
Ciliegino pagato 75-80 centesimi al chilo per la concorrenza di prodotti che arrivano dal Marocco. I produttori della Sicilia sono in ginocchio, costretti a lavorare sottocosto, come l’azienda agricola Mustile: “Penso a cambiare produzioni” dice Giovanni, il titolare.
L’arrivo di prodotti da Marocco e Nord Africa costringono i produttori siciliani al ribasso dei prezzi

L’azienda Mustile, sede a Contrada Resiné, a Vittoria, provincia di Ragusa, è nata circa 80 anni fa. Oggi la conduce Giovanni Mustile. Il ciliegino è il prodotto di punta: circa seimila kg a settimana, la produzione. “Al mercato all’ingrosso di Vittoria mi viene pagato a 75-80 massimo 90 centesimi – lamenta –. Per stare in piedi minimo dovrebbe essere pagato 1 euro-1,10. Con la ricarica nella gdo arriva poi a diversi euro. Giustamente si vuole tutto a regola. Ma così diventa difficile.
L’altro giorno un vento fortissimo ha distrutto parte della produzione. Ogni giorno c’è pioggia, vento. E la merce è venduta a prezzi stracciati. Ho messo su Facebook anche il video di un produttore che piangeva”.
Tra le cause di questo gioco al ribasso, la concorrenza dei prodotti del Nord Africa. “Il problema non è il mercato saturo: è che entra merce dall’estero, Marocco. Quando andiamo ai mercati e ci pagano 80 centesimi al chilo e ci dicono che ci sono prodotti dal Nord Africa, Spagna. E ogni anno lottiamo”.
Secondo Giovanni non se la passa bene neanche il Pachino Igp. “Anche il Pachino non va bene: il ciliegino viene pagato troppo poco. Noi lo facciamo da serra. È lo stesso del Pachino, anche se la zona non rientra nella denominazione”.
La Sicilia abbandona arance e limoni poco produttivi: “C’è chi si butta su rosmarino, basilico. Pure io sto cominciando a pensare a nuove strade”

C’è una Sicilia che cambia pelle, si lancia sull’esotico, dal mango all’avocado, alla ricerca di produzioni più sostenibili economicamente. Ma non è sempre facile cambiare. “C’è gente che si sta buttando su rosmarino, basilico – fa sapere –. Pure io sto cominciando a pensare a nuove strade.
Mio nonno produceva anche arance. Ma oggi anche quelle non sono più produttive. E vengono abbandonate. Per le nuove coltivazioni bisogna vedere se il terreno è ideale. Il pomodoro vuole acqua più salata, il peperone più dolce”.