Circa 60 mila quintali ottenuti su una superficie complessiva di 100 ettari selezionando le aree più vocate per la produzione. Sono i numeri di Dolce Passione, il cocomero a buccia nera esclusivamente made in Italy, che ha visto il ritorno di questa varietà sul mercato dopo 30 anni, e per il 90% destinato alla distribuzione moderna.
Seedless e con alto grado brix, il frutto della genetica italiana
Lanciata la campagna commerciale in occasione dell’ultima edizione di Macfrut, i dati di questi mesi parlano di quantità inferiori a causa delle eccessive temperature unite alla siccità, ma è buona la risposta del mercato.
Dolce Passione ha polpa rossa vivace e croccante, un gusto dal carattere zuccherino importante (grado brix non inferiore a 12), assenza del seme. La pezzatura varia dai 3 ai 5 kg, con una bassa parte di scarto (buccia) e grande quantità di polpa edibile.
È frutto della genetica italiana, nato da un lavoro di squadra che ha visto il coinvolgimento di Lamboseeds (Sant’Agata Bolognese) impegnata sul fronte della sperimentazione e ricerca avanzata, insieme al mondo della produzione e commercio con Alma Seges (Eboli-Salerno) e Ortofrutta Castello (Stanghella-Padova). A questo nucleo originario si è aggiunto nei mesi scorsi Lorenzini Naturamica (Sermide- Mantova) che ha creduto nel progetto.
Il prodotto si presta a varie tipologie di utilizzi in cucina come conferma il menù preparato dallo chef Mauro Spadoni nel Bagno Prey a Lido degli Estensi (il Ferrarese è area particolarmente vocata nella coltivazione di questa cucurbitacea) che prevede il Risotto gorgonzola e cocomero.
Il mercato del cocomero influenzato da caldo e siccità
L’annata 2022 per il cocomero è influenzata dalle elevate temperature e siccità, che comportano incremento dei costi di produzione, determinati anche dall’aumento delle irrigazioni. L’andamento climatico di quest’anno ha consentito raccolte anticipate e una campagna di commercializzazione che potrebbe concludersi anticipatamente.
Nel 2022 la produzione dell’Italia, secondo le ultime stime disponibili, indica una superficie di circa 12-13 mila ettari coltivati (più che dimezzata negli ultimi decenni), capaci di fornire una produzione intorno alle 500 mila tonnellate di cocomeri commercializzati. Volumi più ridotti rispetto agli anni scorsi, per effetto delle grandinate che hanno colpito soprattutto alcune aree del Nord Italia. E bisogna aggiungere l’aumento delle coltivazioni di angurie mini e midi che riducono le produzioni unitarie. Le aree più vocate a livello nazionale sono il Lazio, Puglia, Sicilia, Lombardia, Campania ed Emilia-Romagna.