Il fattore local è oggi uno dei maggiori driver d’acquisto nell’ortofrutta. Diverse insegne puntano sull’offerta territoriale per distinguersi sul mercato. Un Centro agroalimentare è un collettore naturale rispetto alla produzione locale e può offrire dei vantaggi al retailer. Gianluca Cornelio Meglio, direttore generale presso il Caat di Torino, racconta la nuova fase di rapporto con la distribuzione moderna e i vantaggi reciproci derivanti da una proficua collaborazione stimolata dai nuovi servizi che la struttura sta implementando: digitale, nuovi prodotti, orari di funzionamento, certificazioni.
Fresh Point sarà presente al Buyer Open Day dedicato alle insegne della distribuzione moderna che si terrà al Caat il 13 maggio. Seguiteci sui nostri social con l’hashtag #socialcaat e #buyeralmercato
Perché i buyer della distribuzione moderna dovrebbero rifornirsi dal Mercato agroalimentare?
Occorre ricordare la storia e il rapporto intercorso negli anni con la distribuzione moderna. Negli anni 80 la distribuzione organizzata ha cominciato a interagire con i mercati ortofrutticoli. Già allora le piattaforme di taluni retailer erano dentro al mercato. È stato un rapporto che, sin dall’inizio, è stato segnato da forme di resistenza. È mancata la capacità di accompagnare queste relazioni promuovendo servizi che potessero rispondere alle mutevoli esigenze. Abbiamo così assistito a una evoluzione dei rapporti contraddistinti dalla progressiva realizzazione, da parte dei principali player della gdo, di piattaforme logistiche esterne ai centri agroalimentari che hanno concorso, nel tempo, a sottrarne flussi di traffico.
Oggi la situazione è la stessa?
Oggi non più del 10-15% della merce del Caat va alla distribuzione moderna. Negli ultimissimi anni abbiamo però potuto registrare un fenomeno che non interessa solo il Centro Agroalimentare di Torino. Attraverso rinnovate relazioni, un Centro come il nostro può assumere un ruolo per l’approvvigionamento, seppur in termini di completamento di gamma, valorizzando le produzioni territoriali. Sono iniziative che favoriscono anche un percorso evolutivo di talune nostre aziende.
La territorialità è uno dei punti di forza che il Caat può mettere sul piatto nel rapporto con le insegne?
Il Centro è un collettore naturale rispetto alla produzione locale. Un’insegna di primaria rilevanza nazionale, che si avvale della nostra struttura, ha promosso un’iniziativa volta alla valorizzazione del territorio; ciò concorre a far percepire il mercato, da un lato, come luogo per completare l’approvvigionamento in favore di alcuni punti di vendita in caso di picchi non previsti; dall’altro come calmieratore dei prezzi, soprattutto in un periodo di elevata volatilità come quello che stiamo attraversando.
Il Caat sta puntando su una vera rivoluzione: più servizi per attrarre nuovi buyer, dalla gdo al’horeca, orari più elastici, digitale, livello qualitativo dell’offerta meno schiacciato sugli ambulanti, prodotto premium, territorialità dell’offerta, accoglimento di aziende innovative.
Sono temi attuali. Quello dei servizi sarà nevralgico per il futuro dei centri agroalimentari. Seppure questi centri sono nati su un modello di distribuzione tradizionale, avendo negli ambulanti e dettaglianti i principali avventori delle strutture, ormai è sotto gli occhi di tutti come stia cambiando l’approccio al consumo. C’è maggiore attenzione alla qualità del prodotto; come è stato coltivato, trattato, trasportato, fino alle condizioni di chi lavora. Il mercato deve in qualche modo intercettare quel tipo di domanda, attraverso la promozione di servizi all’interno che vadano nella direzione del confezionamento, lavorazione, delivery.
E poi un marketplace per proporci al settore horeca, che oggi difficilmente riesce a raggiungerci per via, soprattutto, degli attuali orari di funzionamento del Centro, pensati per rispondere a quelle che erano le esigenze di una distribuzione tradizionale. Il cambiamento degli orari, oggi, è un tema imprescindibile sia per la valorizzazione di questa infrastruttura, sia per l’ampliamento della domanda. Il Centro Agroalimentare di Torino si innova anche sotto il profilo dell’offerta attraverso un insediamento produttivo che, attraverso la tecnica aeroponica, produrrà piantine aromatiche, insalate a foglia ed altri prodotti.
Un tema sentito dai retailer sono le certificazioni, il Caat cosa garantisce?
Il Caat ha da poco ottenuto la certificazione Iso 14001: questo per noi non rappresenta un punto di arrivo, ma di partenza. Il Caat non può più concepirsi come mera società che si limita alla gestione di un patrimonio immobiliare e dei servizi. Dovremmo sempre più porci come partner delle aziende che operano all’interno, per favorirne l’evoluzione. In occasione dello studio preliminare al marketplace, volto a misurare la cultura digitale delle aziende da noi insediate, ci siamo resi conto di come quest’ultima sia assai contenuta. Non è pensabile calare dall’alto un sistema che implichi un cambiamento culturale forte senza un’attività di educazione, formazione e assistenza rispetto a un nuovo linguaggio. Ciò vale anche per la certificazione.
In virtù della Iso 14001, ottenuta dal Caat, attiveremo un servizio base che consentirà a tutte le nostre aziende di ottenere un monitoraggio documentale della loro situazione a oggi in materia ambientale; ciò fornirà ai singoli grossisti la possibilità di ricevere una fotografia in merito al rispetto degli obblighi, individuando eventuali criticità che potrebbero risultare ostative al percorso di certificazione ambientale, laddove le singole aziende intendessero intraprenderlo.
Fresh Point sarà presente al Buyer Open Day dedicato alle insegne della distribuzione moderna che si terrà al Caat il 13 maggio. Seguiteci sui nostri social con l’hashtag #socialcaat e #buyeralmercato