Si avvia alla conclusione la campagna dell’uva da tavola seedless di Apofruit partita a metà luglio. Sono stati ritirati 90 mila quintali di prodotto, di cui un 30% biologico e biodinamico, destinati ai mercati esteri.
Germania, Inghilterra e Paesi Scandinavi hanno assorbito la produzione
“Tra i Paesi che maggiormente hanno assorbito la produzione di uva di questa campagna -sottolinea Marcello Guidi, responsabile del mercato estero di Apofruit- sono da evidenziare la Germania, l’Inghilterra e i Paesi Scandinavi. Nonostante le difficoltà dovute al rincaro dei costi dei materiali e dei noli del trasporto, abbiamo consolidato anche i programmi negli Emirati Arabi”.
L’intera produzione è stata commercializzata attraverso le società Apofruit, Mediterraneo Group e Canova per il biologico. Nonostante alcuni elementi di criticità il Gruppo Apofruit è riuscito a commercializzare l’intera produzione dei soci. Un valore aggiunto per i produttori del Basso Tarantino (Castellaneta, Palagiano, Ginosa, Palagianello, Metapontino) che afferiscono al magazzino di lavorazione di Scanzano Ionico, e del Sud Est Barese (Noicattaro) che invece afferiscono alla struttura cooperativa Op Terra di Bari.
“L’andamento produttivo è andato secondo le previsioni: qualità e quantità secondo le stime, in forte aumento nelle produzioni medie. Con un ritardo di 15 giorni nella maturazione dovuto a fattori climatici, che ha provocato un accumulo di volumi nei mesi di agosto e settembre. E che è stato diluito nei mesi successivi, grazie a un corretto adeguamento della programmazione commerciale, senza impedire il collocamento dell’intera produzione sui mercati. Ci troviamo in uno scenario che vede l’aumento degli ettari investiti a varietà licenziate, cui non sempre è seguita un’adeguata politica di marketing e un coerente adeguamento produttivo in un mercato che si è dimostrato ancora non pienamente maturo” .