Come nasce Recup, quale lo scopo?

Nasce nel 2016 come associazione a promozione sociale e un po’ prima come idea di lottare contro lo spreco alimentare e l’esclusione sociale delle persone. In pratica è molto semplice: interveniamo alla chiusura dei mercati all’aperto di Milano, circa una decina sui 90 totali. Operiamo poi  in un mercato di Busto Arsizio e in sei a Roma: da un anno e mezzo siamo presenti anche nella Capitale.

Come funziona a livello operativo?

Recup recupera soprattutto frutta e verdura (foto Manenti)
Recup recupera soprattutto ortofrutta (foto Claudio Manenti)

Verso la chiusura, quando gli operatori del mercato sono in procinto di chiudere le bancarelle, andiamo dai commercianti e chiediamo se sono disponibili a donare le eccedenze alimentari ancora edibili. Prodotti che per il commerciante non hanno più valore economico, al 90% frutta e verdura. A nostra volta in un punto specifico del mercato li distribuiamo gratuitamente a chiunque ce li chieda, seguendo la regola dell’equa distribuzione, dopo che i volontari hanno smistato la merce.

Spesso erano le persone che prima dell’arrivo di Recup erano costrette a cercare il cibo tra gli accumuli dei rifiuti o per terra. Nei mercati si crea un rapporto di amicizia: siamo sia noi che andiamo dai commercianti a chiedere i prodotti e sia loro che ce li portano. Ci viene dato un po’ di tutto: mele, pomodori, spesso le banane. Può succedere di avere anche ortofrutta fuori stagione, come la zucca.

Fate anche donazioni ad associazioni?

Sì, siamo anche una volta la settimana all’Ortomercato di Milano, da inizio pandemia. L’attività era nata per aiutare soprattutto le persone anziane che nei lockdown non riuscivano ad approvvigionarsi. Riusciamo a distribuire la gran parte dei prodotti nei quartieri periferici di Milano grazie a una collaborazione con la Croce Rossa, che fornisce un grosso aiuto logistico. Recuperiamo una media di 2,5 tonnellate la settimana solo all’Ortomercato. Complessivamente nel 2021 abbiamo recuperato 330 tonnellate di frutta e verdura edibili.

Come sta andando l’esperienza all’Ortomercato?

Sta andando bene, Recup ha continuato a essere presente anche con il miglioramento della situazione pandemica. Siamo presenti tre ore a settimana il giovedì mattino. Abbiamo una decina di partner più piccoli del terzo settore del territorio, non solo la Croce Rossa, che collaborano e ci danno un aiuto logistico. Il Comune di Milano ci sta dando un supporto. Stiamo aspettando di avere uno spazio dedicato a Recup all’Ortomercato, dopo che abbiamo vinto un bando. Al momento abbiamo uno spazio provvisorio.

Quanti sono i volontari?

Oggi sono circa 150, una decina per ogni mercato. Ci si può iscrivere in qualunque momento e la tessera vale un anno da quando ci si associa. Non tutti vanno al mercato in maniera continuativa. L’obiettivo è crescere anche in altre città, facciamo molta comunicazione sui social. A Roma è nato un gruppo che ha fatto partire la causa di Recup seguendo le nostre linee guida. È un progetto che può vivere in ogni città d’Italia, ma servono persone che si attivino e si formi una comunità. Spesso sono gli under 35 che vogliono impegnarsi.

La formula Recup non potrebbe essere attuata anche per i supermercati?

Hanno già realtà diverse con cui collaborano, come il Banco Alimentare. Al momento in base alle energie e forze che abbiamo, continuiamo sui mercati, puntando a crescere e consolidare quello che è stato fatto. Il picco maggiore che abbiamo raggiunto è stato di 250 volontari durante i lockdown, poi con le riaperture l’attività è un po’ scesa e il numero è calato. Serve partecipazione e costanza. Il Covid aveva portato molta partecipazione.

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