Agrimola punta ai mercati extraeuropei e ad ampliare i prodotti #vocidellortofrutta

Il nuovo ad Massimo Monti racconta i piani di crescita del Gruppo tra i top in Europa per la commercializzazione e lavorazione di castagne e marroni

Massimo Monti, nuovo ad di Agrimola
Massimo Monti, nuovo ceo di Agrimola

Si apre una nuova fase di sviluppo per Agrimola, Gruppo tra i più specializzati in Europa nella lavorazione, trasformazione e commercializzazione di castagne e marroni nel canale della distribuzione moderna, nonché di produzione di frutta surgelata di alta qualità per l’industria.

Gli azionisti Luca Sassi (con il 65% delle quote azionarie rivestirà la carica di presidente) e il Fondo Agroalimentare Italiano hanno nominato Massimo Monti nuovo amministratore delegato, che assumerà anche la carica di vicepresidente di Agribisalta e ceo di Agrisanterno (due delle aziende del Gruppo insieme con Azienda Agricola San Marco e La Selva). Monti, laureato in Statistica Economica all’Università di Bologna, è stato direttore generale di Conapi e successivamente, con il ruolo di amministratore delegato e direttore generale, ha guidato lo sviluppo del Gruppo Alce Nero per oltre 20 anni.

Agrimola lavora oggi complessivamente oltre 12000 tonnellate annue tra frutta fresca e secca, delle quali circa 6000 riferite ai soli marroni e castagne freschi, sviluppando un fatturato annuo complessivo, in trend positivo, che supera i 40 milioni annui, diviso in maniera equa tra i due segmenti di business.

Quale sarà il piano industriale del Gruppo Agrimola? Si parla anche di un ampliamento a nuove linee di prodotti.

C’è l’obiettivo di provare a spingere sulla parte del giro di affari, cercando nuovi mercati e nuovi clienti, che è attualmente la parte più fattibile: Agrimola esporta soprattutto in Europa e, pur avendo clienti anche negli Usa e in Giappone, ha certamente importanti spazi di sviluppo nei mercati extraeuropei. Ma anche pensando a qualche prodotto nuovo. I nostri vanno per una parte ai retailer, un’altra, mi riferisco alla frutta surgelata, va anche come B2B all’industria, in tantissimi formati. Sulla parte retailer sono fiducioso che si possa fare di più. In ambito castagne e marroni (una piccola quota è riservata alla pl) ci sono diverse divisioni: c’è il fresco, l’ambient che comprende la farina di castagne, castagne secche e uno snack costituito da castagne al vapore. Sugli snack si possono proporre altri prodotti, coinvolgendo anche altri tipi di frutta.

Quanto pesa oggi l’export, quali sono i mercati che interessa potenziare?

L’export vale per Agrimola il 40-50%, soprattutto per castagne e marroni. Uk ed Europa Centrale, Germania, Austria e Svizzera i mercati che serviamo di più; nel Nord si fa poco, la Scandinavia potrebbe essere interessante; più difficile i Paesi del Mediterraneo che sono produttori. Poi c’è il Far East e il Nord America. Ho maturato un’esperienza sul Far East, Giappone, mercati che conosco bene e per cui mi auguro di portare il mio contributo per esportare i nostri prodotti. Il Medio Oriente ha poi dimensioni interessanti, è ricco e apprezza molto i prodotti dolci. Il mercato cinese si è invece sgonfiato: vuole prodotti bassi e la strategia che viene adottata è produrli in loco.

Quanto conta oggi il bio per il Gruppo e data la sua esperienza nel settore ci sarà un potenziamento in questa direzione?

Impianto Agrimola
Stabilimento Agrimola

Il Gruppo lavora già molto sul bio: circa la metà della produzione di frutta estiva è biologica e buona parte delle castagne arriva dai boschi. Dipende dall’evoluzione del mercato e oggi il bio è un punto interrogativo. Per anni è cresciuto a doppia cifra, oggi non è più così e da 4-5 anni e si è stabilizzato. In realtà non va così male, in Italia il trend delle vendite della gdo negli ultimi anni si è allineato al trend delle vendite di prodotti convenzionali. È più una questione di sentiment: cattura meno attenzioni di un tempo, soprattutto da parte del trade, ma resta il modo più sostenibile di fare agricoltura. Io sono convinto che riprenderà lo spazio che merita.

Il climate change, con la crescita dei patogeni, ha un po’ disincentivato? Oggi è una variabile di difficile controllo, ma qualcosa si può fare con l’agricoltura e l’industria 4.0, la ricerca. Che tipo di investimenti verranno fatti in questa direzione?

Senz’altro è diventato più difficile fare il bio, ma il problema è stato più di mercato che non di calo di superfici agricole, che non c’è stato. I nostri fornitori in filiera  producono frutta estiva oltre alle castagne, e non tutti hanno dimensioni compatibili con investimenti in ambito agricoltura 4.0: per darvi un senso economico occorre anche essere grandi. Chiaro però che l’agricoltura si deve evolvere, anche dal punto di vista dimensionale.

L’obbligo per le aziende, dal 2025, di polizze assicurative contro danni da calamità naturali come viene visto, non rischia di aumentare i prezzi al consumo?

Lo stabilimento principale di Agrimola è a meno di 100 metri dal Santerno. È un fiume che finora non ha dato problemi, tuttavia è sensato che un’azienda come la nostra si debba proteggere, anche assicurandosi. Purtroppo ormai ci è chiaro che tutti gli anni rischiamo di avere fenomeni di questo tipo. Poi, è inevitabile, ogni impresa deve trovare il modo di coprire i costi: quelli assicurativi sono marginali ma comunque si sommano agli altri e contribuiscono alla definizione del prezzo.

Con la gdo ci saranno collaborazioni, progetti?

Prodotti Agrimola, castagne e marroni
Snack castagne e marroni Agrimola

Lavoriamo per castagne e marroni con parecchie catene, anche con lo snack. In questo mercato siamo l’azienda più importante d’Europa e per uno come me che per tanti anni ha avuto la grande distribuzione come principale interlocutore c’è tanta ponderata da fare. Abbiamo centri di raccolta in tutta Italia nelle aree più vocate, Cuneo, Campania, Viterbo, Toscana, Appenino Tosco-Emiliano. Agrimola è stata forse la prima azienda professionale in questo settore e ha rapporti stretti, di lunga data con chi raccoglie e può fare tante proposte su filiere dedicate. La produzione quest’anno è andata bene al Centro e al Sud, meno al Nord e, in generale, è in ritardo. Noi puntiamo sulla capacità di dare distintività ai prodotti. E a un servizio di alto livello.

C’è da lavorare sulla comunicazione al consumatore sui benefici nutrizionali di castagne e marroni?

Vero, si fa ancora poco. È un prodotto, sano, naturalmente ipocalorico e senza glutine, arriva dai nostri bellissimi boschi. Noi lo offriamo selezionato e con un altro livello di servizio. Gli investimenti in marketing e comunicazione debbono essere coerenti con il volume di affari. Bisogna fare un passo alla volta, cresceranno.

 

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